“Queste riforme che auspico e sono certo avverranno in armonia, ascoltando tutte le voci della giustizia, avranno un elemento non trattabile: l’indipendenza e l’autonomia della magistratura“. Il ministro Nordio, alla corte d’Appello di Venezia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023, ribadisce la “sacralità” dei principi costituzionali relativi al potere giudiziario.
“Se non avessi questa concezione – continua il Guardasigilli – non avrei esercitato e indossato una toga per 40 anni, proprio qui a Venezia, con dignità e onore, come sancisce la Costituzione”. Fuori discussione è poi una riforma che sottoponga i pubblici ministeri all’esecutivo: “Figuriamoci se io, che sono stato pubblico ministero per 40 anni, possa soltanto immaginare che la mia funzione finisse sotto controllo politico”.
Nordio si rivolge anche all’avvocatura: “Sono figlio, fratello e cognato di avvocati, e io stesso l’ho fatto un paio d’anni prima di essere un magistrato. Potete immaginare quanto io onori la vostra professione”. Ricorda, poi, che la “cultura della giurisdizione” si regge “su magistratura e avvocatura, con funzioni diverse, ma con pari dignità“.
Il Guardasigilli pone particolare attenzione anche a uno dei punti su cui il Ministero sta lavorando: la giustizia di prossimità, grazie alla “digitalizzazione e implementazione telematica”.
Un’occhio di riguardo, poi, a Venezia: la sede della cerimonia – l’aula di Assise del tribunale, a Rialto – è quella “in cui 47 anni anni fa prestai giuramento alla Costituzione come magistrato e dove ho sempre svolto per oltre 40 anni la mia carriera”.
Nordio si sofferma sulle criticità e specificità della città lagunare, ricordando che è “un unicum, visto che la trasmissione dei fascicoli avviene per via acquea” e, riprendendo quanto detto dal presidente della Corte d’Appello, Carlo Citterio, assicura che la questione della carenza di personale amministrativo “va risolta con una priorità assoluta”.
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Di digitalizzazione nel settore giustizia parla anche il capo di Gabinetto, Alberto Rizzo, che interviene alla cerimonia della corte d’Appello di Bologna e anticipa il rinnovo di un protocollo con il
Ministero della Cultura, il Csm, la Cassa delle Ammende e l’Archivio Flamigni. Le persone detenute saranno coinvolte nella “digitalizzazione dei processi di interesse storico, compresi alcuni che riguardano da vicino le ferite di Bologna”, con l’obiettivo di assicurarne la conservazione e favorire la memoria. “In fondo, noi – continua Rizzo, citando José Saramago – siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo”.
Tra le iniziative del Ministero, il capo di Gabinetto ricorda “Filo diretto”: “L’ho personalmente proposto al Ministro e fortemente voluto per assicurare ai singoli uffici giudiziari un canale semplice e tempestivo, come l’invio di una mail, per ricevere risposte puntuali ai quesiti operativi proposti”. E annuncia l’ampliamento del progetto, nelle prossime settimane, anche al distretto dell’Emilia-Romagna.
Infine, le attività che realizzano la “cittadinanza digitale”. Rizzo fa riferimento al progetto Polis, in corso di perfezionamento: “Attraverso uno sportello unico di prossimità – attivato in circa 7.000 comuni – consentirà ai cittadini di usufruire di servizi di accoglienza, di informazione e accompagnamento in diverse materie”, come la volontaria giurisdizione e il rilascio di certificati.
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