C’era una volta Garibaldi e ora non c’è più … nelle “Pupiate” di Giuseppe Lazzaro Danzuso

C’era una volta Garibaldi e ora non c’è più … nelle “Pupiate” di Giuseppe Lazzaro Danzuso

Di Cesare Cicerone diceva che era “il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti”.

La frase richiama la disinvoltura nell’orientamento sessuale del dittatore, per una pratica non così diffusa a Roma, ma diffusa in chi poteva vantare una cultura intrisa di grecità.

Io, perdidndirindina!, della pansessualità del “Buon Cesare” l’ho saputo a quarant’anni!

Fino ad allora, dalle elementari al Liceo, all’Università, dal Giulio Cesare di Shakespeare a teatro, all’Alea Iacta Est, al Tu Quoque Brute, l’idea che avevo di Cesare era di un supereroe sul tipo Superman, di fatto asessuato, teso ad affermare machismo, giustizia e virtù, pronto sempre a scavare oscure e profonde prigioni al vizio!

Ho vissuto quarant’anni con una immagine erronea e fuorviante di Cesare.

Voglio essere risarcito!

Quanto possono valere quarant’anni di ignoranza? A quanto ammonta il danno?

Fuor di celia, è questo il sentimento, misto tra piacere e risentimento, che si ha non appena si è finito di leggere “Le pupiate di Garibaldi e tante altre storie”  edito da Carthago, di Giuseppe Lazzaro Danzuso: un libro di racconti sorprendenti e, in parte inediti, da leggere tra la pennichella postprandiale del 25  e la mattina del 31 Dicembre, poco prima dell’orgia di balli, ricchi premi e Cotillon che precedono l’arrivo dell’anno nuovo.

Si può leggere tutto d’un fiato questo libro – perché di essere, è avvincente e coinvolgente  – oppure si può gustare pagina per pagina, riga per riga quasi, magari col vocabolario Siciliano-Italiano accanto e il PC piantato su Google per indagare e capirne  di più sui mille aspetti che inducono curiosità e interesse.

Insomma un libro che somiglia tanto a un piatto ca cumma di pasta co sucu, i mulinciani e a ricotta salata, di quelli che se ce n’era ancora l’avresti mangiata volentieri, perché porre limiti al piacere è un dato sociale, non è un dato naturale.

Nel racconto principale del libro – che è dedicato a Tony Zermo, inviato de La Sicilia scomparso quattro anni fa -, si descrive la costruzione del mito di Garibaldi da parte di Alessandro Dumas, ma anche la grande rilevanza della Chanson de geste nell’esaltazione delle camicie rosse, e poi la delusione dei contadini del Sud per le promesse mancate del Generale, l’orrore delle teorie lombrosiane e si parla di quel risparmio cognitivo che impedì – e impedisce ancora – agli abitanti del Meridione di ribellarsi alle soverchierie del Nord.

Ci sono poi le, sicilianissime, Tante altre storie: matti che urlando sui bus rivelano scomode verità, come quella dello spaccio mutato in ammortizzatore sociale, camei su personaggi come Franco Battiato o Angelo D’Arrigo, Santi che sono Nuddu e film dimenticati sull’arte d’arrangiarsi. E poi la comunione tra feste popolari, tecnologia e migranti e racconti: di miti come quello di Colapesce, di celebri generali britannici pronti a salvare la Bellezza con l’astuzia, di uomini enormemente grassi e pesanti e di altri che, ciechi, si mutano in montagne, di terribili jettatori, di curiosi linguaggi, di arancini, di matriarche e di rapimenti di gelatai, di bimbi d’ogni razza, sempre affamati e allegri.

E a tingere tutto d’umanità, l’ineffabile liscia che muove al sorriso.

Oltre al volume completo, infine, la Carthago Edizioni ha realizzato anche un libretto per la scuola, dedicato esclusivamente ai fatti che condussero all’Italia unita, con il fine di indurre “i nostri giovanissimi a sviluppare una coscienza critica”.

Un volumetto, insomma, pensato per essere uno strumento di “svago impegnato”, che, puntando sulla curiosità suscitata da certe vicende, si muta in mezzo d’informazione e formazione per i giovani. Che magari, incuriositi dalle “pupiate”, vorranno poi scoprire le “Tante altre storie”.

Piccola nota per i lettori non siciliani: le pupiate sono le azioni messe in atto dai pupi che, pur traendo il loro fondamento narrativo da fatti realmente accaduti, sono rappresentate in un forma parossistica, esagerata e fantastica, tale da perdere del tutto la loro valenza storica per assumere quella di un racconto inventato e perciò non credibile se non sul piano della Paideia, cioè di quell’ideale di educazione e formazione globale dell’uomo, secondo i modelli ereditati dall’antichità classica.

In quest’ottica si comprende bene l’alto valore del lavoro di Giuseppe Lazzaro Danzuso che, con una scrittura scanzonata e scaltra, mette alla berlina (umanizzandolo, storicizzandolo e – ancor più – italianizzandolo) un ipertrofico Garibaldi e il coacervo di personaggi e situazioni che si incontrano fino all’ultima pagina.

Per la gioia del palato artistico raffinato dei nostri lettori, alleghiamo il link di un video, tanto efficace quanto originale, creato con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale che descrive immaginificamente il tema principale del libro, curato da Giacomo Seminara, montato da Mel pappalardo e prodotto da Buongiorno Sicilia.

https://youtu.be/jPQuPsrHsK8

 

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