Io ti presto un frammento di scultura e tu lo esponi ad Atene; in cambio, tu mi concedi una statua senza testa ed un vecchio vaso per il museo di Palermo. No, non è un gioco da bambini ma la trattativa diplomatica intercorsa tra Italia e Grecia per uno scambio di reperti che rivestono un gran valore storico ed artistico: una parte del fregio del Partenone, conosciuto come “frammento di Palermo”, tornerà ad Atene (la scultura rappresenta un piede di Artemide oppure di Peitho, dea della persuasione); mentre il Museo archeologico regionale Antonio Salinas riceverà in cambio due importanti reperti del Museo dell’Acropoli: una statua acefala di Atena (fine V secolo a.C.) e un’anfora geometrica (prima metà VIII secolo a.C.).
Non è la prima volta che il “frammento di Palermo” – l’unico marmo del Partenone conservato nel nostro Paese – vola in Grecia: già nel 2008 era stato prestato per due anni a quella nazione. La decisione era stata presa dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il prestito attuale avrà invece la durata di otto anni, che è il limite massimo per la cessione temporanea di un’opera appartenente alle raccolte pubbliche italiane previsto dal Codice dei Beni Culturali.
Come mai a Palermo si conserva un marmo dell’acropoli ateniese, del V sec. a.C.? Si conosce per quali vie quel fregio del Partenone finì al Museo archeologico siciliano, dove il frammento lapideo è noto anche come “Reperto Fagan” dal nome di un diplomatico inglese che fu artefice delle spoliazioni del patrimonio artistico e archeologico con trafugamenti e vendite all’estero.
Di origine irlandese, Robert Fagan (Londra,1761? – Roma, 1816) fu un pittore e commerciante che fece fortuna a Roma, per poi divenire console inglese a Palermo negli anni 1809-1811. In Sicilia, per via dell’amicizia con la regina Maria Carolina, nel 1808 ottenne il permesso di condurre scavi nella Villa del Casale di Piazza Armerina, a Tindari e nel resto dei siti archeologici siciliani. Molti dei reperti di scavo vennero mandati in Inghilterra.
Quando Fagan, oppresso dai debiti si suicidò gettandosi da una finestra a Roma, la vedova – Maria Ludovica Flajani, la bella ragazza che vedete nella foto – cercò di portare via dalla Sicilia due statue antiche ed altri reperti che vennero sequestrati dalle autorità. La tentata esportazione è documentata da una lettere scritta dall’intendente di Palermo il 25 luglio 1818 (Graditi, 2003, pp. 250-255). Il museo palermitano comprò la collezione di Fagan e così rimase a Palermo quel fregio raffigurante il piede di una dea, che era stato trafugato a inizio Ottocento e comprato dal diplomatico britannico.
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