Il Teatro Vitaliano Brancati e la Sala Giuseppe Di Martino – Fabbricateatro sono stati i palcoscenici per due monologhi – “Sconosciuto in attesa di rinascita” di e con Sergio Del Prete e “Progetto Cristo” scritto ed interpretato da Alberto Corba – e per il testo drammatico a più voci di Christopher Durang, “Il Bebe” con adattamento e regia di Raffaele Furno.
Prima di recensire i tre spettacoli, collegati tra loro da un sottile filo rosso, occorre ricordare che essi sono inseriti nel Fringe festival Catania Off, giunto alla sua seconda edizione con la direzione artistica di Renato Lombardo e Francesca Vitale.
Guardando l’allestimento dei lavori teatrali e, più in generale, analizzando il denso programma dell’evento, in corso a Catania sino al prossimo 29 ottobre, ci si rende conto della complessità dell’operazione culturale messa in campo con il Fringe festival Catania Off. Gli ideatori del festival – che è collegato a quelli più celebri di Edimburgo, Avignone e Milano- sono stati capaci di concentrarsi sull’organizzazione logistica di un evento di grandi dimensioni. Ben 64 spettacoli in 31 spazi nei diversi quartieri della città allo scopo di fare crescere il tessuto culturale nel territorio, non tralasciando anche un altro importante obiettivo, su cui puntare negli anni post-covid: aiutare gli artisti “indipendenti” e per farli conoscere al pubblico.
Tra i gruppi invitati ad esibirsi e, in qualche modo, esaminati artisticamente dal pubblico etneo, emergerà qualche artista o compagnia che si affermerà nei prossimi anni? Sarebbe bello trovare qui a Catania un nuovo Cristian Ceresoli, lo scrittore divenuto famoso dopo aver esordito nel 2012 con un testo inedito presentato ad un Fringe, che in genere è un festival privo di giuria, un festival delle arti ad accesso libero, o, per antonomasia, un “fringe festival”.
La struttura drammaturgica degli spettacoli che abbiamo visto ieri sera e che saranno replicati sino a domenica è piuttosto complessa, così come le domande che si pone Sergio Del Prete, autore interprete e regista del monologo “Sconosciuto in attesa di rinascita”: se mia madre non mi avesse fatto nascere cosa sarebbe stato di me? Questa domanda nasce da una banale discussione tra i suoi genitori, dalla quale viene a sapere che la madre, prima che lui nascesse, ha abortito. Ecco la scintilla, ecco il pensiero che gli cambia la vita.
Alberto Corba ha scritto invece il monologo comico “Progetto Cristo” che ha interpretato con travolgente comicità interrogandosi sul rapporto tra uomo e chiesa. La sua risposta è sferzante, in polemica con il ruolo di tutte le chiese nella vita dell’uomo. Dio ha fallito, non riesce ad avere successo tra gli uomini. Il monologo
va oltre alla risata e colpisce a fondo, con domande in cerca di risposte sulla nostra natura.
Il mestiere più difficile del mondo? Quello del genitore, perché non si impara in nessuna scuola. Anche essere figlio, però, non è così facile. Questo contrasto generazionale dà vita ad una tragicommedia surreale ed attuale sul diventare adulti. Questo il tema di “Bebè” un testo di Christopher Durang, con adattamento e regia di Raffaele Furno. Spigliati e volenterosi gli interpreti – Alessia Consoli, Christine Righi, Alessandro Rocca, Mario Rocca, Mariachiara Signorello – che rivestendo i vari ruoli hanno reso credibile la trama il tragicomico, folle e crudo percorso di crescita che porterà il bebè a doversela cavare da solo.
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