Incredibile ma vero, presso la sesta sezione esecuzioni immobiliari di Catania si è consumato un caso che fa riflettere. Parliamo di una procedura esecutiva immobiliare iniziata nel lontano 2008, ma che sembra aver navigato in acque alquanto torbide. Ben 13 aste immobiliari si sono svolte nel corso degli anni, e già questo dovrebbe far sorgere qualche domanda. Ma il vero colpo di scena è un altro: non è mai stata effettuata una perizia di stima aggiornata, come previsto dalla legge.
La normativa italiana, nello specifico l’art. 568 del Codice di Procedura Civile, impone che prima di procedere alla vendita all’asta di un immobile si debba disporre di una perizia di stima, atto imprescindibile per garantire che il prezzo di vendita sia congruo e rispetti il valore di mercato. Questa perizia dovrebbe essere redatta da un esperto nominato dal giudice, basandosi su una valutazione aggiornata e precisa dell’immobile.
Nel caso in questione, però, sembra che la sesta sezione esecuzioni immobiliari abbia deciso di fare a modo suo. Invece di una perizia di stima aggiornata, sono state utilizzate ben due perizie obsolete, entrambe redatte nel 2006, e per giunta relative ad altre procedure esecutive immobiliari! Insomma, è come se si cercasse di vendere un’automobile usata basandosi sulla valutazione di un altro veicolo, per di più fatta anni fa. Una trovata che sfida ogni logica, ma che evidentemente a Catania è stata ritenuta accettabile.
Non finisce qui: la prima asta, relativa a questa procedura esecutiva del 2008, si è tenuta solo nel 2012. La legge italiana, però, prevede termini ben più stretti per la vendita degli immobili pignorati. L’art. 497 del Codice di Procedura Civile, infatti, stabilisce che se non viene fissata l’udienza per la vendita entro 45 giorni dalla conclusione delle operazioni preliminari, la procedura esecutiva rischia l’estinzione. Eppure, in questo caso, sono passati ben quattro anni tra la notifica del precetto e del pignoramento (2007) e la prima asta (2012). Ma si sa, in Italia i tempi della giustizia sono elastici, e a quanto pare a Catania ancora di più.
Il colpo di grazia arriva con la tredicesima asta, che finalmente si è conclusa nel 2024. Dopo dodici tentativi andati deserti, l’immobile è stato venduto a un prezzo da saldo di fine stagione, aggiudicato a una società con una fama invidiabile per l’acquisto di immobili a prezzi stracciati. Sì, perché il valore vile a cui è stato venduto l’immobile fa sorgere più di un dubbio sul rispetto della normativa e della trasparenza del processo.
Ora, ironicamente parlando, possiamo solo immaginare il sollievo di chi ha finalmente portato a termine questa epopea giudiziaria lunga 16 anni. Una procedura che, se fosse stata un romanzo, avrebbe meritato un capitolo a parte nel manuale delle anomalie legali italiane. Ma, purtroppo, qui non si parla di fiction, bensì di una triste realtà che solleva interrogativi sul funzionamento della giustizia.
Questa vicenda lascia una scia di perplessità e interrogativi: come è possibile che perizie obsolete e procedure dilatorie possano avere la meglio sulle regole? Come si può giustificare una vendita a prezzo vile dopo anni di aste infruttuose? Forse qualcuno, oltre a fare ironia, dovrebbe dare delle risposte concrete.