Interessante rappresentazione teatrale l’altra sera al Teatro Nuovo Sipario Blu prodotta dall’Associazione Proscenio; parliamo di “Otto donne e un mistero”, adattamento dell’opera di Robert Thomas “Eight Women” del 1961 ad opera di Liliana Biglio che ne cura anche la regia.
La storia è ambientata negli anni 60 e narra la vicenda una famiglia benestante che, in occasione del Natale, si riunisce nella grande casa isolata di Fornazzo, un paesino etneo della provincia catanese. Sono tutte donne, Gabriella (Melania Libra), la padrona di casa; le sue figlie Susanna (Bernadette Giunta) e Caterina (Serena Giurida); Agostina (Silvana Lanza) sorella di Gabriella; Mami (Sara Longo), la loro anziana madre; Agnese (Chiara Compagni), la governante; Lulù (Adriana Scalia), la cameriera; Eloisa (Margherita Malerba), cognata di Gabriella. Marcello, l’unico uomo della casa, marito di Gabriella, quella mattina viene trovato accoltellato nella propria stanza. A causa della piovosa neve che si è imbattuta durante la notte, tutte si ritrovano ad essere isolate e costrette a vivere questo momento tragico, chiuse tra le pareti di questa grande casa delle vacanze di ne anno. Susanna e Caterina, prendono l’ iniziativa di indagare su quanto accaduto e ogni donna presente, è sospettata come possibile assassina. Ha inizio un siparietto al femminile che mostra i segreti che univano ciascuna di loro al defunto Marcello, le perversioni, le menzogne, gli odi covati l’una verso l’altra. Tra un diverbio e l’altro, vengono a galla anche i comportamenti del defunto, i suoi problemi, sia economici sia di relazione verso le donne della sua famiglia. Quando tutte le protagoniste della scena, con assoluta schiettezza e libertà, rivelano le infinite verità taciute, si ha un finale tipico dei romanzi gialli.
Ma a ben guardare, è un giallo noir particolare, appartenente a un genere teatrale (di fatto inventata dallo stesso Robert Thomas) che ha avuto poca fortuna e una scarsa frequentazione: la Comedy Thriller assimilabile ai drammi psicologici attraversati da venature comiche e surreali, con una girandola di personaggi che interagiscono.
Nello specifico, le “Otto donne” è assimilabile a una vera e propria tragedia greca perché di essa ha le tre caratteristiche fondamentali: il finale tragico che non lascia spazio alla speranza, lo svolgersi dell’intera azione nell’unità di tempo data dalla rappresentazione; tutto avviene nell’ora e mezza della messa in scena, intervallo compreso, e nell’unico spazio (la scena) che apre e chiude la recita.
Le otto donne sono tutte egualmente protagoniste dello spettacolo, ciascuna manifesta la propria personalità, le proprie contraddizioni che sono sì tipiche dell’essere donne, ma altrettanto tipiche della fragilità umana senza distinzione tra maschio e femmina: tutte in qualche modo colpevoli come lo è l’Umanità intera quando abdica alla sua vocazione empatica e si barrica nella dimensione egoica nella quale “ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi, ognuno costruisce il suo sistema di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali, scordando che poi infine tutti avremo due metri di terreno” come dice il poeta.
La costante che prevale in tutto lo spettacolo per ciascuna delle otto protagoniste è il bisogno d’amore, la necessità di essere amate per poter dare amore; in questo senso si comprende quel che ci dice Liliana Biglio: “Quando ho scelto di mettere in scena questo testo, ho pensato che lavorare con sole donne, sarebbe stata un’ esperienza “riempitiva”, per le varie sfumature colorate insite in ognuna di loro. E così è stato, il mio bagaglio esperienziale si è arricchito grazie allo spirito empatico, energetico, passionale, di pura aggregazione, che in ogni donna, perché le donne sono capaci di stupire e lasciare il segno in maniera indelebile”. … e che cos’è questo “segno indelebile” se non l’innata propensione delle donne verso la pratica dell’eccelsa follia che ha nome Amore; questo dono di sé, scritto nei loro geni, che si contrappone alla natura logico-matematica degli uomini, incapaci di farsi amanti se non attingendo alla parte femminile della loro personalità?
Davvero convincenti sono apparse le otto attrici e bravissimo l’intero collettivo nel dar voce a tutto questo “ben di Dio”.
Nel cast tecnico Francesca Tarantino come Assistente alla regia. Le Scene e Luci sono di Angelo Pulvirenti