Il mondo della pesca marittima professionale è in balìa delle onde, con pescatori alla deriva e politici che sembrano più interessati a raccogliere voti che a salvare la situazione. Il quadro è quello di un mare agitato, con una mancanza cronica di lavoratori, una carenza di tutele e una serie di scelte politiche che sembrano avere la stessa precisione di un polpo in una partita di scacchi.
I pescatori, eroi silenziosi di un mestiere duro e pieno di sacrifici, si ritrovano a lottare contro correnti politiche che sembrano tirare a riva solo gli interessi personali. Mentre dovrebbero essere al timone per salvare la barca, molti politici sembrano più intenti a navigare verso altri lidi, lasciando il settore a naufragare.
Il periodo di fermo, pensato per ripopolare il mare, sembra essere stato scelto con la stessa cura con cui si selezionano i numeri alla lotteria. Nel frattempo, le lobby dell’importazione di pesce estero navigano tranquille, portando sulle nostre tavole prodotti ittici stranieri per l’80% del totale.
La Federazione Armatori siciliani è esausta dall’essere lasciata al largo e chiede un aiuto disperato alla classe politica. Ma sembra che molti di questi politici abbiano perso la bussola, o forse preferiscono navigare verso lidi più redditizi.
E così, incredibilmente, molti di quei politici che hanno affondato le speranze del comparto pesca ora stanno cercando di risalire a galla candidandosi al parlamento europeo. Forse sperano di trovare acque più calme, ma noi continueremo a lanciare la lenza della critica, sperando di non finire tutti insieme a fondo.