Non passa giorno, o quasi, che a Catania non si svolgano simposi o dibattiti dedicati al PNRR, una sorta di Piano Marshall del XXI secolo che sta impegnando in una corsa contro il tempo soprattutto gli ingegneri, gli architetti ed i commercialisti.
Proprio per queste categorie professionali è stata organizzata una Tavola rotonda, nell’Aula magna nel Palazzo centrale dell’Università di Catania, sul tema “I benefici socio-economici sul territorio ed i modelli per valutarli”.
Dopo i saluti del sindaco di Catania Enrico Trantino e della prorettrice Francesca Longo, una dirigente del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha descritto per sommi capi i molti i progetti finanziati dal PNRR nei territori della città metropolitana di Catania, con il coinvolgimento dei comuni ed enti pubblici.
La Tavola rotonda è stata introdotta e coordinata da Antonio Pogliese, presidente del Centro di documentazione, ricerca e studio sulla cultura dei rischi.
I relatori sono partiti dalla constatazione che la Sicilia è il sud del sud. Basti considerare che il Pil pro-capite del Trentino o della Lombardia è tre volte superiore a quello della nostra regione. Il PNRR potrebbe essere una occasione di sviluppo se ben governato, ma sembra che questa occasione andrà persa senza una chiara visione di insieme.
Al riguardo, collegato in video conferenza, Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, si è chiesto a quale vocazione sia candidata Catania. “Vogliamo davvero che ridiventi un polo industriale seppure con manifatture “leggere”? Oppure vogliamo puntare sulle potenzialità della città come centro di cultura?”.
La risposta a queste domanda dovrebbe essere univoca, affinché tutti gli attori sociali del cambiamento puntino verso un’unica direzione. Invece, al momento, manca un modello ambientale ed urbanistico.
I quattro atenei dell’Isola, da parte loro, hanno sottoscritto un protocollo per la ricerca e il PNRR ma sembra che l’iniziativa non sia decollata come dovrebbe. Al momento stenta anche a partite il grande polo culturale che è stato immaginato nel cuore della città, nelle ampie aree un tempo occupate dagli ospedali Vittorio Emanuele e Santa Marta.
Una cosa è certa: Catania rischia di non andare al passo con i tempi. La delinquenza comune e la criminalità organizzata, i tempi lunghi della giustizia e l’inerzia burocratica, i collegamenti intermodali insufficienti, il rischio sismico (per l’edilizia pubblica e privata) ed il dissesto idrogeologico, non rendono appetibile la città agli investitori.
Ciononostante si respira aria di fiducia e resta notevole l’aspettativa dei benefici del PNRR sul sistema Paese e sui territori.
Lascia un commento
You must be logged in to post a comment.