Un figlio dell’Etna dal carattere irruente e passionale, il catanese Mario Rapisardi, riteneva che “il poeta ha il dovere di esprimere se stesso e di rappresentare la realtà così come egli la vede e la sente, con tutta sincerità, col calore e il colore dell’anima sua”.
Sincere, semplici ed essenziali sono le poesie composte in dialetto da Angelo Battiato, autore della silloge “Accussì”, un titolo che indica versi piccoli, umili ed asciutti (mischini si direbbe in siciliano), consegnati allo stampatore Youcanprint Editore nel settembre-ottobre 2020, cioè nel periodo più buio della lotta contro il coronavirus.
Angelo Battiato non è alla sua prima prova di autore. Con le sue molteplici pubblicazioni appartiene a quella galassia di scrittori e soprattutto di poeti che, pur non essendo stelle di prima grandezza nel firmamento letterario, rendono più luccicante il cielo stellato e ci aiutano ad orientarci nella notte buia di una esistenza contrassegnata dalla banalità del quotidiano.
La poesia esprime compiutamente l’anima dell’uomo. La raccolta “Accussì” lo prova pienamente. Leggendo queste brevi composizioni sembra di sentire i sentimenti e le lotte del poeta per afferrare il senso del tempo. La vita è ritrovata se si torna nella piazzetta che ti vide bimbo, giocoso e animo libero. Questa è la formula della felicità. Ripercorrere il tempo in cui l’energia e gli ideali non ancora spezzati. Ma non bisogna soltanto volgersi all’indietro. Non basta attingere ai tesori dell’archivio di memore. Il domani si costruisce con un mosaico di storie quotidiane, colte con infallibile mira pur nella dalla solitudine della lontananza. E l’amore? Sempre inseguito ed afferrato ma mai trattenuto.
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