Libere donne contro la mafia al Castello Ursino

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Libere donne contro la mafia al Castello Ursino

Una serata per parlare di legalità e di lotta alle mafie. Il 19 luglio – giorno dell’anniversario della strage di via d’Amelio –  alle 21, al Castello Ursino di Catania, nell’ambito di Catania Summer Fest 2023”, si parlerà e si metterà in scena la legalità per non dimenticare le vittime delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.

In scena lo spettacolo “Libere. Donne contro la mafia” di e con Cinzia Caminiti e, a seguire, un dibattito con l’avvocato Enzo Guarnera presidente dell’Associazione Antimafia e Legalità e con il dottor Mimmo Palermo, il dottor Glauco Lamartina e la dottoressa Elisa Maiorca di “Cooperativa Prospettiva” insieme alle forze sane della città.

Organizzatori della serata e di questo momento di riflessione l’Associazione Città Teatro, in collaborazione con la Cooperativa Prospettiva, l’Associazione Antimafia e legalità e le Agende rosse di Paternò.

“Libere. Donne contro la mafia” vede protagoniste in scena., oltre alla stessa autrice Cinzia Caminiti, Barbara Cracchiolo, Simona Gualtieri e Sabrina Tellico. Regia Cinzia Caminiti, aiuto regia Nicoletta Nicotra, azioni mimiche Barbara Cracchiolo, Simona Gualtieri e Sabrina Tellico, costumi sartoria Ina Costa, produzione Associazione CittàTeatro.

“Una manifestazione che servirà ad esserci, a contarci, a ricordare, a parlarne e a fare il punto della situazione”, dice Cinzia Caminiti. “Interverranno le forze sane di questa città: esperti del settore giustizia, magistrati, sociologi, giornalisti, artisti, avvocati e tutti insieme, inoltre, si assisterà ad uno spettacolo che in questi anni ha dato una grossa mano all’antimafia perché presentato e accolto in vari teatri italiani e scuole del catanese con grande successo e partecipazione”.

Libere – donne contro la mafia è diventato da subito un mezzo per fare non solo evasione ma anche e soprattutto impegno civile. “Lo spettacolo – dice Caminiti – si prefigge di avvicinare i giovani all’antimafia in quanto parte dal principio che per sconfiggerla bisogna intanto levarle il consenso e chi se non i giovani possono far questo?  E poi per seguire le parole del giudice Paolo Borsellino che diceva sempre a tutti: “Parlatene, parlatene ché parlarne serve a fare memoria e ad instillare la bellezza della legalità nelle vene”.

 

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