Non si arresta l’ondata di polemiche e contrasti, sulla gestione dei pazienti con dinamiche da pandemia covid e del sostegno nonchè cura, di altrettanti pazienti affetti da altre patologie all’interno degli ambulatori dei medici di famiglia. Pubblichiamo la lettera firmata, del Comitato spontaneo dei medici di famiglia, volta a rispondere a quella parte di istituzioni e di opinione pubblica che, continua a considerare il medico di famiglia come una figura “ibrida.”
– Non comprendiamo ancora quale sciagurata occulta regia voglia indurre l’opinione pubblica a ritenere che la medicina generale del territorio sia il male peggiore in questa pandemia le cui conseguenze investono tutti, dagli esperti, alle istituzioni, alle agenzie di controllo sui farmaci.
La medicina generale è stata abbandonata alla sua sorte che certamente avrà prospettive diverse da quelle consolidate in tanti anni di organizzazione ormai obsoleta ma non per questo rea o meritevole di condanna per il proprio operato.
In quel cronico limbo della condizione di liberi professionisti ma convenzionati con il Servizio Sanitario Regionale, supervisionati dalla locale Azienda Sanitaria, i medici di medicina generale sono sempre stati considerati un ibrido cui riconoscere solo doveri, privati dei principali benefici derivanti sia dall’una sia dall’altra parte della frontiera.
Durante la pandemia, allorché i pubblici servizi della sanità in generale hanno drasticamente limitato i loro servigi ai cittadini bisognosi, la medicina generale è stata unico baluardo e conforto di una popolazione impaurita, depressa e sbandata, turbata dalla disinformazione derivante da colpevole difetto di comunicazione da parte delle istituzioni e dei media e obbligata a riconoscere nel proprio medico curante tutte le proprietà persino taumaturgiche per la risoluzione dei propri problemi che nel corso dell’ultimo anno, concretamente o emotivamente, si sono esponenzialmente moltiplicati.
Pertanto, a seguito dei ripetuti attacchi alla categoria, cui oltre alle istituzioni, attraverso loro rappresentanti a vario titolo, si sono aggiunti professionisti della carta stampata che ci danno in pasto alle belve come ai tempi delle persecuzioni solo per infondati preconcetti mai seriamente verificati e approfonditi – salvo rare eccezioni – ci chiediamo: cui prodest?
Quest’ampia premessa fa da prologo all’ultimo tentativo da parte di un cronista del quotidiano La Sicilia il quale, intervistando un noto farmacologo catanese, capziosamente nel suo quesito al professionista premette aggettivazioni rivolte ai medici di famiglia quali “strafottenti” e “superficiali”.
L’argomento è la presunta mancata segnalazione da parte dei medici curanti di pazienti affetti da infezione da covid19 da inviare alla terapia con anticorpi monoclonali, ultima frontiera delle terapie sperimentali fin qui escogitate più o meno senza successo e senza conoscerne veramente effetti ed efficacia.
Certamente, gli anticorpi monoclonali costituiscono un’ulteriore risorsa di cura e alla nostra provincia ne sono state affidate 400 dosi da “consumare” al più presto affinché non debbano essere restituite!
Il cronista ovviamente ignora che non tutti i malati di covid19 possono averne accesso, come lo stesso Ministero della Salute, attraverso l’Agenzia Italiana del Farmaco impone emanando uno schema con relativi criteri di selezione che di seguito riportiamo:
Abbiamo ricevuto informazione sull’iniziativa da parte di ASP appena il 25 Marzo u.s. e nel frattempo l’età dei nostri pazienti positivi al covid si è abbassata mentre gli anziani sono già stati quasi tutti vaccinati come buona parte dei soggetti fragili.
Ecco, se solo il cronista fosse stato più professionale e informato, anziché agire provocatoriamente d’istinto pensando di realizzare lo scoop, avrebbe potuto prima documentarsi e poi magari chiedere a un medico di
medicina generale quali fossero le difficoltà legate alla materia del contendere.
Avremmo certamente evidenziato come, pur nel contesto di una giornata lavorativa divenuta ormai per noi interminabile e senza soluzione di continuità, si potrebbe pure trovare il modo di segnalare il paziente idoneo al trattamento, posto che lo stesso debba pur sempre prima accettare il trasferimento in ospedale per una terapia comunque sperimentale; perché, va ribadito ed evidenziato che la terapia con anticorpi monoclonali è somministrabile solo in regime di ricovero ospedaliero.
Pertanto, auspichiamo un maggiore rispetto per la categoria dei medici di medicina generale da parte di tutti, pazienti, dirigenti aziendali, istituzioni, scienziati e giornalisti; anzi lo pretendiamo poiché nell’ombra di questa tragedia pandemica durante la quale nessuno, a tutti i livelli, si è mostrato scevro da colpe, errori e responsabilità, il medico di famiglia, rischiando la propria incolumità, lavorando dietro quelle quinte che non si sporgono mai al pubblico spettacolo e stremati per aver dato fondo a tutte le risorse psicofisiche, intellettive e professionali, è stato e resta ad oggi l’unica fonte di conforto e cure per tutti i cittadini.
04/04/2021 Comitato spontaneo Medici di Famiglia Primi firmatari: Dario Zappalà, Antonino Rizzo, Vincenzo Piso, Marcello Scifo, Anna Salvo, Giuseppa Gerbino, Agatino De Maria, Rosy Sciacca, Nadia Pace, Francesco Spadaro, Guglielmo Travaglianti, Riccardo Ferrera, Arturo Scicali, Micaela Morana, Pietro Giuffrida, Caterina Laudani, Alessandra Saletti, Antonella Mammana, Marilù Iudica, Mariagrazia Gambera, Giovanni Coltraro, Alfio Calcamo, Agata Rita Pappalardo, Saveria Napoli, Elio Chiarenza, Giovanni Cappello, Lello Spoto, Maria Di Mauro, Alessandro Sagone, Danilo Crapio, Valeria Buttà, Vincenza Bonina, Salvatore Torchia, Marzia Nicolosi.-
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