Davvero fortunati gli spettatori di “Al di là del mare” di Giovanni Anfuso, con Liliana Randi protagonista alle Terme delle Rotonda di Catania; ultimo appuntamento di “Corra la voce”, la rassegna sulla nuova drammaturgia siciliana che, prodotta da Buongiorno Sicilia e finanziata nell’ambito di Palcoscenico Catania 2024 dal Comune di Catania e dal Ministero della Cultura, ha centrato l’obiettivo di promuovere un teatro contemporaneo di forte impegno e legato alle tradizioni.
Dicevamo spettatori fortunati; hanno ricevuto nel giro di un’ora due belle bomboniere.
Il termine bomboniera ha origini francesi e deriva dalla parola bonbonnière e letteralmente significa contenitore di bon-bon. La parola, infatti, fa riferimento a una preziosa scatoletta che conteneva dei piccoli dolcetti che per buon auspicio era usanza regalare agli sposi appena dopo le nozze.
Dunque due regali hanno ricevuto i fortunati; piccoli come lo può essere una bomboniera, come l’occhio che è piccolo ma può contenere l’intero Universo, piccolo come l’amore di una mamma che imita quello di Dio.
La bomboniera dunque non è solo un regalo, ma è anche simbolo d’amore, d’amicizia e riconoscenza verso chi decide di condividere con noi un momento importante della vita. La bomboniera è qualcosa che simboleggia una giornata speciale e che riflette la persona che la dona a parenti e amici.
La prima bomboniera è stato l’aver assistito allo spettacolo in un luogo insolito e solenne, prezioso e sconosciuto ai più: le Terme della Rotonda, costruzione di epoca Romana, trasformata in Basilica dai Bizantini, utilizzata come deposito di vari materiali nei secoli e conservatasi negli ultimi cento anni perché occultata dalle tonnellate di rifiuti dei cittadini viciniori che l’hanno ricoperta e conservata fino ai nostri giorni, fino alla ripulitura, la riscoperta e l’offerta alla fruizione dei contemporanei.
Una location del tutto inadatta al benessere degli spettatori, ma così carica di fascino e di atmosfera solenne che ha fatto da perfetto viatico per la seconda bomboniera della serata donata dalla sensibilità di Giovanni Anfuso e Liliana Randi: il doppio spettacolo di “Al di là del mare” rappresentato per la prima volta nel 2015 e che ha proposto storie di rifugiati, di chi scappa dalla propria terra per evitare di morire.
“Ci ha emozionato particolarmente il debutto catanese in questo luogo pieno di storia – ha dichiarato Anfuso -. Lo spettacolo racconta di migranti che ce l’hanno fatta. Sono le storie di Aweis e di Feven, un ragazzo etiope e una donna eritrea che partono dai loro Paesi, passano dal Sudan e dalla Libia, per arrivare in Europa. È necessario parlare di ciò che accade praticamente dietro casa nostra. È necessario che il teatro torni ad essere luogo del dibattito di ciò che avviene nel nostro quotidiano. I protagonisti di questo spettacolo ce l’hanno fatta. La donna che arriva in Italia incinta di otto mesi, prima di partorire, ha appena il tempo di annotare sui suoi quaderni ‘il meglio deve ancora venire, il peggio è passato’ il peggio è Al di là del mare”.
“Lo spettacolo è stato una bellissima emozione – ha detto Liliana Randi -. Ho sentito la gente vicina, partecipe. Il luogo è bellissimo, piccolo ma molto intimo. È stato un piccolo miracolo sentire così forte la partecipazione del pubblico in questo luogo ricco di storia. Magico”.
Già … “una bellissima emozione” e il “piccolo miracolo” di “sentire così forte la partecipazione del pubblico” si sono visti in maniera evidentissima in quell’angusto “luogo ricco di storia. Magico”: ed è stato proprio questo lo spettacolo dentro lo spettacolo di cui sono stati protagonisti tutti i presenti.
Di questo ulteriore spettacolo, artefice prima ed essenziale è stata Liliana Randi che con la sua personalissima arte, con il suo pathos ha fatto vibrare il cuori degli astanti e delle antiche pietre che l’ascoltavano.
Le storie sono storie, sono là, e chiunque può raccontarle; le storie, una volta avvenute, sono come le pietre, morte, e riprendono a vivere solo se qualcuno le racconta: la differenza la fa la parola detta e modulata di chi racconta.
Ha scritto Antonio Gramsci: “Il dire bene grandi cose è un farle in gran parte”; se lui ha ragione, Liliana Randi ha fatto “grandi” le umili, tragiche storie di uomini e donne raccolte al Centro Astalli di Roma; le ha fatte rivivere, donandosi al suo pubblico con vigore e passione corrisposta fino alle lacrime ben mimetizzate di qualcuno degli spettatori.
Nessuno di quelli che l’ascoltavano ha mai vissuto le tragedie vissute dai protagonisti delle storie narrate, eppure tutti hanno compreso intimamente che “quattro stelle fanno un cielo per chi non ce l’ha”, per dirla col poeta; forse perché nasciamo nudi e i vestiti ce li mettono addosso gli altri.
Lo spettacolo si è avvalso degli elementi scenici di Alessandro Chiti e delle musiche di Nello Toscano. La consulenza per i costumi è stata di Riccardo Cappello.