Il 10 giugno si è consumato l’ultimo atto della farsa iniziata nel 2017 quando Bersani in disaccordo (lui diceva) con le politiche del PD di Matteo Renzi uscì in maniera teatrale da quel partito. Con lui andarono Speranza , Scotto e altri deputati assieme a tanti iscritti che chiedevano a gran voce la nascita di un partito che si identificasse in maniera palese con quei valori di sinistra che il PD aveva perduto lungo la strada.
Orbene questo non è accaduto dopo due elezioni nazionali, due regionali, una miriade di congressi, riunioni, chiacchere e distintivi “la cosa “ non solo non ha partorito ma non è stata neppure inseminata.
Solo ora si è capito il perché, più passava il tempo più la fondazione del partito veniva rimandata più veniva il sospetto. I cosiddetti Bersaniani, coloro che hanno architettato questo piano, sono usciti perché sapevano che Il PD di allora li avrebbe fatti fuori dalle liste per le nazionali del 2018, quindi con i militanti che ci credevano hanno buttato polvere, fatto fumo e il quella tornata qualcuno riuscì a riprendere la comoda poltrona di deputato o Senatore, senza però portare a nulla di concreto se non iniziare un lento tentativo di riavvicinamento al PD, nel frattempo tenevano la base buona facendo promesse di costituire sto partito di sinistra sapendo che era una menzogna.
Con le elezioni dell’anno scorso la maschera del tradimento incominciò a delinearsi, Speranza , Scotto e c. prima entrarono tra i dirigenti del PD poi si fecero eleggere nella le loro liste, precisamente in 5 . Ora sciolgono Art. 1 ma con quale parvenza di legalità? a che titolo Speranza deputato del PD ,dirigente del PD scioglie un movimento politico di cui non fa più parte ? Simone Bartoli segretario regionale del ex Art. 1 che è a capo di quella base che rigetta il rientro nel PD e che non vuole più essere usata, non ci stà è preannuncia azioni legali per dichiare nulla l’assemblea di sabato 10 giugno convocata da Speranza .
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