Congiure e congiurati da Londra a Catania

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Congiure  e congiurati da Londra a Catania

Il 5 novembre nel Regno Unito si celebra la “Notte di Guy Fawkes”, chiamata anche “Notte dei falò”, una ricorrenza che si ricollega agli eventi londinesi del 5 novembre 1605, quando un congiurato, Guy Fawkes, cercò di attentare alla vita del re ma fallì e venne arrestato mentre si trovava accanto a dei barili di esplosivo pronti a deflagrare nei pressi della Camera dei Lords. Celebrando il fatto che re Giacomo I d’Inghilterra fosse sopravvissuto all’attentato, le persone fecero esplodere dei fuochi d’artificio per tutta Londra; un mese dopo, venne introdotta la festività pubblica che il 5 novembre di ogni anno evoca con immancabili fuochi di artificio quegli avvenimenti.

Anche Catania ebbe in passato i suoi complotti e i suoi congiurati. Celebre è la cospirazione antimonarchica capeggiata nell’estate 1801 da don Antonino Pirajno, un commerciante che dopo esser stato scoperto dalle forze dell’ordine e sottoposto a processo finì “afforcato” nel “piano della Marina”, l’attuale piazza dei Martiri. Era il 15 dicembre 1801.

La condanna a morte toccò soltanto al Pirajno. Gli altri congiurati catanesi furono condannati al carcere o ai lavori forzati. Conosciamo i loro nomi: Giuseppe Di Stefano, Sebastiano Lo Giudice, un Malerba (Giacomo o Carmelo), Giovanni Bisani e Carmelo Barletta. Il cospiratore Domenico Wurzì riuscì a fuggire. Qualche loro erede può offrire testimonianze di famiglia, nonostate siano trascorsi 220 anni? Sappiamo che don Antonino Pirajno aveva un fratello che si chiamava Gaspare; e che ebbe una sola figlia, Laura, andata poi in sposa a Giuseppe Percolla, capo ufficio presso l’Intendenza (prefettura) di Catania.

I dettagli sulle indagini ed il processo, che cominciarono l’1 settembre 1801, purtroppo sono andati persi. Le carte e i faldoni dell’archivio della Corte capitaneale di Catania andarono infatti distrutti nell’incendio del palazzo dei tribunali avvenuto il 6 aprile 1849.
Gli storici hanno però sopperito in parte alla mancanza di notizie. A Palermo, tra le carte dell’Archivio di Stato, hanno rinvenuto la corrispondenza che ci dà maggiori dettagli sulla congiura, che aveva come data chiave il 22 ottobre, giorno della festa dei Santi dottori, cioè dei santi Cosma e Damiano, a cui è dedicata la chiesa catanese in zona “Stallone”.

Il Castello Ursino fu il luogo di prigionia di Antonino Pirajno, reo di Lesa Maestà. Dopo la condanna a morte, in attesa di salire sul patibolo, stette tre giorni in cappella, in compagnia giorno e notte di quattro membri dell’Arciconfraternita dei Bianchi che avevano avuto il lugubre compito di assisterlo “a ben morire”. Lasciò un testamento. Una traversa di viale Mario Rapisardi porta il suo nome.

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