25 Novembre: la storia di vite interrotte…

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25 Novembre: la storia di vite interrotte…

Una traccia di sangue scorre dentro le rughe, le inonda come fiume in piena, le segna in modo indelebile. Scorre da dentro a fuori, lasciando il corpo esanime, asciutto, privo di energia. Non c’è tempo, non esiste aspettativa e diventa come guardare dentro ad un cannocchiale messo al contrario: i colori, il movimento, le sagome… è tutto lontano ed inafferrabile. E tutto viene vanificato, il gioco delle parti non è divertente, è uno squilibrio, una rete che ti intrappola, l’ossessione di una giornata trascorsa ad aspettare che il peggio si compia. Tutto di una donna viene mortificato, al femminile rimane solo la paura… una parola in codice “mascherina 1522”… chi l’ascolta capisca che si tratta di una richiesta di aiuto, discreta ed urlante. E’ importante.

Sebbene le giornate in “memoria di…” dovrebbero seguire a risultati concreti e prospettare progetti fattibili, costituiscono esse una occasione per esprimere un pensiero, per concedersi una riflessione, ciascuno nel proprio ruolo nella vita. Così, il contributo di MetroCt è questo articolo corale, per il quale si ringraziano tutti coloro – donne ed uomini – che hanno partecipato con sincerità e premura, rilasciando la propria immagine e la propria opinione, ognuno a suo modo di sentire, contribuendo a colorare di speranza una giornata difficile, all’interno di un periodo complicato, in cui le mascherine purtroppo si colorano di rosso.

Il contributo grafico di copertina è espressione/riflessione di Alessia Sciuto, studentessa di terzo anno all’Accademia delle B.A di Bologna

 

Alessandra Barbagallo (attrice e docente):<<…è il silenzio quello che ti frega, fa più male di una sberla, di un calcio, di un pugno. E’ il silenzio che ti ammazza, lentamente, dietro il mostro della paura. Sta lì, aspetta, ti fa lo sgambetto e poi ti soffoca, ti spara, ti brucia, ti annienta,  perchè quell’urlo muto è solo un suicidio autorizzato o da te stessa, o dalla mano di un boia a cui non hai avuto il coraggio di dare un nome…Insieme a Silvio Laviano (che ne ha curato la regia), nel 2019 ho messo in scena, al Teatro del Canovaccio, “Io sono Verticale” (progetto a cui lavoravo da tempo), storia di Sylvia Plath, una donna di grande talento, poetessa di origine americana che negli anni ’50 fu esponente della poesia “confessionale”. Soggiogata psicologicamente dal marito, morì suicida in circostanze davvero misteriose >>.

 Ph di Giovanna Mangiù

Plinio Milazzo (attore e presentatore radio e TV): <<Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulla donna! Si… personalmente non ho un pensiero particolare sulla questione, mi sembra assurdo: io sono uno di quelli che non farebbe male nemmeno ad una mosca maschio. A pensarci però, qualche zanzara ce l’ho sulla coscienza, ma è colpa loro, hanno sviluppato degli anticorpi incredibili, quando mi cospargo di autan per loro è salsa barbecue. Nella mia zona le zanzare sono abbastanza educate, non ti mordono ma fanno regolari prelievi con tanto di laccio emostatico, ma questo non mi ha reso più delicato nei loro confronti, purtroppo non posso nemmeno dire che me la prendo solo con i zanzari maschi perché non è vero. La colpa della violenza sulle donne è del Teorema non di Pitagora ma di Ferradini, ci siamo concentrati su: “Prendi una donna, trattala male e lascia che ti aspetti per ore…. E allora si vedrai che ti amerà”. Sempre frettolosi, è sul finale che va ascoltato il Teorema: “No caro amico non sono d’accodo parli da uomo ferito… Non esistono leggi in amore basta essere quello che sei, lascia aperta la porta del cuore, vedrai che una donna è già in cerca di te”. No alla violenza sulle donne, ma anche no sugli uomini, insomma no alla violenza! (una zanzara? A novembre? SPLAT!)>>

Debora Bernardi (attrice, insegnante): <<Il 25 novembre rappresenta un primo passo per sensibilizzare un’umanità spesso cieca e sorda nei confronti della violenza che da millenni si perpetua su donne, ragazze e bambine di tutto il mondo. Deve cambiare la mentalità di un intera società e per ottenere questo tutte le istituzioni si devono impegnare creando condizioni economiche che permettano ad uomini e donne di vivere dignitosamente, investendo nella cultura e nell’arte. L’arte eleva la coscienza e libera l’uomo dalle catene dell’ignoranza e della brutalità Il mio pensiero corre a Sibilla Aleramo e a tutte le suffragette che più di cento anni fa hanno lottato e spesso perso la vita per permettere a noi donne di oggi di essere libere. Penso con dolore a tutte le donne, spesso poco più che bambine, che oggi continuano a morire in quei paesi dove ancora il loro diritto ad essere libere non è riconosciuto. Il cammino è lungo, ma Donne e Uomini devono percorrerlo insieme per lasciare ai nostri figli un mondo migliore.>>

 Ph di Vittorio Graziano

David Coco (attore): <<Questo è il mio pensiero:  Fino a quando avremo bisogno delle ricorrenze a ricordarci ciò che è umanamente aberrante e pur tuttavia “ricorre”, non di rosso dovremmo abbigliarci, o di altro colore, ma di nero: a lutto per la nostra umanità smarrita.>>
Valentina Ferrante e Micaela De Grandi (attrici, autrici, registe): <<Qualche anno fa, abbiamo scritto e diretto lo spettacolo sul femminicidio “Studio per CARNE DA MACELLO”, prodotto dalla nostra compagnia Banned Theatre in collaborazione con il Teatro Stabile di Catania. Oggi, attraverso queste poche righe tratte dal nostro testo, desideriamo fare una riflessione sul destino dei figli delle vittime di femminicidio:
“67 coltellate al volto, nel sonno. Poi si è sparato, fissandola. Senza nessuna espressione. Così ha perso i suoi genitori. Lui non è mai stato un vero padre: si occupava di tutto sua madre che per mantenerli faceva la domestica. Mentre lei passava da una casa all’altra a fare le pulizie, papuccio passava da un letto all’altro: «Le femmine servono solo per divertirsi, per il resto fanno schifo!» Sua nonna, davanti al cadavere della figlia e a quello del marito che l’aveva uccisa, disse: «Quella non la voglio, ha il sangue del padre!»”
La storia dell’omicidio è di fantasia… purtroppo la frase finale della nonna è tratta da un fatto realmente accaduto. Fa venire i brividi!

 

Raimondo Todaro (ballerino, coreografo): <<Chi si permette di sfiorare una donna con un dito non è un uomo ma un essere finito….>>

 

Carmela Silvia Sanfilippo (attrice, traduttrice): <<Voglio essere assolutamente sincera, anche se spesso il mio pensiero risulta ai più poco “popolare” o in certi casi addirittura inaccettabile. Il problema della violenza in sé – perché è di questo che voglio parlare – è molto più complesso di quanto si immagini. Il malessere profondo dal quale nasce la violenza è, nella maggior parte dei casi, un malessere che coinvolge entrambi i soggetti: spesso le donne si incaponiscono nel voler cambiare il loro compagno, esasperandolo, minacciandolo, umiliandolo, praticando anch’esse una forma di violenza. D’altra parte gli uomini – alcuni uomini – reagiscono nel momento in cui si vedono annientati interiormente dalla propria compagna, rivelatasi ad un tratto inaspettatamente forte ed indipendente. Esistono molti casi in cui sono le donne ad esercitare violenza sugli uomini, ma non se ne parla quasi mai. Ecco, io così non ci sto. Ed è per questo che voglio parlare di “violenza” in sé, non esclusivamente di “violenza sulle donne”. In passato ho vissuto un brutto episodio di violenza, quindi so bene di cosa stiamo parlando. La violenza è un pensiero, e bisogna lavorare sul pensiero, ma entrambi: lui e lei.>> 

 

Andrea Lolli (attore ed autore): <<E’ molto difficile regalare un pensiero per la giornata sulla violenza alle donne. E’ difficile perché è stato detto tutto. Ma è stato fatto poco. Finché ci saranno donne malmenate, stuprate, sfregiate e uccise, le nostre parole, anche se accorate e in buona fede, rischieranno di diventare vuote. Mi viene da dire solo una cosa ed è quella che penso da sempre: gli uomini che si approfittano in qualsiasi modo delle donne ostentando la loro presunta superiorità meritano solo disprezzo.

Il resto è silenzio>>

 

Ketty Governali (attrice, doppiatrice, autrice, insegnante): <<Riguardo al 25 novembre, ho sempre dato il mio contributo lottando con quello che so fare, cioè recitare. Ho fatto  recital, letto testimonianze, interventi nelle scuole, ma la cosa più importante  è stata  crescere mia figlia insegnandole a non avere paura di essere una persona libera. Abbiamo tanta strada ancora da fare prima  che la violenza sulle donne sia un lontano ricordo. Noi donne, possiamo usare quella consapevolezza e quella forza che abbiamo conquistato negli anni, per educare e formare soprattutto i nostri figli maschi, al rispetto e all’amore. Amore e violenza non possono convivere. Vorrei solo aggiungere che è tempo che gli uomini si mettano in cammino alla ricerca nel più intimo della loro coscienza, di ciò che hanno di così primitivo che li spinge a certe reazioni. Noi donne negli anni passati, pur facendo certo degli errori, ci siamo messe in discussione e siamo andate avanti. Anche gli uomini devono affrontare i loro mostri. Tutti insieme dobbiamo costruire una cultura di pace e di amore. Ecco è uscita la mia natura hippy>>

Ph di Giovanni Strano

Simona Vita (avvocato civilista): “Sono sempre stata molto sensibile alla tematica legata alla Violenza contro le donne in ogni sua forma ed espressione. Violenza fisica, verbale, psicologica, perpetrata non solo dagli uomini ma anche dalle donne nei confronti delle donne.
Troppo spesso, per non dire sempre, il giudizio su noi donne si riduce al modo in cui ci vestiamo,  ci atteggiamo  o semplicemente alla nostra corporatura “troppo magra o troppo grossa” rispetto a stereotipi di perfezione che rendono la nostra vita infernale, come se fossimo perennemente sotto esame, sempre a dover dimostrare qualcosa. Sarebbe bello se si riuscisse ad andare oltre. La donna non è uno strumento sessuale, a meno che non sia lei a volerlo, perché la libertà sessuale è, appunto, prima di tutto, libertà, di dire si o no senza dover essere giudicate per questo.
Molti uomini ancora oggi non accettano l’autonomia femminile, motivo per cui scelgono mezzucci per umiliare le donne sia fisicamente che psicologicamente. Non accettano che dietro ad un corpo ci sia molto altro. D’altra parte una bella mente spaventa decisamente più di un bel corpo, in quanto di gran lunga più letale. Siamo cresciute in una società in cui la donna è vista come colei che aspetta di essere salvata dal principe di turno per vivere per sempre felice e contenta. Possiamo anche essere principesse, guerriere, insomma ciò che ci pare, ma non sarà un principe a salvarci. Ci salveremo da sole. “

 

Simona Vasta, (studentessa  del corso di laurea magistrale “neuroscienze cognitive e riabilitazione psicologica”, dell’Università di Roma “La Sapienza”): <<Lessi che vi è differenza tra omicidio e femminicidio: parlare di omicidio racchiude la morte di ogni genere. Cosa si intende per femminicidio, allora? “Il femminicidio, non indica il sesso di chi è morto, spiega il perchè: una donna uccisa per non essersi comportata secondo le aspettative dell’uomo”. (M. Murgia)   Ecco. Questa è la situazione tutt’oggi. Quando si parla di violenza non si può non parlare di “ciclo”, è un turbine che tira con sé. Sono tanti i processi psicologici che entrano in gioco, altrettanti molteplici i meccanismi di difesa che si attivano ma unico e solo il modo di uscirne: prendere consapevolezza della situazione in cui ci si trova. È Il primo passo, la “conditio sine qua non” per riuscire ad intravedere la luce in fondo al tunnel. Abbiate coraggio, vogliatevi bene, in modo puro e sincero. Quello lì, non è e non potrà mai essere amore, non giustificate l’ingiustificabile. Semplicemente, denunciate!>>

Giusy Granata, (studentessa di psicologia applicata ai contesti Giuridico-Forense presso l’Università La Sapienza di Roma):           <<Donna! Si parlo proprio con te, donna! Tu che doni il tuo amore incondizionato al mondo e alla vita, tu che non ti arrendi davanti alle difficoltà, tu che per i tuoi figli daresti la vita, non devi per il tuo uomo! Si hai letto bene “NON DEVI”! Che prima ti promette il tuo stesso amore e poi ti considera come una sua proprietà e tu lasci che ciò accada, chiudendoti nel tuo guscio un po’ fragile, fatto di paura, sofferenza, ma anche di quell’amore che tu vorresti e ti consoli trovandolo in uno schiaffo o in una parola di troppo. Ecco, questa non è la tua normalità! Cerca di guardare la tua immagine allo specchio e sorridi, metti la tua felicità e la tua dignità al primo posto. Ricordati sempre che sei più BELLA con un sorriso e no con un viso spento e gli occhi gonfi di lacrime!>>

Rita Federica Sciuto (studentessa Luiss, indirizzo Politiche Europe):<<Il maschilismo alla base di questa fin troppo diffusa violenza si può combattere in tanti modi e sarebbe solo un’ ennesima, retorica elencazione. Quello che preferisco citare è sicuramente la cosiddetta “solidarietà femminile”: donne che supportano altre donne, che non giudicano, che rispondono con empatia ai drammi delle amiche invece di storcere il naso e pensare “Se l’è cercata”, che eliminano dal loro vocabolario le parole più denigratorie che si possano dire a una donna e che urlino spontaneamente “che stronza!” (e non altro) a quella che non fa attraversare loro la strada. Solo se veramente unite potremo cambiare le cose e mettere fine a questa mentalità contorta che miete ogni giorno fin troppe vittime.>>

 

Laura Giordani (attrice e cantante):<<Il mio pensiero lo scrivo virgolettato, è una constatazione alla base di un progetto al quale tengo molto e che sto curando insieme al mio compagno, lo scrittore Francesco Nicolosi Fazio : “Femmina morta. In Sicilia, la violenza alle donne è ancorata al territorio: decine di contrade – Femmina morta, appunto – testimoniano secolari violenze, eventi orrendamente sconosciuti”.>>

 

Melita Buttò (avvocato civilista): <<Colui che annienta psicologicamente e colpisce fisicamente e persino uccide una donna  è un vigliacco, tracotante e ed arrogante manipolatore di vite altrui. Purtroppo alcune donne hanno avuto la sfortuna di incrociare durante la loro esistenza “uomini”, se così possono definirsi, di tal specie. Donne che subiscono in silenzio ogni tipo di abuso nella convinzione  che non vi siano alternative. Come donna, mamma, moglie e avvocato inorridisco al pensiero che in una società così evoluta sia sempre più diffuso il fenomeno di coloro che considerano la donna in una posizione subordinata e di inferiorità rispetto all’uomo.>>

Gaia Giuffrida (coreografa, ballerina):<<A te che ti nascondi dietro la violenza nel fallimentare tentativo di affermare la tua potenza… Ricorda: un uomo piccolo sa Amare. Un piccolo uomo sa solo picchiare.>>

Lasignoradetezzopiano (“casalinga influencer”): Ti venissi n’acciaccu A tia ca ti senti fotti….
Ma si sulu vigliaccu
E mi fa chianciri tutta a notti
Tinn’approfitti ca semu a casa
E ti scuddasti che a dariti a vita…
Fu na donna na macci na rosa
E tu infame… L’hai solo tradita. 

 

Ernesto Romano (rappresentante delle Forze dell’Ordine): <<Il mio ruolo di padre di figli adolescenti, arricchito (mi piace usare questo aggettivo)  anche dal fatto di appartenere alle Forze dell’Ordine, mi impone di educare all’ascolto ma soprattutto alla consapevolezza dei potenziali rischi di violenze, maltrattamenti fisici o verbali  nei rapporti uomo/donna anche nella giovane età. Credo sia fondamentale il frequente dialogo in famiglia, mai repressivo, che permetta di assicurare un guscio di protezione e riparo ma anche di monitorare eventuali disagi nascosti da paure o vergogne, purtroppo frequenti a vari livelli lievi o profondi.>>

Carola Pilato (avvocato lavorista): <<In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, celebrata il 25 Novembre, mi soffermo su una forma di violenza meno aggressiva rispetto a quella a cui si pensa di getto, e cioè la violenza che scaturisce dalle discriminazioni basate sul sesso, sicuramente meno plateale, più subdola, più sotterranea, ma sempre molto forte perché condiziona l’esistenza delle donne.Da avvocato lavorista vedo ancora troppo spesso forti discriminazioni sui luoghi di lavoro, nei percorsi di carriera e affermazione lavorativa, una minore retribuzione (a parità di mansioni) rispetto agli uomini, la paura di essere licenziate nel momento in cui si decide di sposarsi e, ancor di più, quando si sceglie di mettere al mondo un figlio. Fino a quando vivremo in un mondo in cui è necessario che vengano previste quote rosa per essere adeguatamente rappresentate, fino a quando bisogna che ci siano delle leggi per vietare le discriminazioni basate sul sesso, non possiamo ritenere di avere raggiunto un livello sufficiente di civiltà. Sconfiggere queste forme di discriminazione che, come detto, sono certamente violenza in senso più lato, rappresenta la mia maggiore soddisfazione in primis da donna e, solo secondariamente, da professionista>>

Antonio Lombardo (Chef de cuisine): <<Noi tutti amiamo la nostra Mamma, e la rispettiamo. Ecco, chi è madre dovrebbe, fin dalla naca, educare i propri figli che non solo le mamme, ma tutte le donne meritano il rispetto dovuto loro, perchè madri, perchè sorelle e soprattutto perchè magnificamente Donne>>

Agata Arancio (vicepresidente della Fondazione Italiana Sommelier ): <<Se penso alla donna…e non voglio pensare solo ai gesti contro la persona già troppo aberranti, voglio rimanere sulla sua corale passione che la lega alla terra. La sua forza è travolgente e si rinnova in continuazione. Basta solo guardare la profondità del suo amare. Vorrei arrossire ogni qualvolta la si guarda con ammirazione. Simile al rosso infuocato di un vino nel bicchiere, trasuda lacrime talvolta di gioia talvolta di profonda tristezza. Ma bacia la vita in ogni sua sfumatura, sorseggiando il tempo che avanza molto lento. È giusto renderle merito perché unica.>>

Matilde Cifali (imprenditrice): <<Insieme verso un mondo migliore, libere di essere Donne!>>

 

 

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