Dopo il G7 Agricoltura, pescatori, allevatori e agricoltori siciliani chiedono risposte concrete

Dopo il G7 Agricoltura, pescatori, allevatori e agricoltori siciliani chiedono risposte concrete

A conclusione del G7 Agricoltura, pescatori, allevatori e agricoltori siciliani si interrogano sugli effettivi risultati del vertice. Le aspettative di un dialogo aperto e di proposte concrete per sostenere i settori primari sono state deluse, come evidenziano le critiche sollevate dall’Associazione Pescatori Marittimi Professionali Siciliani e dalla Federazione Armatori Siciliani Regionale. Questi operatori lamentano la mancanza di un coinvolgimento reale nei tavoli di discussione e la totale assenza di soluzioni strategiche per la ripresa del comparto.

La protesta degli esclusi: “Assenza dei veri lavoratori ai tavoli decisionali”
L’Associazione Pescatori Marittimi Professionali, presente sul territorio siciliano dal 1995, denuncia una mancanza di inclusione nei processi decisionali. “Non c’erano i veri lavoratori del comparto pesca, agricoltura e allevamento ai tavoli di discussione”, affermano con amarezza i rappresentanti dell’associazione, supportati dagli allevatori e dagli agricoltori siciliani. La sensazione diffusa è quella di essere stati esclusi da un dibattito che li riguarda direttamente, ma nel quale la voce delle realtà operative locali è stata totalmente ignorata.

In occasione del G7, anche gli ex rappresentanti del Movimento dei Forconi, guidati da Mariano Ferro, hanno partecipato lanciando pubblicamente denunce concrete riguardo alla situazione precaria delle aziende del settore primario siciliano. Tuttavia, queste denunce, pur toccando questioni cruciali per l’economia regionale, sono state poco attenzionate dai media, contribuendo a un senso di abbandono da parte delle istituzioni.

Federazione Armatori Siciliani: “Serve un vero piano di sviluppo e ripopolamento ittico”
La Federazione Armatori Siciliani ha espresso il proprio disappunto riguardo alla mancanza di un piano di sviluppo economico per il settore della pesca. Nonostante le promesse politiche, l’assenza di un documento strategico nazionale, così come a livello dei paesi del G7, rimane un ostacolo al rilancio di uno dei settori più importanti per la Sicilia. “Non c’è mai stato un piano di sviluppo economico né un documento di valutazione dei rischi per il settore pesca”, ha dichiarato la Federazione, sottolineando come il focus delle politiche sia stato quello di favorire le grandi imprese a discapito delle piccole e medie realtà, una volta il vero motore economico dell’Italia.

Inoltre, è stata sollevata la questione del ripopolamento ittico e della gestione degli stock marini. “Non ci sono piani per il ripopolamento ittico, né per affrontare l’eccessiva presenza di tonni nei nostri mari, che depaupera le risorse ittiche locali”, denunciano gli armatori. L’assegnazione delle quote tonno sembra favorire soltanto le grandi aziende, lasciando le piccole e medie imprese in una situazione di marginalizzazione e declino.

Il malcontento diffuso: “Politici della domenica e interessi dei poteri forti”
La frustrazione è palpabile, soprattutto tra coloro che sentono di essere lasciati indietro da una politica disattenta e inconsapevole delle difficoltà del settore. Parte dell’opinione pubblica ha definito la gestione delle politiche agricole e ittiche una “farsa in mano a politici della domenica, che non sanno neppure se l’acqua del mare sia salata o dolce, calda o fredda”. Un’accusa tagliente che evidenzia l’enorme distanza tra i rappresentanti istituzionali e le vere problematiche del territorio.

A ciò si aggiunge la denuncia contro “i super bravi” che, secondo questa visione, agirebbero con malizia per tutelare interessi specifici e proteggere comitati d’affari manovrati da poteri forti, relegando la politica a una mera pedina nelle mani di chi governa davvero l’economia del settore.

Richiesta di ascolto e azione concreta
Pescatori, allevatori e agricoltori siciliani chiedono alle istituzioni di prendere atto delle loro necessità e di intraprendere azioni concrete, non solo a parole. La crisi del settore primario non può essere affrontata senza ascoltare chi quotidianamente lotta per tenere in piedi queste attività fondamentali per l’economia e la tradizione siciliana. È ora che la politica si mostri realmente interessata alle problematiche locali, iniziando a coinvolgere i veri protagonisti e a costruire piani di sviluppo che possano realmente rilanciare il comparto agricolo e ittico della Sicilia.

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