Si è conclusa l’edizione del 2024 dello spettacolo teatrale che ha entusiasmato i Catanesi. L’arcivescovo, monsignor Luigi Renna, “Una delle rappresentazioni della storia di Sant’Agata più efficaci, che spero possa essere proposta in tutt’Italia e anche oltre”. Il sindaco Enrico Trantino, “Viva Sant’Agata, viva Catania”. Felice Cavallaro, giornalista del Corriere della sera, “la storia di Agata ci riporta alla cifra delle tragedie greche“. La guerra come martirio e la commozione di Giulia Epaminonda, che interpreta Antonietta, personificazione del Popolo, non solo catanese. La magia della chiesa di San Nicolò l’Arena e la jeep americana e la moto con sidecar tedesca davanti al tempio grazie all’associazione Titani di Trinacria
Lo è stato prodotto da Buongiorno Sicilia e Vision Sicily, gli stessi produttori dell’Inferno di Dante, che, patrocinato da Ars, Assessorato regionale al Turismo, Comune di Catania e Comitato per la Festa di Sant’Agata, aveva debuttato il 22 gennaio nella chiesa di San Nicolò l’Arena.
“Davvero una delle rappresentazioni della storia di Sant’Agata più efficaci e che spero possa essere proposta in tutt’Italia e anche oltre” ha detto l’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna, parlando agli spettatori, entusiasti dopo aver assistito alla replica di ieri.
“Uno spettacolo – ha aggiunto il Presule –, fedele alla passio, a un testo che narra in maniera veritiera il martirio ed è intrecciato a un evento storico, uno dei tanti che hanno fatto temere per il busto reliquiario: l’arrivo degli Alleati nel 1943 e la paura che potessero portar via il tesoro di Sant’Agata. Poi attori favolosi, una grande cura dei costumi e l’intuizione registica di inserire un coro, tipico della tragedia greca, in questa narrazione che coinvolge e fa emozionare”.
Anche Felice Cavallaro, giornalista del Corriere della sera, ha sottolineato come la vicenda di Agata sia stata “trasformata con questo lavoro da Giovanni Anfuso in qualcosa che ci riporta alla cifra delle tragedie greche: ed è una somma di sensazioni, di passioni, di trasporti a fare di questa rappresentazione un’opera teatrale completa”.
Ad assistere a una delle recite – il matinée presentato da Salvo La Rosa e organizzato da Eris Formazione, diretta da Antonio Oliveri, per diverse scuole etnee – anche l’assessore regionale al Territorio e Ambiente Elena Pagana e il sindaco metropolitano Enrico Trantino. E quest’ultimo, rivolgendosi agli studenti, ha detto: “Amiamo Sant’Agata, amiamo la città, viva Sant’Agata, viva Catania!”.
A rendere in scena Agata, la Santa fanciulla sono Barbara Gallo (Madre Mirella), Davide Sbrogiò (Quinziano), Ivan Giambirtone (Orazio Pennisi) e Cecilia Guzzardi (Agata), Giulia Epaminonda (Antonietta), Michele Carvello (James Lanciano), Bruno Prestigio (Melvin Konner), Elena Ragaglia (Afrodisia), Francesco Rizzo (Silvano), Franco Colaiemma (San Pietro) e Luciano Fioretto e Alice Canzonieri (Corifei). Consensi anche per il coro: Francesca Castro, Andrea Gigante, Martina Giuffrida, Manuela Grimaldi, Marta Marino, Lucio Rapisarda, Rachele Ruffino, per gli elementi scenici e i costumi, di Riccardo Cappello, per le musiche di Nello Toscano, le coreografie di Fia Distefano, le acconciature di Alfredo Danese. Vanno citati poi Simone Trischitta, cui si deve l’Organizzazione Generale dello spettacolo, l’aiuto regista Lucia Rotondo, l’assistente alla regia Angelo Bertolo, il light designer Davide La Colla e il fonico Enzo Valenti.
Tra i momenti più emozionanti quello in cui Giulia Epaminonda, che interpreta Antonietta, simbolo del Popolo catanese, scoppia a piangere quando, rievocando la morte dei genitori, pronuncia la battuta “Allora questa guerra è un martirio?”
“Antonietta – ha spiegato l’attrice -, suscita la reazione di Madre Mirella quando le chiede di raccontarle il martirio di Sant’Agata come se fosse una favola. E quando la Superiora le spiega che un martirio si verifica ‘quando un uomo viene ucciso per mano di un altro uomo’, non riesce a trattenere le lacrime, colpita dall’atrocità del conflitto e dal collegamento tra la storia della Santa e la propria vicenda familiare. Così, Antonietta, diventa l’emblema della sofferenza di tutti i Popoli torturati dalle guerre”.
Tutto il cast è stato impeccabile e inappuntabile, ciascuno nei propri ruoli, segno di bravura personale e delle capacità registiche di Giovanni Anfuso. Una menzione particolare merita l’interpretazione di Barbara Gallo nel ruolo della Badessa Mirella che ha brillato per pathos e abilità tecnica e stilistica, difficile a trovarsi oggidì.
Uno spettacolo, Agata, la Santa fanciulla, che ha destato interesse anche per l’aver esposto davanti al tempio una jeep americana e una moto con sidecar tedesca grazie all’associazione Titani di Trinacria, associata all’Automobil Club Storico italiano.
“Ci occupiamo – ha spiegato il vicepresidente Toti Finocchiaro – del collezionismo e della conservazione dei veicoli storici e questi erano i mezzi militari più utilizzati nel periodo dello sbarco Alleato del 1943. La sera dell’anteprima abbiamo anche indossato divise statunitensi dell’associazione Husky 1943 di Siracusa, che ha fornito quelle, britanniche, dello spettacolo”.
Foto di Santo Consoli.