Venerdì 30 ottobre, sotto l’unanime titolo di “Assenza Spettacolare”, in diciassette piazze italiane (Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Cosenza, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Roma, Torino, Trento, Trieste, Venezia) tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo hanno manifestato, lungo cortei composti e rispettosi delle norme antivirus, per attirare l’attenzione del governo nazionale e di quelli regionali sulla situazione senza via di ritorno in cui stanno versando. Dall’entrata in vigore dell’ultimo DPCM (24 Ottobre e aspettando il prossimo), innumerevoli sono state le proteste anche dei ristoratori, dei titolari delle palestre e delle scuole di danza, gestori dei luna park e circhi. E il malcontento appesantisce, per conseguenza, ogni ordine di attività commerciale e professionale, arti e mestieri. Chiunque è coinvolto.
A Catania, così come nelle altre città, si chiede maggiore attenzione del comparto, aiuti concreti e tempestivi, che i fondi pubblici non vengano distratti e siano invece indirizzati laddove il problema ha già superato abbondantemente la soglia di emergenza. Le segreterie nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL unite ai tanti lavoratori dello spettacolo, si sono unite nella manifestazione nazionale contro le decisioni governative, facendosi latori di un documento compatto da presentare con urgenza nelle sedi opportune.
Il mondo dello spettacolo dal vivo è vestito a lutto: non a caso è stata scelta una foto di scena dell’attrice catanese Ketty Governali (Ph.Giovanni Strano) che rappresenta esattamente lo stato d’animo dei lavoratori le cui ragioni sembrano non avere voce. Nessuno ha fatto loro sconti e le parole “bandiera, patria, sacrifici” per quanto stimolanti, non aiutano a sopravvivere. Chi ha il compito di gestire quest’azienda chiamata Stato-Società come fa a poggiare le spalle sul guanciale e prendere sonno sapendo che questa pandemia non ha toccato i guadagni dei dirigenti, politici, amministratori ma tolto il pane dalle tavole di lavoratori già esposti e poco tutelati comunque?
Catania
“Se chiudi teatri, cinema, circhi, ci dovete pagare!” E’ l’esigenza non più rinviabile che si solleva da ogni piazza e da tutte le realtà italiane: serve un reddito garantito per i lavoratori dello spettacolo privi di occupazione a causa di una gestione appannata. Serve tutela per chi in questi mesi ha provveduto a spendere denaro per adattare ogni ambiente e rispettare i presidi sanitari necessari.
Ma soprattutto, serve che cambino gli atteggiamenti di chi ricopre ruoli di responsabilità e riveste funzioni di disposizione: è necessaria maggiore attenzione, rispetto, uguaglianza, ovvero uno strumento che garantisca la collocazione e la rotazione dei meritevoli, se fosse possibile, evitando di “dover” fare lavorare. Tutto questo perché è giusto e per dare qualità ai settori dello spettacolo, perché lo spettacolo è per tutti ma non può essere fatto da tutti: vorremmo tornare a vedere più rappresentazioni di spessore, in cui si esibiscono artisti di qualità, persone che hanno studiato, lavorato, fatto la gavetta e non produzioni mediocri perché sono anche queste che squalificano il settore. L’attore deve ridefinire il proprio ruolo e la propria dignità, non scendere a compromessi vincolanti ed ingiusti.
Palermo
Oggi si presta troppa attenzione alle copertine patinate: per carità, è giusto avere velleità artistiche, ma chi scrive facendo il copia/incolla sulle idee del passato e poi gli viene consentito di esibirsi in circuiti importanti assottiglia i livelli e inflaziona il valore di chi ha alle spalle scuola, accademia, laurea, stage, provini su provini, lavori umili e sacrifici per potersi permettere tutto ciò.
Anche questo, a mio avviso va cambiato: il sistema. Un sistema incancrenito che ha generato e continua a generare fiele facendo di tutta l’erba un fascio. Così accade, ad esempio (parlo per le mie competenze) che non si accettino le critiche, che la recensione dubbiosa determini il mancato invito per il lavoro di quella compagnia che accetta solo di leggere complimenti; il lavoro del critico è esautorato e il lavoro portato in teatro privo di crescita potenziale. L’attore becero senza dignità, l’autore mediocre assurgono agli onori della ribalta e chi per tutta la vita ha lavorato duramente subisce l’indifferenza delle produzioni. Per lo stesso diabolico meccanismo, chi ce la fa perché è bravo e capace davvero viene classificato sotto la voce “raccomandato”; guerre fra poveri, assurde: gli uni contro l’altro armati. Sono tante le cose che devono cambiare per fare inversione ad U rispetto alle contraddizioni, alla caduta di stile e al declino culturale degli ultimi trent’anni.
Roma
E’ notizia recente la proposta dell’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini della chiusura del Canale Rai Storia e lo spostamento della programmazione su Rai 5, per comprovate necessità di risparmio. Ovvio: alla parola risparmio non vengono riferite le spese di lusso assolutamente superflue e ritenute indifferibili (e tante se ne potrebbero elencare), bensì tutti quegli argomenti sussurrati all’orecchio di chi sa ascoltare, di chi sa fare e vuole contribuire a innescare la differenza fra la volgarità e la bellezza. Fra il XVII ed il XVIII secolo, chi disponeva di ricchezze e titoli nobiliari ed ambiva ad affermazioni politiche e di governo sceglieva la cultura per farsi notare, avallando e sostenendo artisti di valore ma con mezzi assai scarsi: oggi la visibilità viene cercata in ben altri ambiti, un tempo ritenuti sconvenienti e quindi da nascondere, oggi legittimati perché l’ inconsistenza circuisce più facilmente le menti pigre.
Durante la spagnola, in concomitanza agli ultimi momenti della prima guerra mondiale, i teatri chiusero ad intermittenza, solo per pochi mesi e riaperti con sollecitudine perché si riteneva di dover dare alla gente il conforto di un momento di svago allo scopo di far dimenticare per poche ore i morti per malattia ed i morti ammazzati nel conflitto. In una lettera di Anna Kuliscioff (medico, giornalista, rivoluzionaria “ante litteram” , fra i fondatori del Partito Socialista Italiano) indirizzata a Filippo Turati il 12 ottobre del 1918, si legge che “forse la grande mortalità è dovuta alla scarsa assistenza sanitaria”: non esisteva la penicillina (scoperta da A. Fleming nel 1928) e lo studio dei vaccini e le vaccinazioni di massa si svilupparono molti anni più tardi. Non giungono notizie di “immunità di gregge” e tantomeno di mattanza sottovalutata, ma piuttosto- informazioni sulla necessità di corrispondere garanzie igieniche sia a causa della guerra che della proliferazione del virus.
Firenze
Milano
Concessione di 579.500,00 euro da parte della Regione Siciliana al progetto “Devotion: Racconto di un amore per la Sicilia e le sue eccellenze” di Dolce & Gabbana sembrerebbe essere stato finanziato senza bando pubblico: nel mese di Agosto, i gestori di eventi, riuniti sotto la sigla di Assomusica, pur non svalutando il pregio artistico dell’attività dei due stilisti, hanno però lamentato uno stanziamento di denaro che in epoca di crisi economico-socio-sanitaria forse, dico forse, si sarebbero dovuti investire diversamente.
“Grazie all’impegno finanziario della Regione Siciliana e del Comune, si terrà a Noto un concerto di Andrea Bocelli. Il tenore – che sarà accompagnato dall’orchestra e dal coro del Teatro Massimo Bellini di Catania, con la regia di Alberto Bartalini – diventerà di fatto il testimonial dei sette siti Unesco presenti nell’Isola”…periodo estratto dall’articolo scritto sull’evento e pubblicato dalla Repubblica sulle pagine di Palermo. E’ spontaneo ritenere che se è vero che innumerevoli sponsor, unitamente “agli sforzi finanziari” delle pubbliche amministrazioni, concorrono alla realizzazione di eventi giganteschi che servono a far belle le pagine dei giornali per alcuni giorni non generando alcuno stabile indotto, dovrebbero essere riscontrate anche le risorse adeguate per sostenere necessità primarie, diventate ancor più pressanti e preoccupanti a causa della pandemia, quali la salute ed il lavoro (strettamente connessi!): invece, cosa accade? si ammanta Cenerentola con il più luccicante, elegante e prezioso abito che si possa immaginare e ci si dimentica che ha le scarpe rotte! A quale ballo potrà recarsi in queste condizioni?
La nostra Sicilia-Cenerentola, tanto bella di suo che non avrebbe bisogno di niente che non fossero la cultura ed il turismo per godere meritatamente di gloria ed onori! La scorsa estate, gli stessi siciliani hanno preso d’assalto tutte le località, scoprendo le ricchezze di casa propria. Noto non ha bisogno di essere sponsorizzata perché il suo barocco è patrimonio dell’umanità da diciotto anni! Noto ha bisogno che al suo ospedale, che è l’unico della zona, vengano garantiti medici e reparti: invece da due anni, non si fa altro che smantellarlo per mancanza di fondi adeguati.
Ché segnale di forza da una regione che copre con un bell’abito le scarpe rotte, che non può andare avanti perché la precarietà è diventata povertà conclamata? Dov’è il messaggio di speranza in tutto questo? Si chiudono i teatri, le accademie di danza, le piscine e le palestre; Franceschini ha deciso di chiudere i musei; l’Azzolina avviare le lezioni on-line dalla seconda media; forse, a giorni entrerà in vigore l’ennesimo DPCM che interdirà gli spostamenti fra le regioni in un periodo prossimo alle festività che le famiglie rischiano di trascorrere in regime di secessione. Attualmente, gli esercizi che vengono chiusi, ai quali s’impongono orari improbabili, le strutture che hanno adeguato ed osservato le regole igieniche sono proprio quelle per gran parte non direttamente responsabili dei contagi che invece risalgono ai mesi passati a tenere aperte le frontiere come se nulla fosse accaduto prima e il morto non ci fosse scappato!
Il messaggio di speranza lo racconta la storia che non viene dimenticata, l’anziano che sa, il giovane che ascolta ed impara, l’amministratore lungimirante che soffre se c’è da soffrire, gode se c’è da godere insieme alla sua gente…
Il Covid c’è, ma c’è pure che non lo si è saputo gestire.
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