Il Dittatore e i suoi molti complici

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Il Dittatore e i suoi molti complici

A pelle, sto tutto dalla parte di Ursula, come sto fin da bambino dalla parte degli oppressi e degli sfruttati, dei giusti vittime dei violenti e dei prepotenti. Più che un dittatore, non riconoscendo le dignità diplomatiche e le dignità connesse all’ospitalità alla Von der Lyen,  Erdogan è stato un autentico cafone, maleducato, razzista e misogino.

Inadeguato, imbelle, impacciato e str*** è stato, nell’occasione, il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel che ha taciuto.

Se, nonostante tutto, non riesco a  farvi capire come la penso, non ho altra arma se non farvi un disegnino! Punto e a capo.

Tuttavia se depongo “la pelle” sulla spalliera della seggiola che mi funge spesso da mini armadio a giorno e indosso la ben più scomoda “ragione”, le cose cambiano radicalmente e non esito a dirvi, cari lettori, che sono “arrabbiato nero”!

Questa storia del sofagate mi sa di una colossale presa per i fondelli e mi produce un inverecondo fastidio agli zebedei.

Dato per scontato quello che s’è detto di sopra, Vi svelo l’arcano.

Non intendo esprimere alcuna solidarietà a Ursula Von der Lyen. Questa storia dello sgarbo istituzionale e della mancanza di rispetto verso una donna ha oscurato il dato inquietante che la visita al sultano turco porta con sé. Ursula e Charles sono andati ad Ankara a raccogliere i desiderata di Erdogan, i suoi dicktat. Cioè a sottomettere i popoli europei alle volontà del capriccioso dittatore turco.

Sono oramai molti anni che con i nostri soldi Erdogan mantiene una barriera fisica ai migranti che scelgono la via balcanica per l’ingresso in Europa, un ingresso che minaccia quasi esclusivamente la Germania, guarda caso. Di fatto gli hanno promesso altro denaro per continuare a bloccare l’immigrazione nell’Europa orientale. Di fatto i rappresentati dell’Europa Unita appoggiano e sostengono economicamente un paese gestito in maniera violenta e illiberale. Né ho sentito, dai resoconti, che i nostri due abbiano denunciato o protestato per le violazioni dei diritti umani che avvengono in Turchia.

Posso avercela un tantinello con Ursula e Charles? La storia della sedia negata ha fatto scomparire dai media la stridente contraddizione di un’Europa civile che, per convenienza di una sua parte, si fa complice di un regime autoritario. Non è bello.

Alla luce di ciò è più comprensibile la figura del fesso imbalsamato recitata da Michel e l’accettazione dell’insulto da parte di Ursula che invece di alzare i tacchi e lasciarli come mammalucchi se n’é è stata li, quieta, a masticare amaro: non si poteva indisporre il protettore dei confini sud orientali.

Amara realpolitik.

Al colmo dello “scuorno”, ci tocca ascoltare il coro unanime e acefalo degli incliti cavalieri, delle procaci dame e dei popolani che vorrebbero lavare col sangue l’offesa alla donna che è anche la seconda autorità dell’Europa unita che, per troppa bontà, tace e abbozza. Ma dai?!

Lo stesso Draghi ha semplicemente recitato la parte dell’indignato dicendo “papele papele” – alla Banfi – a Erdogan che è un dittatore, nell’apparente difesa di Ursula e nell’effettiva difesa degli interessi delle aziende italiane che operano in Libia e della parte che consideriamo nostra del petrolio libico.

Per  fortuna nostra apparteniamo alla categoria di quelli che non la bevono; ma che tristezza assistere a un così spacciato gioco delle parti e ai trionfi dell’ipocrisia col novanta per cento della stampa asservita ai giochi di prestigio del Potere costituito e con i distratti e gli allocchi abboccanti all’amo della narrazione istituzionale.

Ci sono quattro milioni di siriani accampati in Turchia e aspettano di passare, c’è un gasdotto che passa dalla Turchia verso l’Europa centrale e i rubinetti si possono chiudere, ci sono commesse militari per miliardi per le industrie europee che possono saltare … no Ursula e Charles non potevano alzarsi e andarsene.

Potevano forse protestare per la violazione dei diritti umani, tanto non serve a niente, ma non l’hanno fatto semplicemente perché gli affari sono affari. Essi sono i massimi rappresentanti della razza padrona dell’Europa Unita, quella dei banchieri secondo cui, da sempre, poecunia non olet; da quelle parti l’odore del sangue e il sapore delle lacrime non arriva.

Lo scandalo maggiore è che questo odore e questo sapore non arrivano nemmeno alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica europea che monta un casino della madonna per una sedia non concessa, ma tace e si volta dall’altro lato per le centinaia di magistrati, militari, giornalisti, insegnanti, avvocati e attivisti democratici che languono dimenticati nelle prigioni del sultano.

Di fatto, Erdogan ha più complici di quanti se ne possano immaginare.

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