Nonostante le voci di protesta di esperti e cittadini, la giunta Trantino e il consiglio comunale sembrano determinati a procedere senza indugi verso l’approvazione del Piano Regolatore del Porto di Catania. Una scelta che sta suscitando preoccupazione in vari settori della società catanese, sollevando interrogativi circa la legalità e la sostenibilità del progetto.
Le critiche giungono in particolare da tecnici qualificati e da associazioni di cittadini, che denunciano l’illegittimità del piano proposto. Secondo i detrattori, l’atto in esame sarebbe in palese violazione di numerose normative nazionali e locali. Tra le principali contestazioni, si segnala che l’area in questione è di proprietà del demanio marittimo e, pertanto, ogni forma di pianificazione urbanistica in quella zona risulta illegale. La scogliera dell’Armisi, infatti, è tutelata dalla legislazione vigente in materia di ambiente e il Piano Regolatore non rispetterebbe le prescrizioni della legge n. 84 del 5 gennaio 1984, che regola la gestione delle aree portuali.
Inoltre, il Piano prevede interventi che sarebbero potenzialmente dannosi per l’ambiente e per la sicurezza idrogeologica del territorio. Tra le misure contestate vi è l’intubamento del torrente Acquicella, la deviazione della sua foce e la costruzione di edifici all’interno della fascia di rispetto, un’area che dovrebbe essere intoccabile secondo le normative di tutela ambientale e idrogeologica. Il rischio, dunque, è che queste modifiche possano aggravare il dissesto idrogeologico nella zona, compromettendo ulteriormente la sicurezza del territorio.
Non solo, la cubatura prevista dal Piano, pari a 3,5 milioni di metri cubi, viene giudicata eccessiva e priva di motivazioni valide. Gli oppositori del Piano accusano la giunta di voler favorire speculazioni immobiliari, senza tenere in considerazione le reali necessità di sviluppo portuale. L’Autorità Portuale, infatti, ha il compito di gestire il porto in modo coerente con le funzioni economiche previste dalla legge, ossia attività commerciali, logistiche, industriali, e turistiche, e non dovrebbe essere coinvolta in operazioni speculative legate al settore edilizio.
La preoccupazione è condivisa anche da Sinistra Italiana, che ha annunciato la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica di Catania. L’esposto mira a chiamare alla responsabilità i consiglieri comunali che approveranno la delibera, accusandoli di abdicare al loro ruolo di tutela degli interessi della città e dei suoi cittadini, piegandosi invece agli interessi della speculazione edilizia.
Le critiche al Piano Regolatore del Porto di Catania non si limitano solo all’aspetto legale e ambientale, ma riguardano anche le implicazioni sociali e urbanistiche di un progetto che potrebbe compromettere l’accesso alla scogliera e la vista del mare, privando la cittadinanza di aree di pregio e di una risorsa fondamentale per la qualità della vita urbana.
Con l’approvazione del Piano ormai in dirittura d’arrivo, Catania si trova a un bivio: la città dovrà decidere se seguire la strada dello sviluppo speculativo, con il rischio di compromettere il proprio patrimonio naturale e storico, o se intraprendere una via che tuteli realmente gli interessi collettivi e la salvaguardia del territorio.