di Santi Maria Randazzo
Forse non è ancora del tutto chiarito il contesto nel quale si sostanziarono le motivazioni per cui l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania Nazista: di certo in Italia era prevalente l’opinione che la nazione non fosse preparata militarmente e non disponeva di riserve strategiche che potessero indurre Mussolini e gli alti comandi militari a pensare di poter affrontare una guerra che durasse già meno di un anno; inoltre lo stesso Re non si fidava di Hitler ed aveva confidato a Mussolini il suo pensiero. Ma oltre vent’anni prima, siamo nell’8 aprile 1918, Mussolini manifestava una profonda avversione politica verso la Germania ed esaltava gli Stati Uniti d’America. In un discorso pronunciato a Milano l’8 aprile 1918, che di seguito riportiamo, emerge chiaramente il suo orientamento nell’ambito della politica internazionale dell’Italia: Il discorso di Mussolini ai Milanesi:
” Cittadini, il tempo non consente lunghi discorsi. Non parlo del tempo che chiamerò meteorologico, ma del tempo storico che da qualche settimana ha precipitato il suo ritmo. Oggi in tutta Italia si svolgono manifestazioni degne di questa ora unica nella storia del mondo. A Pontida si reca la gente bergamasca a rinnovare il giuramento che già la Lega dei Comuni Lombardi fece sette secoli fa quando scese in campo contro il Barbarossa: a Roma una imponente dimostrazione di popolo va all’ombra delle mura auguste del Colosseo; qui il popolo di Milano esprime con la sua moltitudine e con il suo entusiasmo tutta la simpatia profonda e ardente che sente per la nobile democrazia americana. Si compie un anno, oggi, dal giorno in cui l’America, dopo aver lealmente atteso che la Germania tornasse alla ragione, snudò la spada e scese in campo. Seimila leghe di oceano non hanno trattenuto gli Stati Uniti dal compiere il loro preciso dovere. L’importanza dell’intervento americano non sta già solamente nel fatto che l’America ci dà e ci darà munizioni, uomini e provvigioni. Vi è qualcosa di più profondo che da un senso di più intima sicurezza alla nostra coscienza di uomini e popoli civili. L’America non avrebbe mai sposato la nostra causa se non avesse avuto ferma, assoluta convinzione che si trattava realmente di una causa giusta e santa. Cittadini, è per noi un orgoglio e una soddisfazione trovarci in buona compagnia, trovarci insieme con 23 popoli che lottano contro il barbaro militarismo prussiano, ma deve essere anche una soddisfazione per gli Stati Uniti trovarsi a fianco di una Inghilterra potente e grande, che non trema per variare di vicende militari, accanto a una Francia che è semplicemente sublime nel suo eroismo e anche accanto all’Italia, alla nuova Italia che ha preso decisamente il suo posto nella lotta mondiale. Coma l’Italia ha scoperto l’America, così l’America ed il nuovo mondo devono scoprire l’Italia, non solo nelle sue grandi città fervide di vita e sonanti di industrie, ma anche nelle campagne dove la più umile gente attende con rassegnazione tranquilla che l’ora della pace vittoriosa e giusta sorga all’orizzonte. Non ci può essere più nessuno in buona fede, nemmeno l’ultimo oscuro cervello che possa ritenere o pensare che non è la Germania che ha voluto la guerra e che non è la Germania che vuol continuare la guerra per ridurre tutto il mondo in una orribile caserma prussiana. Tutto ciò è nella nostra coscienza e nella coscienza del popolo degli Stati Uniti, di un grande popolo che conta cento milioni di abitanti, dispone di riserve immense e si è già sottoposto ad una magnifica disciplina guerresca. Un episodio lontano mi torna alla memoria: quando Cristoforo Colombo mosse la prora delle sue tre povere caravelle verso lidi non ancora esplorati e spiagge lontane, ci fu chi lo disse pazzo ed esaltato, e certamente durante i tre mei di navigazione qualche volta il senso della disperazione discese nel cuore degli uomini sperduti in mezzo all’oceano ignoto. Ma un mattino la ciurma che era sopra coperta vide qualche cosa che si profilava all’orizzonte. Era una linea oscura, indefinita. La ciurma gridò: Terra, terra! E tre mesi di miserie, furono dimenticati nell’attimo consolatore. Verrà giorno in cui dalle nostre trincee insanguinate e gloriose sorgerà un altro grido altissimo: Vittoria! Vittoria! E sarà la pace giusta per tutti i popoli, la pace del diritto per tutte le genti. Cittadini, a nome del Comitato d’Azione tra mutilati e invalidi di guerra, vo ringrazio per la vostra solenne manifestazione e v’invito a gridare: viva l’America! Viva l’Italia!