Gli stupri di massa, commessi in ogni tempo e in ogni luogo dalle truppe occupanti, documentano che sono soprattutto le donne a subire la guerra: è così sin dal tempo del Ratto delle Sabine. Ma la guerra può anche essere uno strumento di emancipazione femminile e di sfida ai pregiudizi della società.
Le femministe russe, ad esempio, adesso che c’è il conflitto con l’Ucraina, hanno alzato la voce. “Come cittadine russe e femministe, condanniamo questa guerra. Il femminismo come forza politica non può essere dalla parte di una guerra di aggressione e occupazione militare. Il movimento femminista in Russia lotta per i soggetti più deboli e per lo sviluppo di una società giusta con pari opportunità e prospettive, in cui non ci può essere spazio per la violenza e i conflitti militari”. E’ questo un passaggio del “Manifesto della resistenza femminista contro la guerra”, pubblicato dalla piattaforma della “Opposizione attiva femminista” russa.
“La guerra – si legge ancora – intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani. La guerra porta con sé non solo la violenza delle bombe e dei proiettili, ma anche la violenza sessuale: come dimostra la storia, durante la guerra il rischio di essere violentata aumenta di molto per qualsiasi donna. Per questi e molti altri motivi – prosegue il manifesto -, le femministe russe e coloro che condividono i valori femministi devono prendere una posizione forte contro questa guerra scatenata dalla leadership del nostro Paese”.
Nel manifesto si chiede quindi alle femministe in tutto il mondo “di partecipare a manifestazioni pacifiche e lanciare campagne offline e online contro la guerra”.
Le attiviste italiane, sparse nelle grandi e piccole città sotto diverse sigle, hanno risposto all’appello con manifestazioni per la pace che si sono tenute e si terranno in collaborazione con parrocchie e gruppi ambientalisti e antiviolenza.
Le femministe russe sono da anni la spina nel fianco di Vladimir Putin. Lo osteggiano affiancando i movimenti anti-governativi. La band punk-rock delle Pussy Riot, ad esempio, nel 2012 organizzò plateali manifestazioni contro il presidente Putin, che fecero scalpore con una eco mondiale.
In Russia esiste un “femminismo radicalizzato” che promuove “la rinuncia alla creazione di una famiglia e il parto dei figli”.
Donne che non vogliono figli: puzzano di zolfo come il diavolo e sono additate con disprezzo da alcuni rappresentanti della Chiesa ortodossa russa, che ha definito il femminismo un “peccato mortale”.
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