La prima puntata di “Prodigi – La musica è vita”, è andata in onda su Rai1 in prima serata presentata da Gabriele Corsi e da Serena Autieri, già conduttrice della scorsa edizione. Nove giovanissimi talenti, dai 10 ai 16 anni, si sono messi alla prova tra canto, danza e musica. La giuria che li ha votati era composta da sei noti personaggi: Malika Ayane e il maestro Peppe Vessicchio per il canto, Samanta Togni e Luciano Cannito per la danza, Ermal Meta e Laura Marzadori per la musica.
Quasi il 12% degli italiani, secondo i dati di ascolto Auditel, ha assisto a questo programma. Evidentemente il pubblico è affascinato dai bambini prodigio. Ma possono essere definiti tali i giovanissimi che si sono esibiti in TV?
La definizione di “bambino prodigio” è precisa: è tale chi nasce dotato di facoltà eccezionali e precoci, non riscontrabili nei genitori o in altri antenati. I biologi per spiegare la nascita di bambini dotati di qualità geniali o di particolari capacità ipotizzano la teoria delle mutazioni o quella dell’atavismo. Altri studiosi parlano invece di influsso dell’ambiente più che di eredità genetica.
Anche la parapsicologia – dottrina che studia i fenomeni anomali in modo pseudoscientifico- si occupa dei bambini prodigio. Spiega la loro esistenza con la “teoria delle vite successive”, cioè con la reincarnazione. In base a questa convinzione l’anima è immortale e trasmigra di corpo in corpo portando con sé le qualità e i difetti acquisiti nelle vite precedenti: pertanto le doti precoci derivano da qualità e capacità possedute dalla personalità precedente. I bambini prodigio assimilano con disinvoltura come se in loro si risvegliassero nozioni già conosciute ed antiche. Per loro imparare significa ricordare, perché conservano ancora vive le acquisizioni delle vite precedenti.
A questo punto – come diceva la buonanima di Pazzaglia – la domanda sorge spontanea. L’incredulo si chiede: se davvero i genitori forniscono al nascituro soltanto il materiale genetico per lo sviluppo dell’embrione, se davvero esiste la grande legge della reincarnazione, se davvero tutti noi abbiamo qualità spirituali e un’anima derivati da vite precedenti, perché i bambini prodigio rappresentano un fenomeno cosi raro?
La risposta di chi crede nell’immortalità e trasmigrazione dell’anima (metempsicosi) è questa: i bambini prodigio sono illuminazioni necessarie affinché gli uomini capiscano la realtà profonda; e sono paragonabili ai vulcani: ce ne sono pochi al mondo ma grazie a loro sappiamo cosa c’è sotto la crosta terrestre. Amen.
Guardiamo adesso le cose da un’altra angolazione e, pur affermando che i bambini prodigio manifestano precocemente delle doti, in anticipo rispetto alla norma, è anche vero che tali doti devono essere coltivate con impegno e tenacia. I bambini di talento, dotati di predisposizioni naturali o attitudini, sono quasi sempre supportati da genitori impegnati a coltivarne le doti. Si pensi ad Andre Agassi, uno dei più forti tennisti di tutti i tempi, sottoposto fin dall’età di due anni a durissimi allenamenti dal padre che lo voleva a tutti i costi un campione. Oppure si consideri la biografia di Mozart e di altri personaggi musicalmente molto dotati.
Ma il bambino prodigio per antonomasia fu quello che vedete ritratto nell’illustrazione. Chiamato “Il Bambino Prodigio di Lubecca” visse soltanto 4 anni e 4 mesi (6 febbraio 1721 -27 giugno 1725) strabiliò il mondo e, per il suo ingenium precox, impressionò persino un gigante come Kant.
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