L’uomo al balcone che vedete nella foto si è affacciato appena ha sentito dire giù che il Ponte sullo Stretto di Messina si farà. Scherzo! Ma la notizia è vera. Alla Camera un ordine del giorno ha riproposto in queste ore il progetto, mentre il governo si impegna a realizzare un collegamento stabile, veloce e sostenibile (ossimori della politica), estendendo la rete dell’alta velocità fino alla Sicilia. Magari!
Per l’ennesima volta, dunque, si torna a parlare di una infrastruttura che, secondo i più pessimisti, ha tutta l’aria di diventare il Mose siciliano. Cioè un fallimento che risucchierà fiumi di denaro ingrassando il malaffare. Chi invece guarda con orgoglio al ponte sullo Stretto e al tunnel sottomarino considera che l’Italia è la prima nazione in Europa e la seconda al mondo, dopo la Cina, per la capacità di costruzione di gallerie e trafori. Ci sappiamo fare quasi più degli eredi del Celeste impero!
Le nostre competenze tecniche rimontano alla rinomata Scuola di Applicazione degli ingegneri di Ponti e Strade fondata a Napoli più di due secoli fa. Architetti ed ingegneri meridionali si sono sbizzarriti ad ideare, con molteplici materiali e tecniche progettuali, il Ponte sullo Stretto. Lo voleva d’acciaio, con tre archi centrali da m. 1000 e due semi-archi estremi da m. 500, un visionario che nel 1884 pubblicò a Messina una dettagliata relazione.
Ancora più visionario fu il progetto presentato nel 1969 da Giuseppe Samonà (1898-1983) al ‘Concorso Internazionale di idee per un collegamento stabile viario e ferroviario tra la Sicilia ed il Continente’ indetto da ANAS e da Ferrovie dello Stato. A quel concorso Samonà arrivò secondo, ipotizzando la fondazione di una nuova città con i piedi sull’acqua: “La Metropoli futura dello Stretto” la chiamò, delineando il progetto-visione dello Stretto di Messina che, come la Fata Morgana, rapidamente sfumò nel nulla.
Giuseppe Samonà pensò allora di mettersi in politica e così, dopo qualche anno, fu eletto in Senato nelle liste del PCI: il suo pronipote ed attuale assessore regionale ai Beni culturali, Alberto Samonà sta invece in quota Lega Nord: caspita! Chissà cosa ne avrebbe pensato, se fosse stato ancora in vita, il celebre ingegnere – architetto ed urbanista comunista. Forse si sarebbe semplicemente affacciato al balcone.
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