Business Fish e politica. Comitati d’affari e poteri forti “manipolano” la Pesca e la commercializzazione del TONNO. La Federazione Armatori Siciliani chiede l’intervento della Procura della Repubblica

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Business Fish e politica. Comitati d’affari e poteri forti “manipolano” la Pesca e la commercializzazione del TONNO. La Federazione Armatori Siciliani chiede l’intervento della Procura della Repubblica

Il Presidente della Federazione Armatori Siciliani (associazione costituita con atto pubblico in data 15-07-1991), nella qualità di pescatore marittimo professionale e, nella qualità di cittadino utente consumatore ha scritto al Presidente del parlamento Europeo, alle Commissioni Europee nazionali e ragionali della Pesca, al Ministro per le Politiche agricole ai Presidenti di regione al fine di chiedere l’attivazione di un tavolo trasparenza per la pesca e la commercializzazione del tonno.

nell’espone la F.A.S.  denuncia quanto segue:

  1. A seguito delle reiterate regole volte a limitare lo sforzo di pesca, soprattutto nel Mediterraneo, da parte della Comunità Europea con l’attività della commissione europea della pesca, con regole applicate ai paesi comunitari ma non ai paesi non comunitari che si affacciano sul Mediterraneo e concorrono allo sforzo di pesca più dei paesi comunitari in quanto privi delle regole restrittive che hanno caratterizzato gli ultimi 10 anni – pescatori e Imprese di Pesca provenienti dai Paesi extracomunitari che sono diventati più agguerriti e, che hanno ottenuto maggiori finanziamenti dai loro Stati i quali hanno addirittura facilitano,  la costruzione di nuovi pescherecci, ritenendo la pesca una delle voci più  importanti delle loro economie, incentivando il Comparto con oltre  il finanziamento di nuove costruzioni di imbarcazioni dotate di tutte le attrezzature e avanguardia tecnologica, anche con facilitazioni fiscali e previdenziali, ritrovandosi con una flotta numerosa ed in grado di competere oltre che nella pesca anche nella commercializzazione, in quanto con equipaggi più numerosi possono permettersi una migliore selezione del pescato, sostituendosi ai paesi comunitari  ormai incapaci di dare produttività alle loro aziende, e quindi senza alcun futuro;
  2. Lo scopo primario della commissione pesca è stato quello del preservare gli stock ittici, in grave sofferenza a causa di un ormai insostenibile sforzo di pesca, ed individuando nella riduzione di questo l’unica soluzione per un rapido ritorno ai livelli ottimali! Scopo ampiamente condiviso da tutti i governi e da tutti i componenti della commissione pesca, e, persino dai pescatori, che dal mare traggono sostentamento e che se il mare non è più in grado di non poter più dare i primi a pagare sono loro!
  3. La contestazione nasce non tanto nel merito, quanto nel metodo e  merito con cui si è evince la sofferenza degli stock ittici, sia nel considerare la pesca come unica causa, tralasciando di considerare il degrado ambientale e l’inquinamento prodotto dalla forte antropizzazione dei territori, l’industrializzazione, l’agricoltura ormai solo laboratorio chimico, con tutte le infiltrazioni che hanno inquinato falde acquifere e fiumi che scaricano tutto in mare, non contando neanche la mancata depurazione degli scarichi reflui, soprattutto sotto costa, e per non parlare del caotico, per quanto indispensabile, traffico navale.
  4. Tutto ciò dovrebbe essere stato frutto di un  corposo studio scientifico con biologi, oceanografici e tutti quegli esperti che dopo anni di ricerche e comparazioni di dati avrebbero potuto fare una valutazione, scientifica, del problema ed adottare tutte quelle soluzioni atte a risolvere il problema!
  5. La commissione pesca, ha ritenuto invece, che l’unica responsabilità  sia da  attribuire  alla pesca e di sentirsi in dovere di ridurla ed in certi casi chiuderla definitivamente, come più volte dichiarato dai membri!
  6. Il metodo che viene contestato, ed in funzione del quale sono state emesse delle regole, uguali sia per gli oceani che per il Mediterraneo, con una evidente biodiversità in quanto mare chiuso e meno profondo, evince la diminuzione degli stock ittici non tanto da studi scientifici che tengano conto di tutte le variabili prima elencate, ma sulla deduzione del fatturato e dalla elaborazione dei dati dei giornali di pesca, i log book, che effettivamente dimostrano una drastica riduzione delle catture!
  7. La malafede, artatamente, sta nell’ omettere. dai calcoli la diminuzione drastica, più del 50% della flotta comunitaria, dovuta alle demolizioni, incentivate sempre dalla comunità Europea,  non riuscendo più ad operare ed a concorrere con i paesi rivieraschi che operano con normative meno vessatorie, e con l’importazione selvaggia spesso spacciata per prodotto nazionale!
  8. è stato spacciato un dato falsato da un calcolo volutamente errato e danneggiando gravemente un importante voce dell’economia!
  9. La ripartizione delle quote, soprattutto per la pesca del tonno e pesce spada è stata fatta con il criterio di penalizzare soprattutto la piccola pesca e la pesca artigianale, non tenendo conto quindi delle stesse direttive comunitarie che avevano come priorità sia il criterio ambientale, quindi imbarcazioni con poco o ridotto sforzo di pesca per le loro ridotte dimensioni, sia del contesto socioeconomico di quei paesi in cui la pesca è l’unico motore economico, favorendo così la costituzione di grandi gruppi, che sia per elevata disponibilità economica, sia per la capacità di leggere e recepire le direttive comunitarie hanno in realtà concentrato, legalmente, le quote pesca!
  10. Intendiamo fortemente denunciare, in tutti i luoghi preposti, questa sciagurata gestione della commissione europea della pesca che ha letteralmente ridotto sul lastrico la flotta europea, che non chiede   l’abolizione delle regole per  pescare  sino ad  asciugare il mare,  anzi,   chiede delle regole,   basate su dati   scientifici    seri che regolamentino la pesca   considerando i pescatori alla stregua dell’ambiente in cui operano!
  11. La denuncia andrà inoltrata in tutte le sedi preposte, ivi compresa l’assemblea comunitaria che dovrà tenere conto del parere di una commissione di tecnici comunitari della pesca, oltre che ad esperti di biologia, oceanografia ecc.
  12. La Denuncia non potrà prescindere dal quantizzare l’enorme danno prodotto da questa scellerata gestione!

Lo scrivente n.q.  chiede al Parlamento Europeo e ai relativi componenti della Commissione  Pesca e Commissione per le Petizioni, nonché al Parlamento italiano, al Ministero per le Politiche Agricole, ai Presidenti di Regione, all’Autorità Marittima, agli Uffici territoriali del Governo di attivare  tutte le misure necessarie utili a poter fare piena luce e, in grado di poter accertare eventuali anomalie, truffe, manipolazioni, falsificazioni di dati scientifici e/o manipolazioni di ricerche ecc. che avrebbero permesso di creare dei  “mercati privilegiati” per la pesca e la commercializzazione di alcune specie ittiche come ad esempio il Tonno – Thon – Atun – Thunnus – Thinnus  – ecc….

La Federazione Armatori Siciliani  in sintonia con  l’Associazione Pescatori Marittimi Professionali  chiede che venga istituita una commissione d’inchiesta e dei tavoli blu presso i territori regionali e nazionali utili a poter acquisire dati e informazioni da tutte le marinerie d’Italia e d’europa e, che vengano nominati anche i pescatori professionali in tutte le commissioni dove si parla di ripopolamento ittico, quindi non solo scienziati, politici, progettisti, lobbisti.

Con il presente atto si deposita formale denuncia querela nei confronti i quali avrebbero “condizionato” il Parlamento Europeo  tramite   “dichiarazioni e certificazioni”   ottenute grazie a complicità di vario genere, nonché tramite  artifizi e raggiri  che,  hanno portato a fare credere che  il Tonno Rosso sarebbe una specie ittica in pericolo di estinzione a causa della Pesca,  favorendo di fatto un meccanismo anomalo che riguarda la stessa pesca nonché  commercializzazione del prodotto ittico, attivando di fatto mercati paralleli, identificabili come “mercato nero del Tonno” . –

Il Tonno Rosso, secondo diversi pareri, sarebbe a rischio così come tutte le altre specie ittiche, non per la pesca, ma bensì per l’inquinamento e per la mancata tutela dei cambiamenti climatici, surriscaldamento eccessivo delle acque,ecc.

Alcuni studi, avrebbero addirittura individuato il Tonno quale responsabile aggiunto di mancato ripopolamento ittico, visto che lo stesso si nutre grazie a quantitativi non quantificabili  di specie ittiche anch’esse a rischio.

Chiede inoltre che il presente atto venga trasmesso, dagli Uffici / Istituzioni in indirizzo, alla Procura della Repubblica competente per territorio e, di essere informato nel caso di proposta di archiviazione ai sensi dell’art. 408 c.p.p. nel caso di proposta di archiviazione da parte del PM affidatario della presente notizia di reato.

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