La cenere vulcanica ieri pomeriggio è caduta sul Teatro Antico di Taormina ma qualcuno ha ripulito tutto in fretta e furia per consentire il regolare svolgimento dello spettacolo in programma: il concerto dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” diretta dal maestro Riccardo Muti.
Quella di ieri sera è stata una tappa della loro serrata e trionfale tournée estiva: il 10 luglio hanno suonato nella piazza antistante la Reggia di Caserta, il 12 si sono esibiti a La Fenice di Venezia, dopo 48 ore, eccoli ieri sera a Taormina e poi, il 16 luglio, a Ravenna…. no, per la verità non andrà così, quest’ultima data è saltata, rimandata al prossimo 2 settembre. Il maestro Riccardo Muti ha comunicato al Ravenna Festival “di essere proprio malgrado costretto a rinviare il concerto in programma venerdì 16 luglio alla Rocca Brancaleone dovendo affrontare un breve ricovero ospedaliero non rinviabile”. Auguri maestro!
Che avesse un problema fisico lo si è notato appena è entrato in scena. Ma sul podio il maestro Riccardo Muti è stato il direttore di sempre, con i tratti riconoscibili che lo hanno reso celebre: la gestualità misurata, espressione di un temperamento riflessivo; l’interpretazione nitida, frutto di rigore negli studi e di una seria concertazione; la compostezza formale, capace però di spingere l’immaginazione dell’ascoltatore verso l’infinito.
L’adamantina interpretazione della Sinfonia n. 9 di Franz Schubert ha mostrato direttore ed orchestrali aderire perfettamente alla medesima idea musicale, condivisa dopo una attenta e motivata analisi armonica e contrappuntistica. Se la perfezione è di questo mondo, Muti e la “sua” orchestra l’hanno raggiunta, o quasi, consacrandosi totalmente alla musica. Il pubblico, trafitto da tanta bellezza, li ha applauditi. Una ovazione.
La Sinfonia dell’opera “Norma” – e non poteva essere altrimenti – ha aperto il memorabile concerto. Il maestro Muti ha voluto così omaggiare il Cigno catanese ed il BellininFest organizzato dalla Regione Siciliana, che entrerà nel vivo il 6 agosto. Come bis ha riproposto lo stesso brano belliniano ed ho l’impressione che l’interpretazione sia stata leggermente diversa rispetto alla prima: più energica ed incisiva, con i druidi risvegliati, mentre tre improvvise folate di vento agitavano lo spartito sui leggio. Magico.
Il maestro Muti, che non ama gli intervistatori improvvisati, a fine spettacolo ha dialogato spontaneamente con il pubblico dicendo: “Dobbiamo esaltare la cultura del nostro Paese. Abbiamo degli obblighi verso la civiltà artistica, musicale e letteraria che ha fatto grande l’Italia, una nazione che è amata, lodata e anche…. invidiata dal resto del mondo” (… e che rosica per l’esaltante vittoria dell’Italia agli Europei di Calcio).
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