Quando tutto si metterà a tacere su di lei, sperando di ritornare ad ascoltare ed ascoltarsi, allora potremmo leggere i suoi libri, il suo attivismo e la sua voglia di costruire (ad oggi ahimè illusoria) una società priva di patriarcato negativo che per millenni ha solo creato danni alle donne, madri,amiche e sorelle.
Michela Murgia non era solo una scrittrice, giornalista, drammaturga italiana, era qualcuna di più, era quella piccola goccia d’acqua che per anni ha parlato alla pietra, a volte scalfendola altre invece no. Michela era un’ anticonformista, perché tutto il “conformismo per eccellenza”, lei lo aveva vissuto e denunciato. È andata controcorrente con civiltà ed intelligenza sapeva anche litigare senza perdere le staffe. In una delle sue ultime dichiarazioni durante un meeting esclamò: -“Volete cambiare il mondo? Allora disobbedite!”-
Disobbedire per cambiare le cose, ma tutti però. Vincitrice dei premi più prestigiosi, originaria di Cabras in Sardegna si è risposata appena in tempo e controvoglia per regolarizzare la sua posizione e quella del compagno oggi marito per mancanza di leggi che tutelino le coppie di fatto senza essere unite con il vincolo dei fogli di carta.
Dalla sua morte che non è per forza la fine, si ricomincia da capo, come? Portando avanti il suo amore per una società diversa e più tollerante verso i diversi. Sta a noi quindi, non farla morire ma farla eternamente vivere di nuova linfa e di fermezze d’opinioni.
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