Gentili lettori,
Abbiamo ricevuto una mail da un nostro lettore riguardante le presunte anomalie e dubbi sulla situazione dell’aeroporto di Catania. Riteniamo che sia fondamentale fornire uno spazio aperto e trasparente per condividere queste preoccupazioni e promuovere una discussione costruttiva sull’argomento.
La nostra missione giornalistica è sempre stata quella di informare i nostri lettori con obiettività e imparzialità, e consideriamo importante dare voce a tutte le opinioni e prospettive riguardanti una questione di rilevanza pubblica come questa.
Vi invitiamo, dunque, a leggere attentamente il contenuto della mail che abbiamo ricevuto, il quale solleva alcune questioni interessanti riguardanti l’aeroporto di Catania. Al termine della lettura, come sempre, siamo aperti a pubblicare eventuali contributi contraddittori o ulteriori informazioni che possano contribuire a far luce su questa vicenda.
Senza ulteriori indugi, di seguito, trovate il testo della mail che ci è stata inviata.
Testo della mail:
Movimento Mec, Vussia e Vussia contro Nerone: Il Terminal A è riaperto, ma il piano di sicurezza no. PROSEGUONO I DISAGI
DOCUMENTO PRELIMINARE DI ANALISI DI MEC E VUSSIA SULLE PROCEDURE DI EMERGENZA E SICUREZZA
Annunciata la riapertura, questa mattina i voli continuano ad essere cancellati, dirottati, in ritardo, nella quasi totalità. “Nell’attesa di sapere quando si tornerà alla normalità, avvertiamo Regione Siciliana e SAC che tra ieri sera e questa mattina si è consumata un’altra brutta figura. Meglio stare in silenzio, finché le cose non sono davvero in ordine. Ovviamente, sappiamo che la responsabilità è sempre di altri. In questo caso forse le compagnie aeree.” Questa la reazione del presidente del Movimento Elettori e Consumatori e dei Comitati Vussia Claudio Melchiorre che attraverso gli studi legali e le mail associative continuano a raccogliere le richieste di indennizzo e risarcimento per danni materiali e biologici oltre che ritardi e rimborsi.
I consumatori puntano la loro attenzione sul Piano di Emergenze Interno, pubblicato dalla SAC. Dalla lettura del documento emergono incongruenze che spiegano chiaramente la ragione della mancata gestione dell’emergenza del 17 luglio scorso.
La disciplina di riferimento, stringata e ben chiara, è il D.Lgs. 81/2008, il cosiddetto Testo Unico della Sicurezza. Alla sez. Gestione delle emergenze, all’art. 43, vengono ben descritti compiti del datore di lavoro (quindi del management):
- Ai fini degli adempimenti di cui all’articolo 18, comma 1, lettera t), il datore di lavoro:
- a) organizza i necessari rapporti con i servizi pubblici competenti in materia di primo soccorso, salvataggio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza;
- b) designa preventivamente i lavoratori di cui all’articolo 18, comma 1, lettera b);
- c) informa tutti i lavoratori che possono essere esposti a un pericolo grave e immediato circa le misure predisposte e i comportamenti da adottare;
- d) programma gli interventi, prende i provvedimenti e dà istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave e immediato che non può essere evitato, possano cessare la loro attività, o mettersi al sicuro, abbandonando immediatamente il luogo di lavoro;
- e) adotta i provvedimenti necessari affinché qualsiasi lavoratore, in caso di pericolo grave ed immediato per la propria sicurezza o per quella di altre persone e nell’impossibilità di contattare il competente superiore gerarchico, possa prendere le misure adeguate per evitare le conseguenze di tale pericolo, tenendo conto delle sue conoscenze e dei mezzi tecnici disponibili.
e-bis) garantisce la presenza di mezzi di estinzione idonei alla classe di incendio ed al livello di rischio presenti sul luogo di lavoro, tenendo anche conto delle particolari condizioni in cui possono essere usati. L’obbligo si applica anche agli impianti di estinzione fissi, manuali o automatici, individuati in relazione alla valutazione dei rischi.
- Ai fini delle designazioni di cui al comma 1, lettera b), il datore di lavoro tiene conto delle dimensioni dell’azienda e dei rischi specifici dell’azienda o della unità produttiva secondo i criteri previsti nei Decreti di cui all’articolo 46.
Quindi, cosa va fatto?
Bisogna informare personale e pubblico, programmare interventi, nonché prendere provvedimenti affinché il personale, e quindi il pubblico, sappiano come possano abbandonare immediatamente il luogo di lavoro. Le procedure e la quantità di personale coinvolto devono essere definiti tenendo conto le dimensioni dell’azienda. Fontanarossa è un’aerostazione di categoria otto, in cui transitano 10 milioni di passeggeri l’anno.
Gli interventi programmati devono essere semplici, rapidi, efficaci e ben coordinati.
Torniamo alla lettura del Piano di emergenza attuale, poiché non abbiamo notizia di un precedente. Notiamo anzi che un precedente documento, pubblicato da Sud Press, ed emesso dalla SAC, con Prot. int. 807/23 ed.1 rev 0, riferito al terminal C, nel documento diffuso ieri da SAC, appare mai emesso. Per la cronaca, ed.1 rev.0 significa che non ha riferimenti precedenti e che è la prime versione del documento di sicurezza. Forse è stato un errore del consulente delle emergenze redigerlo, protocollarlo, inviarlo, compresa l’indicazione di un ex dipendente deceduto tra i responsabili delle emergenze.
Appare chiaro che anche nel nuovo documento, alcuni concetti sono presenti ma, per il caso che sembra essersi verificato (emergenza estesa – livello 2) incredibilmente mancano tanto le procedure di avviso, nel documento SAC chiamata ‘segnalazione’, per i lavoratori e per gli utenti (che la norma equipara ai dipendenti, quanto a diritti e livello di protezione). In questo documento, appare la sola indicazione di telefonare a vari soggetti come la Polizia e i Vigili del Fuoco e, infine, l’eventuale evacuazione gestita però sempre da Forze Pubbliche, e solo in alcuni casi. In sostanza, il piano di evacuazione non c’è e assomiglia terribilmente ad un documento di emergenza e sicurezza che potrebbe essere adottato da un negozio con cento metri quadri di superficie.
Molte attività di emergenza, ancora oggi, vengono demandate ad una squadra di emergenza esterna, composta da solo tre persone. A noi pare che questa prescrizione cozzi con l’obbligo di legge di designare un numero di soggetti congruo alle dimensioni dell’azienda, per affrontare le emergenze.
La procedura pubblicata non precisa nulla circa l’evacuazione delle diverse aree e non viene comunicato chi deve intervenire, né in che modo.
Nelle scuole il piano di emergenza e sicurezza è sicuramente più articolato.
I nostri figli hanno svolto a scuola, almeno una volta l’anno, delle esercitazioni di evacuazione, hanno imparato i percorsi, chi era il soggetto da seguire e l’area dove attendere la fine dell’emergenza. Ebbene, all’interno dell’aeroporto, secondo i documenti presentati non esiste alcuna procedura, nessuna maestra da seguire e nessun luogo sicuro. Il consulente della sicurezza delle scuole è spesso un docente di ruolo o un Assistente Amministrativo. All’aeroporto c’è un consulente esterno. Ovviamente, ci sono anche dei responsabili della sicurezza sindacali.
La notte dell’incendio e ora.
Quella notte non è stata attuata alcuna procedura di evacuazione, perché, probabilmente, non c’era. Secondo il nuovo documento, la situazione non è cambiata. Ci permettiamo di notare che l’ASP ha dato delle limitazioni e che sui documenti è chiaramente scritto che la bonifica NON è stata completata.
Conclusione:
Vi ringraziamo per la vostra costante attenzione e partecipazione alla nostra comunità informativa. Siamo grati per la fiducia che ci affidate nella condivisione di queste questioni importanti e vi ricordiamo che siamo sempre disponibili a fornire uno spazio aperto e imparziale per discutere e approfondire argomenti di interesse pubblico.
Cordiali saluti,
Lascia un commento
You must be logged in to post a comment.