Negli ultimi anni, il commercio del tonno è diventato una delle principali fonti di guadagno per alcuni armatori italiani, specialmente in Campania, ma l’assegnazione delle quote di pesca di questa specie ittica è stata oggetto di numerose controversie e accuse di favoritismi. La situazione ha portato alla formazione di un Comitato Nazionale per la Tutela dei Pescatori Professionali e Armatori, che ora chiede con forza un’indagine approfondita da parte della magistratura sulle modalità di assegnazione delle quote di pesca del tonno.
Le quote di tonno, inizialmente invendibili e incedibili, sono state oggetto di compravendite anomale attraverso artifici e manovre sospette. Il Comitato denuncia che tali quote sono state assegnate solo a pochi armatori raccomandati, dotati di potere, soldi e influenze politiche. Questo monopolio, protetto da lobby potenti, ha permesso a pochi di accaparrarsi la maggior parte delle risorse, mentre la maggior parte dei pescatori professionali è stata esclusa.
Le Richieste del Comitato
Il Comitato chiede alla magistratura di indagare su:
- Modalità di Assegnazione delle Quote Tonno: Come sono state ottenute le quote di tonno? Chi ha autorizzato e gestito le assegnazioni?
- Possessori delle Quote Tonno: Chi sono attualmente i possessori delle quote? Quali sono i criteri che hanno permesso loro di ottenerle?
- Protezione del Monopolio: Chi protegge il monopolio della vendita del tonno? Quali sono le relazioni tra i possessori delle quote e le lobby che dominano il mercato?
- Distribuzione del Tonno: Quanto del tonno assegnato agli armatori italiani arriva effettivamente sulle tavole degli italiani? Gran parte del tonno, infatti, viene venduto altrove attraverso contratti milionari con grosse lobby internazionali, spesso tramite intermediari maltesi.
L’Impatto sui Pescatori
Molti pescatori italiani, privi di quote ufficiali, sono costretti a pescare tonno durante il periodo di passaggio a causa dell’eccessiva presenza di questa specie ittica. Tuttavia, vengono perseguiti dalle autorità e penalizzati pesantemente, con conseguenti sequestri del pesce e sanzioni che portano spesso al fallimento economico, pignoramenti e macchiatura delle loro fedine penali. Mentre i grandi armatori con le quote pescano rapidamente la loro fetta utilizzando enormi reti, i pescatori con il palangaro faticherebbero a raccogliere la stessa quantità di tonno anche in un anno intero.
Le Ingiustizie nel Sistema di Controllo
Il Comitato sottolinea inoltre come la Capitaneria, attenendosi alle leggi vigenti, persegua rigorosamente i pescatori senza quote, mentre i controlli su chi possiede le quote sembrano essere meno stringenti. Questo solleva il sospetto che alcuni “furbetti” possano pescare ben oltre i limiti stabiliti, sfruttando la mancanza di controlli adeguati. Chi garantisce, infatti, che chi ha la quota non ne approfitti, pescando quantità superiori a quelle consentite?
Il Richiamo alla Magistratura
Il Comitato Nazionale per la Tutela dei Pescatori Professionali e Armatori sottolinea la necessità di un intervento urgente della magistratura per garantire trasparenza e giustizia nel settore della pesca del tonno. È essenziale che le autorità verifichino non solo le modalità di assegnazione delle quote, ma anche l’operato di chi detiene queste risorse preziose e le ripercussioni sulle comunità locali di pescatori.
Conclusione
La situazione attuale nel settore della pesca del tonno in Italia solleva gravi preoccupazioni su favoritismi, monopolio e ingiustizie economiche. Il Comitato Nazionale per la Tutela dei Pescatori Professionali e Armatori continuerà a lottare per i diritti dei pescatori e degli armatori indipendenti, chiedendo una riforma che permetta una distribuzione equa delle risorse e il rispetto delle normative vigenti. È imperativo che si creino condizioni giuste per tutti i lavoratori del mare, assicurando che le risorse ittiche siano utilizzate in modo sostenibile e equo, senza favorire solo pochi privilegiati a discapito della maggioranza dei pescatori onesti.