Il vescovo di Sulmona, città abruzzese del film “Parenti Serpenti”, ha vietato per tre anni il padrinato nella sua diocesi. Alt dunque al comparaggio. Stop ai figliocci, ai padrini e alle madrine di battesimo e di cresima. Sarà così sino al 31 luglio 2023 e non perché i parenti (spesso scelti nei due sacramenti) siano serpenti….. ma piuttosto perché spesso i figliocci non trovano in chi li ha battezzati o cresimati un sostegno nel cammino della vita cristiana.
Il provvedimento del vescovo di Sulmona, Michele Fusco, ha provocato disorientamento e curiosità in tutto il territorio nazionale, ma alcuni vescovi italiani (pochi per fortuna) hanno seguito il suo esempio; tra questi, il vescovo Mogavero che nella diocesi di Mazara del Vallo ha imposto lo stop triennale a partire dal primo gennaio 2022. Lo ha annunciato all’ANSA nei giorni scorsi.
A Catania il divieto è cominciato il 25 maggio scorso. L’arcivescovo Salvatore Gristina ha emanato il decreto “ad experimentum e ad triennium” ed ha motivato la sua decisione considerando “la situazione familiare complessa e irregolare di tante persone proposte per assolvere questo compito”. In poche parole: l’arcivescovo non ritiene opportuno che conviventi o divorziati diventino padrini o madrine. Il film “Il Padrino” non c’entra perciò niente nella sua decisione. Sbaglia chi lo ha supposto.
La decisione di eliminare la figura di padrini e madrine nei sacramenti del battesimo e della cresima lascia perplessi. Si spera che questo esperimento pilota non abbia seguito. Se davvero la Chiesa intende recuperare l’autentica trasmissione della fede e rendere ai sacramenti la loro dignità deve evitare le attuali cerimonie di massa. I battesimi e le cresime devono tornare ad essere occasione di personale incontro spirituale per attingere a quella dimensione del sacro a cui tendono tutti: sia gli agnostici (per profonda istanza della psiche umana) sia chi si accosta ai sacramenti per consuetudine sociale.
Le testimonianze del passato dimostrano che padrini/madrine hanno sempre avuto un ruolo nella vita spirituale e materiale dell’intera comunità. Il padrinato ha una storia plurisecolare e, per certi versi, anche curiosa: basta dire che per oltre un millennio la Chiesa si arrovellò sul problema dell’incesto spirituale.
L’incesto spirituale è detto anche cognazione spirituale. Per capire cos’è occorre ricordare che la Chiesa considera il sacramento del battesimo come un rinascimento, nel quale padrino/madrina fanno le veci dei genitori. Lo stesso vale per la cresima. Per il diritto ecclesiastico si crea così una parentela spirituale che è equiparata alla parentela naturale: di conseguenza i compari e i figliocci diventano parenti (paternità spirituale).
Un tempo vigeva una norma che con rigore letterale allargava la parentela spirituale ai congiunti sino al quarto grado! Di conseguenza nelle piccole comunità – dove era probabile fidanzarsi con un vicino di casa che era anche parente spirituale – per sposarsi occorreva una dispensa dal vescovo per non incorrere nell’incesto spirituale. Tale norma fu corretta nell’Ottocento e poi totalmente abolita dal codice di Diritto canonico del 1917.
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