di Patrizia Orofino
Il loto ed il papiro, è un dramma egizio che vede nel suo autore, Francesco Santocono una passione per la cultura egizia, nata per caso durante una visita da semplice turista proprio nel paese degli antichi Faraoni. In genere siamo abituati ad artisti catanesi, appassionati per la propria cultura sicula fatta di tradizioni (come la musica e l’arte barocca) molto sentite e radicate; tuttavia conoscere un catanese DOC che scrive un dramma egizio ispirandosi ad un Faraone realmente vissuto, è qualche cosa di insolito ma particolarmente affascinante. Parliamo e conosciamo meglio, questa opera ed il suo autore.
Domanda: Francesco, com’è nata l’ispirazione che l’ha portata a scrivere: “Il loto ed il papiro”?
Risposta: L’idea o ispirazione è nata a seguito di un dramma greco, (Agamennone) di Eschilo che vidi durante una rappresentazione tipica del genere. Visitando le meraviglie dell’Egitto, mi accorsi di una mummia di un faraone (Sequenenra) e fui incuriosito dalla sua storia molto appassionante. Tornai a casa con una voglia un voler esternare (attraverso l’arte) il mio amore per un paese che mai pensavo mi avrebbe colpito tanto per la sua storia e la sua cultura. Così parlando con un mio amico, mi resi conto che esistono drammi e tragedie scritte, da grandi personaggi dell’antica Grecia, Sofocle, Euripide, Eschilo ecc…dove ovviamente la trilogia principale narra di: popoli, sovrani e dèi, non esisteva un dramma ispirato dalla storia millenaria di un paese come l’Egitto. Così è nato il dramma de ” Il loto ed il papiro”.
D: E’ stato lei a scegliere l’Egitto o viceversa?
R: E’ stata una scelta di entrambi, un amore a prima vista. Ricordo quando da ragazzo leggevo i racconti di Jaques, dove attraverso la lettura mi immergevo ed immaginavo l’Egitto, si è successo proprio così.
D: E’ inusuale che un catanese si appassioni di egittologia: Catania, ha qualche radice egizia?
R: Radici portate da varie figure storiche come: Diodoro Siculo, che dedicò buona parte della sua vita a far conoscere le tante culture intorno al mediterraneo, crocevia ed ombelico del mondo di quel tempo; tuttavia passando sempre per Costantinopoli. Prima del cristianesimo quì a Catania vi era il culto della dea Iside, era usanza trasportare la sua statua su di una barca per le rive della costa ionica. Tradizione che con l’avvento della cristianizzazione di Catania, venne tramandata nel culto agatino; la “vara” della patrona della nostra città veniva portata dai pescatori per la costa, in segno di devozione e folklore. Lo stesso obelisco egittizzante sul nostro elefante in piazza duomo, è stato fatto con il granito rosa egizio ma dai romani durante il loro Impero, infatti le incisioni non hanno alcun significato riferibile all’antico Egitto, ma sono lì solo come ornamento, anche la forma ottagonale non è tipica di un obelisco egiziano.
D: Per il centenario del ritrovamento della tomba di Tutankamon, ufficialmente la Biblioteca di Alexsandria le ha chiesto di scrivere un’opera lirica, quali sono le sue emozioni, come si sente?
R: Molto emozionato, si lo confesso: ho un po’ paura. Spero di essere all’altezza del compito che mi è stato commissionato, sono già a lavoro, ho contattato un maestro che si occuperà di creare mettendo in musica le parole della mia futura opera. Farò del mio meglio, da catanese porterò in Egitto non solo una lirica, ma tutto il mio affetto e la stima per un paese che considero la mia seconda casa. Uno scambio culturale immensamente bello e costruttivo, a discapito di coloro che con pregiudizi sterili, vorrebbe il mondo occidentale diviso da quello d’oriente, non ricordando che le varie culture nei millenni passati hanno forgiato il nostro mediterraneo, dei suoi colori e della sua storia.
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