Troppi comitati d’affare da anni vanno a Pesca di progetti, finanziati con soldi europei, i quali sulla carta e nelle intenzioni dovrebbero dare e portare sviluppo economico e lavoro oltre aiuto vero per il ripopolamento ittico, ma che di fatto, a parere della F.A.S. e dell’ A.P.M.P: (associazione pescatori marittimi professionali), ad oggi ha visto una forte riduzione di pescherecci, chiusura di Imprese di Pesca e notevole riduzione di migliaia di posti di lavoro.
Bisogna cambiare metodi se davvero si vuole aiutare il mare, il ripopolamento ittico e, quindi anche armatori e pescatori.
Pipitone P.I. Natale ha scritto al Sottosegretario alle Politiche Agricole, al Presidente della Regione Siciliana, all’Assessore Regionale all’Agricoltura, alla Commissione Regionale della Pesca, alle Direzioni Marittime di Catania e Palermo, nella qualità di Presidente della Federazione Armatori Siciliani della Provincia di Palermo – Organizzazione Sindacale delle PMI del Settore Pesca (Associazione costituita in data 15.07.1991 presente in tutto il territorio della Regione Siciliana), attuale Componente della Commissione Consultiva Regionale della Pesca.
Nella missiva, rappresenta quanto segue:
A far data 20 luglio 2021 si è riunita online la Commissione Regionale della Pesca, lo scrivente ha evidenziato che la politica è – e rimane l’ostacolo del Settore Marineria Pesca Siciliana.
Sarebbe ora di dire basta ad una inerzia da parte della Regione Siciliana, dello Stato Italiano e dell’Unione Europea tendente all’ estinzione del Settore della Pesca.
Pertanto diviene indispensabile un cambiamento di rotta, rompendo questo sistema perverso che ha contribuito a dimezzare le flotte e le marinerie locali e la conseguente diminuzione del pescato.
Di contro aumentano i controlli severi solo nei confronti dei pescatori, mirando esclusivamente ad allungare i tempi del fermo pesca come risoluzione delle problematiche del settore della pesca.
Il fermo pesca non è la soluzione alle problematiche della marineria, non sono le 30 € al giorno a restituire la dignità lavorativa agli armatori e/o pescatori.
La Regione ha il compito di svolgere il ruolo primario, cioè, trovare le soluzioni nell’ innovazione, nella progettazione e nella pianificazione.
I cittadini sono stanchi di pagare gli stipendi dei dipendenti della pubblica amministrazione mentre questi continuano a scaldare le sedie senza capacità propositiva, in un sistema che si permette di umiliare la meritocrazia per privilegiare l’appartenenza politica.
Il nostro obbiettivo è restituire quel ruolo primario che era della marineria Siciliana e che oggi viene ricoperto dalla marineria Tunisina.
In data 27.07.2021 la scrivente Federazione Armatori Siciliani viene invitata dal Dipartimento della Pesca Mediterranea, presso la sala Alessi di Palazzo D’Orleans, all’incontro istituzionale con il Sottosegretario della Pesca Senatore Francesco Battistoni.
Allo scrivente, già registrato per esporre le proprie ragioni, forse in merito alla precedente convocazione del 20 luglio 2021, è stato negato l’intervento da parte dell’assessore Antonio Scilla.
Lo scrivente ritiene grave tale condotta attuata dall’assessore, tra l’altro, ha impiegato più tempo a controbattere al diniego sul mio intervento, che certo avrebbe impegnato minor tempo di esposizione.
Si ritiene grave avere negato un diritto fondamentale della Costituzione, come riporta la “Parte
I – Diritti e doveri dei cittadini”, al “Titolo I – Rapporti civili”, contravvenendo all’articolo 21 che recita “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
A tal fine, lo scrivente non ha compreso le motivazioni dell’invito rivolto alla Federazione Armatori Siciliani, visto il diniego assoluto di esporre le proprie considerazioni tra l’altro nella qualità di “Componente della Commissione Consultiva della Pesca della Regione Siciliana”, ancora peggio, se si è trattato del classico palcoscenico per “spot pubblicitario” o un reale confronto per evidenziare le
carenze del Settore della Pesca e/o le soluzioni attuative per il rilancio di un Settore che per inefficienza politica Regionale, Statale e Comunità Europea è destinato ad estinguersi.
La Federazione Armatori Siciliani non fa politica e non sa fare politica e vuole in alcun modo legami politici, siamo contrari agli interessi di bottega, perché vogliamo essere liberi di esprimere i nostri concetti e il nostro pensiero.
Il nostro lavoro quotidiano è quello di vivere le problematiche della marineria e trovare soluzioni attuative che altri dovrebbero degnarsi di risolvere, non certo gongolare inermi allo sfascio di un Settore fondamentale dell’economia dell’Isola e della Nazione, e che vede le nostre radici e origini umiliate pur avendo la costa più ampia della nazione italica.
Mio nonno fu orgoglioso di suo nipote quando prese la patente nautica, mio nonno sino agli anni 60 era armatore e pescatore conosciuto come “U Zu Aspanu u Pisciaru” aveva 4 barconi da pesca e relative famiglie che vivevano con il pescato, tiravano le barche a Romagnolo ponendole sulla sabbia dorata, fu costretto a cambiare mestiere quanto si compi lo scempio del sacco di Palermo che trasformo la costa occidentale in “scaricatori”, oggi la storia continua perché ognuno coltiva il proprio
orticello incurante dell’esistenza della comunità.
Non potendo esporre liberamente le mie esternazioni con la presente affermo:
rinsaldo il documento condiviso con l’Associazione Marinerie D’Italia malgrado nella nota consegnata non si evidenzi il simbolo della Federazione Armatori Siciliani;
Contrariamente a quanto dichiarato dal Presidente della Regione Siciliana, Dott. Nello Musumeci, sull’intervento di Giovanni Lo Coco, rappresento che nello “Statuto Speciale della Regione Siciliana” la Pesca è identificata all’art. 14 C.1 riporta che l’Assemblea, nell’ambito della Regione e nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato, senza pregiudizio delle riforme agrarie e industriali deliberate dalla Costituente del popolo italiano, ha la legislazione esclusiva sulle seguenti materie, alla lettera l) pesca e caccia”. Nella Legge 28 giugno 2019, n. 58 – Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, Pubblicata nella Gazz. Uff. del 29 giugno 2019, n. 151, la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato, e il Presidente della Repubblica a Promulgato la Legge di cui all’Art. 1 C.1, il Decreto Legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
Rappresento che il Mediterraneo è un mare quasi chiuso pertanto le sue acque hanno poco ricambio, per questa ragione l’inquinamento fa fatica a disperdersi e che è interesse di tutte le nazioni mediterranee affrontare un tavolo tecnico per la salvaguardia del Mare Nostrum. I danni maggiori provengono dai fiumi, che portano con se gli scarichi delle fabbriche, i concimi e i rifiuti organici sia delle città che degli allevamenti, ma soprattutto i cambiamenti climatici, a seguito di copiose piogge,
trasferiscono in mare notevoli quantità di materiali plastici che nel corso degli anni si modificano in micro plastiche e nano plastiche che di fatto sono già entrate nella catena alimentare e nessuno vuole parlarne. Per quanto sopra, allego eventi che si sono svolti
su tutta la fascia costiera della provincia di Palermo di tante realtà locali che perdono il loro tempo per cambiare le sorti di questa martoriata terra, senza finanziamenti e che remano contrariamente al prodotto concepito dalla Pubblica Amministrazione.
In riferimento all’intervento del Sindaco di Lampedusa e Linosa Dott. Salvatore Martello, in merito alla sicurezza in mare, rappresento al Sottosegretario e al Presidente della Regione che “Pesca, Infrastrutture, Ambiente e Sicurezza” è un unico apparato,
che merita di fatto un unico coordinamento centrale, che abbia la capacità tecnica operativa di mettere nello stesso tavolo gli uffici interessati al fine di consentire l’incorpora e di recuperare il dialogo. Non è plausibile che ognuno controlli la propria sedia tralasciando la risoluzione delle problematiche ad uno scaricabarile che opprime di fatto il territorio. In merito alle infrastrutture assento che buona parte dei porti siciliani risultano non adeguati alle normative vigenti, mostrano carenze dal punto di vista impianti idrici e antincendio, illuminazione pubblica e inesistenza di intervento antiblack-out, inesistenza di servizi igienici a norma, impianti elettrici obsoleti e mal progettati e funzionanti, assenza di colonnine a servizio delle imbarcazioni, assenza di impianti di messa a terra e/o equipotenzialità, assenza di impianti fognature e impianti connessi come separazione acque bianche e acque nere, assenza di reti fognarie per scarichi imbarcazioni, depurazione delle acque oleose dei piazzali e o nelle zone di lavorazione, impianti per la raccolta di oli esausti, installazioni di apparecchiature per la sicurezza in mare come scalette ripartite correttamente sui pontili, distribuzione di estintori, salvagenti con cima distribuiti sui pontili e banchine, nessuna linea guida sui piani di monitoraggio e manutenzione per le opere civili e impianti tecnologici, assenza di impianti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi, idonee stazioni di rifornimento di combustibili e di lubrificanti, assenza di cassette di pronto soccorso sul molo e identificazione del medico reperibile in caso di emergenza, assenza di cartelli antinfortunistica, piazzali per base tecnica a servizio delle imbarcazioni, aree definite per lo sbarco del pescato, per la vendita e per il ritrovo della marineria locale, totale assenza di impianti per il ricambio e ossigenazione delle acque interne ai porti, assenza di impianti di energie alternative, comprendo che sapere progettare per molti è difficile, ma basterebbe solo applicare il buon senso per ottenere i risultati previsti dalle normative vigenti. Tengo a precisare che lo scrivente che ha tanto tempo da perdere, ha fatto diverse richieste di accesso agli atti in merito ai porti, senza possibilità alcuna di
riscontro, invito pertanto il Presidente della Regione ad istituire i propri dirigenti che ai fini della trasparenza gli atti vanno messi a disposizione. Solo dopo diversi tentativi di richiesta di accesso agli atti, mi è stata presentata finalmente la carpetta di quello che
dovrebbe essere il fiore all’occhiello dei porti siciliani “il porto di Patti”, analizzando il primo documento della carpetta veniva un importo lavori di 1,5 milioni di euro circa, riscontravo che la Regione ha elargito metà dell’importo previsto, nasce spontanea la
richiesta del nuovo progetto di adeguamento all’importo inferiore, viene fuori che non vi è un progetto che manca un quadro comparativo di spesa, per semplificare, mi viene strappato il fascicolo e vengo invitato ad allontanarmi perché non sono autorizzato ad accedere agli atti. Il diniego di accesso agli atti è una malattia diffusa negli Enti Pubblici perché anche l’Autorità Portuale ha posto diniego di accesso agli atti sul nuovo imbarco di Porto Empedocle e sul Porticciolo di Sant’Erasmo a Palermo, per quanto a mia conoscenza sono presenti valutazioni di prezzi a corpo di importi notevoli non supportati da analisi dettagliata che accorpano miriadi di impianti che hanno obbligo di essere trattati separatamente, tra l’altro il diniego non consente di verificare se è stato assegnato
l’incarico di progettazione nel rispetto delle normative vigenti o se è stato assegnato all’amico degli amici. Chiedo per un amico, la politica deve continuare a giocare a guardia e ladri, oppure realmente rappresenta i cittadini utenti che li hanno votati? Non può essere accettato che una nazione spenda un capitale con l’obbligo scolastico e poi consegnare la valigia di cartone dopo essere stati altamente formati per servire altre nazioni, che gratis si ritrovano un know-out da mettere subito in opera per trarne i profitti. Rinsaldo pertanto la necessità di istituire un ufficio di coordinamento in grado di formare un gruppo di progettazione interno al Ministero e alla Regione che si occupi di Pesca, Infrastrutture, Ambiente e Sicurezza per evitare sperpero di denaro e consentire il corretto iter di buon fine dei lavori nel rispetto della trasparenza e della massima efficienza;
Si è accennato agli impianti eolici, ho già avuto occasione di sottolineare come rappresentante della Federazione Armatori Siciliani, nella riunione della Consulta Regionale della Pesca, che il progetto della Società Rexenia SpA, per la realizzazione
di parchi eolici off-shore è uno dei tanti abusi perpetrati dalle grandi aziende nell’occupazione del territorio Siciliano, il cui intento è di spremere ricavi dalla nostra terra in cambio del nulla. Ritengo grave avere avviato un dialogo sul progetto, ancora peggio sarebbe rilasciare la concessione demaniale marittima al largo della costa occidentale, delle isole Egadi, Tirreno Meridionale e Canale di Sicilia, e/o compresa l’intera costa dell’isola. Quanto sopra è un mero suicidio ambientale. La realizzazione di un parco eolico che prevede 190 generatori, la cui altezza è di circa 150 metri, sparsi in lungo e in largo dalla costa Siciliana, questi divisi in tre sotto campi con relativi collegamenti in serie e parallelo, tra l’altro, realizzati su piattaforme con fondazione galleggiante, dimostra incompetenza nell’affrontare il progetto anche dal punto di vista tecnico. Peggio, nell’isola non vi è “come sempre” nessuna ricaduta occupazionale e nessun beneficio, l’energia prodotta oltre a vagare in mare, attraverserà il territorio Siciliano approdando a Termini Imerese, per trasferire con ulteriore elettrodotto marino, l’energia prodotta destinandola in Campania per servire il nord Italia. Oltre
all’impatto ambientale, dette opere richiedono l’interdizione della pesca su tutta l’area di interesse, le dovute distanze di sicurezza da rispettare per le dimensioni delle opere, le perdite economiche dal punto di vista turistico e ambientale, le perdite economiche
delle marinerie locali che vedono sottrarre notevoli zone di pesca, ancora peggio, la notevole ricaduta dovuta all’inquinamento elettromagnetico generato sulla flora e sulla fauna marina, nonché, le dovute considerazioni dei campi elettromagnetici delle
apparecchiature di produzione e dei cavidotti disseminati nel territorio marino, non considerando gli eventuali danni sulla catena alimentare, visto che il pesce è fondamentale fonte primaria di cibo. Si è valutato un progetto senza avere verificato lo sconvolgimento dell’ambiente marino, nessuno studio scientifico preventivo è stato eseguito sul comportamento della fauna marina in presenza dei campi elettromagnetici, del rumore generato dalle apparecchiature in campo sull’impatto nell’ecosistema
marino. Trattasi di piattaforme con fondazione galleggiante, sembrerebbe che non siano state considerate le sollecitazioni a cui vengono sottoposti i conduttori, dovuto al moto ondoso che nel tempo cagionano danno ai cavidotti che in caso di guasto
scaricano tensione elevata in mare con notevoli ricadute sulla intera catena biologica marina.
In merito alla Vigilanza Pesca, lo scrivente per diversi anni è stato imbarcato nelle navi della Marina Militare e circa 50 anni fa la vigilanza pesca era svolta con alta professionalità, duole che lo Stato abbia tralasciato la protezione dei pescherecci
italiani in un tratto di mare che è sempre stato ostile per la nostra marineria. La scrivente Federazione Armatori Siciliani ritiene che sia di fondamentale importanza rinsaldare un servizio efficiente per la marineria italiana e di istituire un tavolo tecnico
che coinvolga tutti gli stati mediterranei al fine di giungere ad un unico documento che obblighi le regole certe sia sulle modalità di pesca e sia sul fermo pesca e sulle acque territoriali secondo la Convenzione di Montego Bay del 1982, attualmente in vigore.
Inoltre non è attendibile fermare le nostre marinerie attuando il fermo pesca e poi consentire agli altri di venire a saccheggiare indisturbati i nostri mari.
Nella considerazione che la costa siciliana supera i 1000 km, lo scrivente aveva evidenziato alla precedente gestione Regionale, la necessità della nascita di una Task force costituita da Capitaneria di Porto, Finanza, Carabinieri, Arpa e/o ASP, Biologi marini, per identificare tutti i depuratori che sversano liquami e/o fanghi a mare, identificare gli scarichi abusivi disseminati lungo la costa siciliana, per cominciare ad applicare una corretta riproduzione e ripopolamento della flora e della fauna marina, alternativa primaria anche per lo sviluppo del settore turistico. Appena ho innalzato l’argomento, il timore degli interlocutori era quello di colpire la politica, da buoni siciliani applichiamo la teoria del Gattopardo, parliamo di ambiente a parole e ci ostiniamo a cambiare tutto basta che non cambia nulla.
Io ho invece la piena consapevolezza che restituendo la salubrità marina su tutta la costa siciliana si possa avere un maggiore turismo garantito dalla salubrità certificata, ma soprattutto una nuova alternativa lavorativa al consolidamento della cooperatività
delle marinerie, introducendo la coltivazione di mitili, ostriche, molluschi, ecc., adattata alla variata configurazione naturale che la natura ci ha regalato, progetto certo fattibile se viene eseguito il recupero ambientale della intera costa.
Tengo a concludere che la Sicilia ha uomini e donne in grado di dare soluzioni tecnico economiche green, persone in grado di pianificare, progettare e innovare, ma sono stanchi di combattere l’ignoranza e l’arroganza della burocrazia e di certa mala politica che ha generato l’estinzione del concetto di meritocrazia.
La Sicilia ha radici storiche e culturali che non vengono correttamente sfruttate e che non si vuole fare emergere, abbiamo monumenti, storia, cultura e arte culinaria, profumi e aromi che inebriano, siamo il popolo dell’accoglienza, la Sicilia è la terra dei Florio, la terra dei Pellegrino, la terra che ha accolto i Ducrot, gli Ingham, i Whitaker e vale la pena ricordare tra tutte la definizione di
Eden in terra come affermavano gli Svizzeri, la Sicilia è il centro del Mediterraneo e dobbiamo riconquistare quel ruolo primario che certa politica ci continua a negare.
La Sicilia deve cambiare e per cambiare necessita smantellare quel sistema politico massonico mafioso che continua ad opprimere la nazione e la Sicilia, dobbiamo riappropriarci delle nostre radici per tornare agli splendori di un tempo che la mia terra di Sicilia MERITA.
Nella locandina Westart allegata sopra, l’ing. Franzitta dell’Unipa ha brevettato due sistemi di produzione di energia elettrica dalla corrente marina e dal moto ondoso, inoltre è specializzato in acustica per lo studio del comportamento della fauna marina.
L’ing. Martorana ha brevettato un sistema con robot marini idonei al monitoraggio e controllo, in grado di effettuare le analisi delle acque marine e della radioattività, con automatica mappatura computerizzata in tempo reale, quanto sopra trasmessa direttamente dalle apparecchiature di ricezione per lo studio all’Unipa e per la trasmissione dei dati sulla piattaforma operativa multifunzionale per
procedere alla sanificazione ambientale marina.
Lo scrivente ha progettato ed ha il brevetto industriale per la realizzazione di piattaforme multifunzionali per la bonifica ambientale, il recupero della plastica e microplastica, la pulizia dei fondali, il recupero dei reflui, il recupero di oli e/o idrocarburi dispersi in mare, ossigenazione e purificazione delle acque restituendo il PH naturale, idonea per il soccorso in mare, il recupero di beni archeologici sommersi, scuola sub, ecc., il progetto prevedeva tre basi operative per la provincia di Palermo ubicate sui porti di Castellamare del Golfo, nel porto di Palermo e nel porto di Termini Imerese, sarebbe stata prodotta energia pulita dal mare con ulteriore apporto di fotovoltaico e mini eolico, energia rinnovabile a servizio dei porti e al servizio di ricarica dei robot marini per le analisi ambientali marine, nonché, alla carica energetica della piattaforma operativa in mare, alimentata con motori elettrici, soluzioni green auto sostenibili presentate a Bruxelles nel progetto life 2020 che è stato bocciato per la pretesa che il progetto doveva risolvere i problemi rifiuti dall’area interna, adimostrazione che tutto il mondo è paese. “Programma Life 2020”, evento on line di WeStart – Il
Settimanale di Bagheria (bagheriainfo.it)
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