Il Barbiere di Siviglia al Teatro Massimo Bellini diretto da Salvatore Percacciolo

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Il Barbiere di Siviglia al Teatro Massimo Bellini diretto da Salvatore Percacciolo

Bisognava intitolare questo articolo “Il vasa vasa dopo l’Inutil Precauzione”. Spiegherò più oltre il perché. Per adesso basti dire che in una atmosfera di zampillante gioiosità al Teatro Massimo Bellini è andato in scena “Il Barbiere di Siviglia”, capolavoro di Gioacchino Rossini, con la direzione del maestro Salvatore Percacciolo e la regia di Vittorio Borrelli. Orchestra e Coro dell’ente lirico catanese. Maestro del coro Luigi Petrozziello. Maestro al cembalo Gaetano Costa, da segnalare per la sua bravura. Scene di Claudia Boasso e costumi di Luisa Spinatelli, aiutocostumista Giovanna Giorgianni.

Gli interpreti principali sono stati il baritono Alberto Gazale nel ruolo del titolo, il tenore Francesco Marsiglia (Almaviva), il mezzosoprano Marina Comparato (Rosina), il baritono Vincenzo Taormina (Bartolo), il basso Cristian Saitta (Basilio), il soprano Federica Foresta (Berta). A questa compagnia di canto nei turni R, S1 e S2 subentrano rispettivamente Domenico Balzani, Juan De Dios Mateos, Pablo Galvez, Geraldine Chauvet, Alin Anca Doru, Claudia Ceraulo. In tutte le recite il basso Gianluca Failla sosterrà il doppio ruolo di Fiorello e di un ufficiale, mentre Piero Leanza rivestirà il ruolo di Ambrogio.
Alcuni scritturati sono i cantanti vincitori della Prima edizione del concorso lirico internazionale Tributo a Vincenzo Bellini, una sorta di audizione competitiva per giovani specializzati soprattutto nel repertorio belcantistico. Encomiabile iniziativa: un premio che coltiva e premia il talento.

L’allestimento dello spettacolo è del Teatro Regio di Torino con un sorprendente esordio visivo costituito dal sipario, che reca dipinto lo scorcio di una città chimerica, per metà Siviglia (con gli edifici decorati con le tipiche piastrelle azulejos), e per metà Catania, come suggerisce la pavimentazione stradale a mosaico con ciottoli bianchi e neri (tradizionale nei palazzi catanesi) e la presenza di “cassine”, avvolgibili mobili (presenti in scena anche nel primo atto) sconosciuti nei balconi andalusi.

A sipario sollevato lo spettacolo prosegue “senza infamia e senza lode”, giacché non spicca né per particolari qualità né per palesi difetti. Però ci si diverte, soprattutto per alcune trovate geniali del regista, che non riveliamo per non guastare la sorpresa a chi deve ancora andare a vederlo. C’è tempo sino al 3 dicembre.

Il Teatro Massimo Bellini, duramente colpito dalle chiusure durante la pandemia, ha preso tutte le precauzioni per limitare la diffusione di particelle di aerosol contenenti il virus: in buca sono state collocate barriere parafiato di plexiglass (la debolezza del suono era dovuta a queste paratie?); gli orchestrali disposti a distanza ed obbligati all’uso della mascherina; gli strumenti a fiato sono stati posizionati ben separati dalle percussioni; i cantanti in scena ben distanziati; alcuni componenti del coro hanno mantenuto per sicurezza la mascherina; molti cantanti e musicisti sono stati sottoposti al test poche ore prima dell’inizio dello spettacolo; l’ingresso al teatro è stato vietato alle persone prive di certificazione verde anti covid; per tutto il tempo della recita il pubblico ha usato la mascherina… Tutto giusto. Tutto doveroso. Tutte strategie perfette per contrastare il contagio. Ma… “Inutil Precauzione” (è questo il titolo originale de “Il Barbiere di Siviglia”) se poi appena usciti dal teatro, finito lo spettacolo, è tutto un vasa vasa di gente che si scambia fiati, effusioni e baci sino all’ultimo respiro.

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