Anche quest’anno la musica non cambia. La ripresa economica al Sud sarà inferiore rispetto al resto d’Italia. Cresce la frattura tra le due parti della Penisola, mentre prende sempre più consistenza il rischio di mal utilizzare i fondi Pnrr, il 40% dei quali destinati al Mezzogiorno: si tratta di circa 82 miliardi di euro, da investire soprattutto in infrastrutture.
Il quadro emerge dalle anticipazioni del rapporto annuale Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno, che mette in guardia la classe politica ed offre soluzioni per invertire il trend. Soltanto l’intervento diretto dello Stato – afferma lo Svimez – può governare la ripresa al Sud: gli investimenti pubblici però non devono essere a pioggia ma poggiare sulla capacità progettuale delle amministrazioni meridionali.
I comuni siciliani hanno però dimostrato di essere incapaci di progettare ed attuare serie politiche pubbliche di sviluppo, pur avendo un ruolo decisivo. Si prospetta una soluzione: creare centri di competenza territoriale, formati da professionisti esperti (nell’organico degli Enti territoriali se ne trovano a bizzeffe, ma spesso sono lasciati in disparte), per supportare i sindaci, in raccordo con le università presenti nel territorio.
Partendo dal presupposto che bisogna fare impresa nella propria terra, le direttrici di intervento sono molteplici: sostenere l’agricoltura siciliana, che ha segnato un calo nell’export; puntare sulle manifatture e i complessi industriali, che sono il caposaldo dell’economia assieme all’artigianato; investire sui giovani, soprattutto puntando su quelli che tendono ad emigrare e a non tornare; proseguire le politiche a favore del turismo e incrementare quelle per la cultura.
Attrarre in Sicilia i nuovi residenti benestanti che usano lo smart working: ossia quella classe impiegatizia e professionale che, lavorando in remoto, decide di rendere più soddisfacente la propria esistenza venendo a vivere stabilmente in Sicilia. Qui si sta meglio che in Pianura padana e si spende di meno. A patto che però la rete di servizi e di infrastrutture dell’isola si adegui ad un futuro smart.
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