La pubblicazione del Decreto Ministeriale n. 319453 da parte del Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e delle Foreste (MASAF) ha scosso profondamente il settore della pesca in Italia. Il decreto stabilisce i criteri per ottenere le indennità in caso di arresto definitivo dell’attività di pesca, offrendo un’opportunità economica a coloro che decidono di dismettere i propri scafi ancora in attività.
A Molfetta, come in altre città marittime italiane, la notizia è stata accolta con sentimenti contrastanti. Da un lato, per molti armatori significa una boccata d’ossigeno dopo anni di difficoltà economiche, guadagni sempre più esigui e una riduzione progressiva della risorsa ittica. Dall’altro lato, tuttavia, si percepisce un senso di malinconia e rassegnazione: per molti pescatori, soprattutto per chi proviene da famiglie con una lunga tradizione marinara, la dismissione dei propri pescherecci rappresenta la fine di un’epoca.
Le lampare e le barche a strascico sono le principali tipologie di imbarcazioni che stanno valutando la possibilità di accedere a questi fondi. A Molfetta, come in altre località costiere, c’è fermento: diverse imprese hanno già avviato le pratiche per ottenere le indennità, e in molti casi, si prospetta la fine di numerose attività storiche. Se le domande saranno accettate, quasi tutte le imbarcazioni a lampara locali, e numerose barche a strascico, potrebbero essere demolite, portando a una drastica riduzione della flotta cittadina.
Il 2025 si preannuncia dunque come un anno cruciale, uno spartiacque per la marineria italiana, con il rischio che finisca tristemente nella storia come l’anno che segnò la fine di molte delle nostre flotte pescherecce. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per settembre, dopodiché seguirà l’istruttoria e la comunicazione dell’esito. In caso di esito positivo, gli armatori dovranno demolire le loro imbarcazioni prima di poter ricevere i fondi.
La notizia di questo decreto non è passata inosservata solo a Molfetta, ma ha generato preoccupazione da nord a sud del Paese, dalla Liguria alla Sicilia. La Federazione Armatori Siciliani ha espresso forti dubbi sui criteri stabiliti per accedere ai finanziamenti e sui tempi di pubblicazione e i termini previsti. Secondo la Federazione, sebbene la crisi del settore sia innegabile, molte delle problematiche che affliggono la pesca italiana sono il risultato non solo dell’inquinamento e della conseguente riduzione delle risorse ittiche, ma anche di normative europee che non tengono conto della specificità della pesca artigianale italiana, diversa da quella praticata nel Mediterraneo e negli oceani.
Un altro problema che desta preoccupazione è la crescente presenza dei tonni nelle acque italiane, regolata da normative che, secondo gli armatori, penalizzano ulteriormente i pescatori italiani. La pesca artigianale, che rappresenta un patrimonio culturale e un’attività economica fondamentale per molte comunità costiere, rischia di essere strangolata da leggi e regolamenti che non rispecchiano la realtà del nostro mare.
Mentre la crisi continua a mordere, la speranza è che ci sia una maggiore attenzione verso il settore e che si trovino soluzioni più equilibrate per garantire la sopravvivenza della nostra marineria, tutelando al tempo stesso l’ambiente e le tradizioni che da secoli legano gli italiani al mare.