Il generale di divisione dell’Arma dei carabinieri Giuseppe Governale ha presentato al pubblico accorso ad ascoltarlo alle Ciminiere il suo saggio “Sapevamo già tutto. Perché la mafia resiste e dovevamo combatterla prima?” in cui spiega quali strategie utilizzare per combattere la criminalità organizzata.
Salvo La Rosa, giornalista e volto noto della tv, ha delineato per sommi capi la biografia del generale, palermitano classe 1959, con una cospicua esperienza investigativa svolta in ogni parte d’Italia. Tra le sue esperienze professionali maturate in Sicilia, c’è la nomina a Comandante provinciale dei carabinieri di Catania e, nel 2013, l’incarico di Comandante della Legione carabinieri Sicilia. Divenuto nel 2015 Comandante del Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri (ROS), struttura d’élite dell’Arma con funzioni antimafia e antiterrorismo. Dall’ottobre 2017 a settembre 2020 ha ricoperto la carica di direttore della Direzione investigativa antimafia (DIA), dove ottiene importanti risultati.
I meriti del saggio scritto da Governale sono stati chiariti dallo storico Rosario Mangiameli, studioso dei contesti in cui è andato sviluppandosi il fenomeno mafioso sin dal periodo borbonico. Il generale, da parte sua, ha confermato l’importanza di andare indietro nel tempo per indagare le radici della criminalità organizzata ed il suo modus operandi, già messo in luce dai rapporti giudiziari stilati dal Sangiorgi a Palermo nel 1898-1900 e confermati per sommi capi un secolo dopo dalle dichiarazioni di Tommaso Buscetta.
La mentalità mafiosa e l’omertà, la struttura gerarchica e le procedure messe in atto dai cosiddetti uomini d’onore, il senso di appartenenza e la forza di intimidazione della mafia, il comportamento eccessivo ed ambiguo degli apparati polizieschi dello Stato (si pensi all’azione di Salvatore Maniscalco e di Cesare Mori) sono altrettanti punti di efficacia del “tenebroso sodalizio”, che certamente proverà a mettere le mani sulla cospicua massa di denaro che arriverà con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Per non fare prevalere ulteriormente la convivenza con il fenomeno criminale e la “cultura mafiosa” – ha spiegato il generale Governale – occorre un maggior impegno da parte della scuola e, soprattutto, della Chiesa che, tranne luminose eccezioni (padre Pino Puglisi e padre Giuseppe Diana) è stata sinora piuttosto silente.
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