Questo è il resoconto di un trionfo. Il duo Francesco Nicolosi al piano e Uto Ughi al violino ieri sera ha riscosso, come era prevedibile, un gran successo al Teatro Massimo Bellini, traboccante di pubblico. Entusiasti e generosi gli applausi. Oggi si replica al Teatro Garibaldi di Modica, con lo stesso programma: la Sonata per violino e pianoforte n. 5 “La Primavera” di Beethoven e la Sonata per violino e pianoforte in La maggiore di Cesar Franck.
Il recital si è concluso con bis dalle sonorità iberiche: la vibrante Serenata di Pablo di Sarasate ha condotto l’ascoltatore nella Spagna moresca, mentre le allusioni stilistiche spagnoleggianti erano contenute nella Introduzione e Rondò Capriccioso del compositore francese Camille Saint-Saëns. La Ridda dei Folletti, di Antonio Bazzini, – altro bis – ha evocato invece l’Europa del Nord, dove fiabe e leggende si ispirano agli elfi ed ai silfi, agli gnomi ed ai folletti: ascoltando il brano sembrava di vederli saltabeccare nei boschi.
Tuttavia, più che un viaggio geografico, quello proposto dal recital dei maestri Nicolosi ed Ughi è stato una esaltante esplorazione dei sentimenti che palpitano nell’interiorità dell’essere umano. I due strumenti, piano e violino – mercé la finezza espressiva degli esecutori – sono le diverse voci dell’animo umano e, dalla loro dialettica e mutevole progressione ritmica, scaturisce tutto il processo delle esperienze interiori: l’erompere delle passioni, lo sconforto e l’amarezza, la fiducia e la speranza, l’amore come anelito verso l’infinito.
Emblematica, al riguardo, la Sonata di Cesar Franck, che ha come elemento essenziale, come struttura portante fondamentale, la forma ciclica: i temi variati e trasformati si rincorrono con continui mutamenti ma, alla fine, resta costante un elemento musicale di fondo, così come nella vita di ognuno di noi vi è una persistenza, un elemento guida, un motivo conduttore, che ci accompagna dal primo all’ultimo giorno della nostra avventura umana. Chiamiamolo pure temperamento oppure destino individuale.
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