Ieri Catania in piazza per una manifestazione indetta dai giovani di Disoccupazione Zero per protestare contro il disegno del Governo Meloni di tagliare, manomettere o limitare il Reddito di Cittadinanza. Un altro vero e proprio attacco a tutto ciò che significa povertà, perché nel nostro Paese la povertà è diventata da tempo un crimine. Gli sfrattati, i senza fissa dimora, i precari, i senza lavoro diventano dei criminali e, di conseguenza, il Reddito di Cittadinanza viene criminalizzato, ignorando che il
RdC non è la soluzione al problema della mancanza di lavoro, anche se è necessario evidenziare che nel periodo della pandemia ha sostenuto tante famiglie. Solo circa un anno fa, l’INPS aveva fornito i dati sull’efficacia della misura. Nel XX Rapporto Annuale dell’Istituto accettava che almeno i due terzi della platea dei beneficiari è composta di persone lontane dal mondo del lavoro e quindi inoccupabili. Si tratta di persone con difficoltà psichiche e fisiche (circa 450mila), oppure minori (1milione e 350mila), oppure anziani (200mila percepiscono la pensione di cittadinanza) e che quindi per tutti loro il RdC va considerato come un reddito minimo, utile a favorirne l’inclusione sociale, invece che una misura che serve a proiettarli nel mondo del lavoro.
Eppure tutta la campagna del governo Meloni si concentra proprio sulla presunta inefficacia che il RdC avrebbe dimostrato come misura di inserimento lavorativo. Quindi, invece di cogliere il dato macroscopico fornito dall’INPS, che ha segnalato come accanto al RdC sia stato fondamentale l’utilizzo di uno strumento aggiuntivo, il Reddito di Emergenza, introdotto con la pandemia, che è servito a coprire 1milione e 300mila persone in più (dati INPS settembre 2021) che non potevano accedere al RdC ma che erano comunque in condizioni di grandissima sofferenza.
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