Le acque meteoriche possono essere raccolte, anche se l’acqua piovana è raramente pura, oppure possono essere smaltite in un sistema di drenaggio delle acque meteoriche o in vasca a cielo libero.
Le acque di pioggia hanno rappresentato, nell’ambito della disciplina posta a tutela delle acque dall’inquinamento, uno degli argomenti più ardui in termini di definizione e dunque di corretta gestione. Superando non poche forzature ermeneutiche, fondate su una legislazione prima assente poi imprecisa – che, una volta, le contrapponeva ed altra le “assimilava” alle acque reflue industriali – solo alla fine del secolo scorso… (con l’art. 39, del d.lgs. n. 152/1999, sostanzialmente confermato dal successivo Testo Unico Ambientale del 2006), sono state introdotte delle norme di principio volte a fare chiarezza e, conseguentemente, a superare evidenti e diffusi imbarazzi, interpretativi e applicativi, direttamente connessi alla loro classificazione. Ma non è stato ancora sufficiente…..
Nelle considerazioni che seguono, intendo ritornare su questa tematica che attiene, innanzi tutto, alla corretta qualificazione delle acque meteoriche di dilavamento (e di “prima pioggia”), in conformità all’odierno tenore dell’art. 113, del (TUA), come interpretato dagli ultimi arresti della giurisprudenza di legittimità.
Dette acque, infatti, ruscellando da piazzali ove insistono, in ipotesi, materiali e/o rifiuti che ne possano determinare la contaminazione, sarebbero suscettibili di assumere – per “assimilazione” – la stessa qualifica delle acque reflue industriali, come definite dall’art. 74, comma 1, lett. h), del T.U.A. Parte III; ovvero, in presenza di altre condizioni di fatto, quali “rifiuti liquidi”, da sottoporre alla disciplina della Parte IV del T.U.A., sulla loro gestione.
Procedendo all’esame del primo interrogativo, al fine di fornire una risposta esauriente relativa ai criteri per la loro qualificazione, in considerazione degli aspetti qualitativi (di possibile contaminazione da contatto con altre sostanze: materiali, rifiuti ecc.) e di destinazione (quanto al loro recapito, previa eventuale, depurazione) occorre prendere le mosse da una rigorosa ricostruzione della loro definizione e del relativo regime giuridico (amministrativo e penale) in contrapposizione alla nozione di “acque reflue industriali”, cui sovente sono state “assimilate” (ove contaminate da rifiuti o da sostanze pericolose ovvero “… da sostanze che creano pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici” come nell’ipotesi prevista dall’art. 113, comma 3, in fondo, TUA).
Che fine ha fatto il Piano di Tutela delle Acque della Sicilia (di cui all’art. 121 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n° 152), è operativo, concretamente, funziona ?
Di fatto ad ogni pioggia di qualunque intensità, in Sicilia si verifica uno smaltimento anomalo delle acque, anche in considerazione del fatto che esisterebbe un piano fognario obsoleto, che di fatto rappresenta una vergogna.
I pescatori e i consumatori di prodotti ittici freschi locali, delle volte sono costretti a sospendere l’attività rispettivamente di pesca o di consumo visto che avvengono fenomeni di mancato ripopolamento ittico o, di sospetta mancanza di pescato in concomitanza con eventi di abbondanti acque piovane e successivo smaltimento smaltimento di rifiuti di ogni genere, trasportati dall’acqua piovana, che accompagna, quindi anche sostanze chimiche, industriali, dell’agricoltura, veleni di ogni genere, in mare e, per tale motivo un’associazione di categoria in rappresentanza delle Imprese di Pesca ha scritto al Presidente della regione Siciliana, all’Assessore Regionale all’Agricoltura e pesca alle Autorità politiche presenti sul territorio al fine di chiedere attenzione e sensibilità per un comparto che soffre già da anni a causa di cattiva gestione delle risorse destinate al ripopolamento ittico, alla tutela del mare e dell’ambiente, ecc.
Pubblichiamo di seguito copia del testo integrale della lettera inviata alla Regione Siciliana e ai Prefetti di Palermo e Catania:
Il sottoscritto Pipitone Natale nella qualità di Presidente della Federazione Armatori Siciliani per la Provincia di Palermo – Organizzazione sindacale delle PMI del Settore Pesca (Associazione costituita in data 15.07.1991 presente in tutto il territorio della Regione Siciliana) e componente della Commissione Consultiva della Pesca Regionale Siciliana, nell’interesse dei cittadini utenti consumatori, delle Imprese di Pesca, dei pescatori, degli armatori locali, con la presente rappresenta quanto segue.
Premesso che: In riferimento al riscaldamento globale e al conseguente scioglimento dei ghiacciai, si sono prodotti degli effetti importanti sulle acque degli oceani e dei mari, il cui livello è in crescita continua.
Questo ha prodotto l’aumento della frequenza di alluvioni e inondazioni in maniera significativa.
Secondo uno studio dell’Università dell’Illinois, con un innalzamento del livello delle acque compreso fra 5 e 10 centimetri, assisteremmo ad un raddoppiamento del numero delle alluvioni. Oltre i 10 centimetri, le conseguenze sarebbero gravissime, principalmente per alcune grandi città costiere.
Un più elevato livello delle acque, oltre a tradursi in alluvioni e inondazioni, contribuisce anche ad alimentare tempeste ed uragani che non si limitano a colpire le zone costiere ma si spingono fino all’entroterra.
Eventi di tale portata sono avvenuti nell’intera isola Siciliana, in questi giorni è stata colpita l’intera fascia costiera Ionica con notevoli alluvioni e uragani che hanno trasformato le strade cittadine in fiumi in piena, di grandi portate e notevole pressione, che sia in città che in provincie hanno provocato frane e smottamenti con caduta di alberi di alto fusto con danni rilevanti.
Necessita sottolineare la presenza di un ulteriore degrado ed inquinamento ambientale, costituito dalla presenza di notevole quantità di spazzatura non prelevata per lunghi periodi, fenomeno diffuso su tutta l’isola.
L’ulteriore contributo deriva dall’ assenza di pulizia di caditoie, di condotte fognarie obsolete e non adeguate all’ espansione degli agglomerati abitativi, che hanno di fatto consentito ai reflui di aumentare, tracimando e confluendo nelle acque alluvionali.
Per quanto sopra, l’alluvione ha di fatto trasferito in mare notevoli quantità di materiali inquinanti, lo sversamento in mare ha di fatto snaturato lo stato naturale dell’ambiente marino, che di fatto ha cagionato evidenti danni alla flora e alla fauna marina.
Tale avvenimento ha di fatto procreato l’impossibilità alle marinerie siciliane di potere esercitare in mare il proprio lavoro, con notevoli ricadute sul piano economico degli armatori, dei lavoratori e per le marinerie dell’intero territorio Siciliano.
Per quanto sopra, in presenza di ingenti danni ad abitazioni, automobili e persone, ed in presenza della cattiva e/o assente manutenzione degli spazi pubblici come strade, fognature, caditoie e spazzatura disseminata ovunque, si è attuato il conseguente sversamento in mare di enormi quantità di materiale inquinante.
Facendo riferimento all’art. 2051 del Codice Civile, che recita: “ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito”, la Federazione Armatori Siciliani chiede il riconoscimento dell’avvenuto evento atmosferico con conseguente risarcimento del danno da calamità naturale cagionato agli armatori. alle marinerie del comparto della pesca e ai lavoratori del settore, da riconoscere su tutto il territorio della Regione Siciliana.
La Federazione Armatori Siciliani si riserva di presentare un dettagliato esposto denuncia presso la Procura della Repubblica competente, visto l’ulteriore ed evidente aggravamento da danni ambientali continuati negli anni, e che hanno evidenziato l’assenza di punizione ai responsabili di reati ambientali, oggi considerati veri e propri illeciti penali.
Si rimane in attesa di sollecito riscontro nell’interesse dei cittadini utenti consumatori, delle Imprese di Pesca, dei pescatori, degli armatori locali, si elegge domicilio digitale presso PEC federazionearmatorisiciliani@pec.it e/o domicilio Legale presso lo studio dell’Avv.to Francesco Silluzio sede di Catania, via E. D’Angiò n. 2, tel. 095 7164041.
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