“Un passo alla volta, torneremo a teatro per occupare ogni singola poltrona”. Questo è l’augurio con cui ha esordito Eduardo Saitta sui social, parlando della nuova stagione teatrale
Lo scorso anno, aveva fatto appena in tempo a tornare sulla scena – “Segreti di Famiglia” – per poi trovarsi costretto a rimandare la stagione. Che si è aperta con un recupero, il lavoro scritto da Nino Martoglio, il classico “L’Altalena”, con gli attori Aldo Mangiù, Massimo Procopio, Agatino Ferlito, Eleonora Musumeci, Orazio Torrisi, Fiorella Tomaselli, Lucia Debora Chiaia, Francesco D’Arrigo e Katy Saitta.
“Voculanzicula”, commedia in tre atti, rappresentata per la prima volta il 22 marzo del 1909 al teatro Paganini di Genova, capo comico della compagnia, il grande Giovanni Grasso. Adattata col consueto rispetto da Eduardo saitta che ripropone la medesima scenografia descritta nella sceneggiatura originaria. Una delle formule più care che ci lega al Teatro dei Saitta è panche questa attenzione nella cura dei dettagli scenografici che raramente si discostano da quelli canonici. E’ un piacere immergersi nelle atmosfere proprie dei testi e del pensiero dell’autore. La compagnia della famiglia Saitta si è letteralmente dedicata al pubblico facendogli godere due ore di sano e generoso divertimento.
Secondo appuntamento della stagione per Il Teatro dei Saitta che si ripresenta al pubblico con un classico di Ligi Pirandello, “Pensaci, Giacomino!” in scena dal 26 al 28 novembre.
Oggi il pubblico ha bisogno di storie “vere”, interessanti, di storie possibili e riproporre questo testo significa mettere il pubblico di fronte ad una storia che seppure scritta nel 1916, è di una disarmante attualità.
Mettere in scena un classico pirandelliano non sempre, però, vuol dire andare sul sicuro. La straordinaria semplicità di questo testo, potrebbe portare attori e registi verso una chiave di lettura più contorta, ricercata pur di farne una cosa “nuova”, perdendo di vista l’unica strada possibile: la sua vera essenza. In “Pensaci, Giacomino!”, l’autore racconta un fatto semplice, che si risolve come si risolvono, dovunque ed in ogni tempo, le storie forti, con cuore e sentimento.
L’unica chiave realizzativa possibile appare quindi quella di far vivere agli attori quelle emozioni, quei personaggi, per arrivare dritti al pubblico. Una messa in scena snella, senza orpelli o trovate celebrali, che punta dritta alla parola, che si adagia su essenziali commenti musicali e disegnata all’interno di uno spazio scenico importante ma non a tal punto da distrarre lo spettatore dalla parola. Il mago delle anime ha semplicemente impugnato la penna per raccontare l’impresa del professore Toti così come Salvo Saitta “impugna” le battute per far vivere il professore Toti con grandissima umanità.
Un testo poco presente nei teatri d’Italia, forse perché misurarsi con pièce che sanno di meridione non è semplice per chi non affonda le radici in quella terra; sono testi scritti da una mano internazionale ma dal cuore siculo, commedie che hanno bisogno di vivere e non di essere recitate.
In scena insieme a Salvo Saitta: Eduardo Saitta, Massimo Procopio, Eleonora Musumeci, Annalise Fazzina, Andrea Grasso, Enrico Pappalardo, Katy Saitta.
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