La chiameremo Giorgia e parleremo di Speranza; di pensieri grandi dentro menti piccine, menti che si dovrebbero soffermare solo sulla facilità con cui si fa amicizia, si sorride, ci si scambiano le cose e che dovrebbero sconoscere la parola “preoccupazione”. La chiameremo Giorgia e parleremo di Audacia a otto anni, di banchi di scuola e visi a metà, ma di occhi vispi, lacrimoni, stupore ed inaccettabili imprevisti. Già, perché quaggiù tirare una linea e stabilire una somma non è poi cosa a cui si è avezzi: qui i profumi sono troppo intensi e puri come quelli dei bambini, e diventa difficile voltarsi indietro ed accettare la “fine delle trasmissioni”. La chiameremo Giorgia e parleremo di Solidarietà fra i genitori di creature spaesate, adulti che useranno Whatsapp, Messanger, Facebook non per pubblicare self seriali di primi piani con bocche atteggiate, per sparlare degli insegnanti, ma per la condivisione capillare dell’informazione scrupolosa e necessariamente utile; di un dirigente scolastico che emanerà una circolare per dire a tutti “uniamo le forze, ognuno come può e diamo un contributo” per aiutare a pagare una occasione, quella di guarire. La chiameremo Giorgia e parleremo di Medicina, di un medico che si è laureato a Catana, ha proseguito la specializzazione a Cesena, e a quarantanni è stato assorbito nella più esperta equipe di neurochirurgia europea, composta da un medico, un professore ultraottantenne che viene da quella parte del mondo di cui ci fa comodo parlar male. La chiameremo Giorgia e parleremo di Forza, di quanta ce ne vuole per essere genitori e non restare immobili di fronte alla sofferenza, girarla da dentro a fuori per farla diventare ricerca di una soluzione. La chiameremo Giorgia e parleremo di Amicizia, di quella che nasce spontanea fra due donne – come quella fra bambini – mentre si porta da mangiare ad una colonia felina; e parleremo dunque di Ascolto prestato alle parole di una nonna che in un negozio fatto di bottiglie, dolci e profumi di legno e spezie trascorre la sua vita. Le parole sono scelte ed articolate per sembrare meno cariche e attraverso di esse la nonna racconta una storia, una storia che chiameremo “Giorgia”
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