Ad Ognina, oggi, le telefonate hanno un tono epico: si discute di barche come se fossero destini appesi a un filo. “Ciccio, a livasti a vacca?” chiede un cittadino preoccupato. E la risposta arriva, tonante, con un orgoglio che si potrebbe definire marinaro: “No, iu non ni levu vacca, a m mia manna mannari nfoiughiu scrittu pi luari a vacca!” Tradotto per i non ogninesi: “No, io la barca non la tolgo. Per farmela togliere mi devono mandare un foglio ufficiale.”
E così, tra la paura di rimproveri e l’eco di un presunto molo “privatizzato”, Ognina vive il suo dramma quotidiano. Le barche, che da sempre fanno parte del paesaggio e dell’anima del borgo, vengono tolte in fretta e furia, ma non da tutti. C’è chi resiste, invocando il diritto di avere un pezzo di mare anche senza dover pagare un ticket.
Il molo: da bene comune a bene per pochi
Il molo di Ognina, un tempo rifugio per barche e pescatori, oggi sembra diventato il campo da gioco di qualche nuovo “signore del mare”. Con quasi l’80% dell’area portuale assegnata a gestione privata, ai residenti sembra restare poco più di uno sputo di molo. Chi ha soldi può restare, chi non li ha… meglio che si trovi un altro mare.
Le istituzioni: spettatrici non paganti
Intanto, le istituzioni sono lì, in silenzio, con un’abilità che sfiora il virtuosismo nell’arte del non intervento. Mentre i cittadini si auto-organizzano per rimuovere le barche, temendo chissà quale provvedimento, il molo scivola lentamente fuori dalle mani della comunità. Un bene pubblico che diventa, di fatto, un privilegio privato.
Ma dove sono i rappresentanti del popolo? Forse intenti a discutere di come valorizzare il borgo… a parole. Oppure a studiare nuovi metodi per spostare l’attenzione su altri problemi: tombini saltati, blatte nei ristoranti, parcheggi sui marciapiedi. Insomma, tutto tranne quello che importa davvero ai cittadini.
Un mare per pochi
Ad Ognina, il mare c’è, ma non è per tutti. È per chi può permettersi una quota, un’autorizzazione, un posto riservato. Gli altri? Possono ammirare il panorama, sognando i tempi in cui il molo era il cuore del borgo, un luogo aperto a chiunque, senza distinzioni tra ricchi e poveri.
Ironia finale: “foglio ufficiale cercasi”
E così, mentre Ciccio si arrende al destino e toglie la barca, Alfio resiste, fermo come uno scoglio. Per lui, nessun rimprovero senza un foglio ufficiale. Ma attenzione, Alfio: potrebbe arrivare un giorno in cui il foglio ufficiale sarà un biglietto d’ingresso. E allora, Ognina non sarà più il borgo che conosciamo, ma un’esclusiva riserva per pochi privilegiati.
Nel frattempo, le barche si muovono, i cittadini borbottano, e il molo di Ognina si allontana sempre di più dal suo popolo.