PARTE DEI DOCUMENTI SOTRATTI DA NAPOLEONE ALL’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO USATI DAI MACELLAI DI PARIGI PER AVVOLGERE LA CARNE

PARTE DEI DOCUMENTI SOTRATTI DA NAPOLEONE ALL’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO USATI DAI MACELLAI DI PARIGI PER AVVOLGERE LA CARNE

Di Santi Maria Randazzo

Dopo l’occupazione dello Stato Pontificio Pio VII, il 10 giugno 1809, aveva messo la Bolla di Scomunica verso l’imperatore dei francesi che, di riscontro, aveva dato disposizioni di sequestrare l’Archivio Segreto Vaticano alla ricerca della Bolla di Scomunica. Nel frattempo in tutti i paesi che erano stati conquistati da Napoleone era stata attivata una prassi culturale suggerita probabilmente dal capo degli archivisti francesi, Pierre-Claude Francoise Daunou, consistente nella requisizione degli archivi storici centrali delle nazioni conquistate, tranne qualche eccezione, e nel loro trasporto a Parigi.  Gran parte degli archivi pontifici furono portati a Parigi dove rimasero tra il 1810 ed il 1815 quando cominciarono le restituzioni dopo la sconfitta di Napoleone. Per selezionare i documenti acquisiti dai francesi e che appartenessero all’Archivio Pontificio, oltre agli archivisti francesi, furono incaricati da parte pontificia Gaetano e Marino Marini, Carlo Altieri e l’abate Martorelli. Nel 1815 si cominciano ad organizzare convogli per riportare i documenti pontifici a Roma sotto l’attenta cura di monsignor Marino Marini che portò a termine la prima spedizione il 23 dicembre 1815; dopo tale impresa monsignor Marini andò in pensione ed al suo posto venne incaricato il conte Giulio Cesare Ginnasi che si dimostrò all’altezza dell’accortezza dimostrata da monsignor Marini. Dai documenti epistolari presenti nell’odierno Archivio Pontifici, già Archivio Segreto Vaticano, emergono le preoccupazioni dell’allora Segretario di Stato Vaticano, cardinale Consalvi, che lo indussero a richiamare ripetutamente il conte Consalvi, che si era fatto manipolare dai Francesi, per avvisarlo: “ […] di non occuparsi di cose diverse da quelle per le quali era stato spedito a Parigi, Consalvi lo richiamò ripetutamente. Evidentemente non era adeguato a quella missione. Tra l’altro, si diceva che facesse vita mondana, da autentico viveur, e addirittura che frequentasse i postriboli parigini.” (1)Sollecitato a verificare quali documenti dovessero essere spediti a Roma e quali scartare, il conte Ginnasi si trovò ad affrontare un compito per cui dimostrò di non avere le competenze adatte: così: “Cominciò a organizzare convogli con i quali spediva a Roma quello che gli era stato chiesto di scartare. E la documentazione che invece gli era stato ordinato di mandare, purtroppo il Ginnasi l’aveva venduta come carta straccia ai fornai, ai macellai e ai pizzicaroli, ai venditori di cibo parigini.” (2)

 

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