Scritta da Nino Martoglio nel 1910 per la compagnia di cui faceva parte Angelo Musco, portata al cinema da Gennaro Righelli nel 1935; innumerevoli volte interpretata in maniera magistrale da Gilberto Idonea, è stata un regalo per il pubblico l’interpretazione di Pippo Pattavina nei panni di Don Cola Duscio D’Angelo al Teatro Metropolitan, nell’ambito della rassegna “Una stagione a quattro stelle”, dedicata dal figlio Alessandro al padre Gilberto, attore amatissimo che la sua Catania ha perduto il 5 ottobre scorso.
Regia Pippo Pattavina, con Claudia Bazzano (sorella Marastella), Santo Pennisi (Don Lucino Faro, marito di Marastella), Aldo Toscano (Delegato di P.S), Cosimo Coltraro (Sasà), Claudia Sangani (Milla Milord, canzonettista), Luciano Fioretto (Cecè), Anna Nicolosi (Ciccina, cameriera di Cola Duscio), Luca Micci e Federica Amore (Mischilu e Clementina, figli di Marastella e Don Faro), Antonio Marino (Tenente), Giovannino Vasta (Orazio, facchino e cameriere del circolo). Scene e costumi sono di Riccardo Cappello, le musiche di Pippo Russo; produzione di Brigata d’Arte Sicilia Teatro. Lavinia D’Agostino, Comunicazione. Foto di GattopinoPh.
L’ingenuo ed in parte sprovveduto Don Cola Duscio si reca a Roma per farsi operare di una brutta appendicite dai medici romani e “sfuggendo” al pericolo, decide di godersi nella capitale questo ritorno alla vita. E’ così che incontra una sedicente figlia di “generale e contessa” che altri non è che una scadente cantante e ballerina in grado però di lusingarlo. Perdendo la bussola, Don Cola Duscio torna con lei al paese ed anticipa alla sorella e ai parenti la sua determinazione a vivere alla maniera continentale con questa “nobilissima signora”. Il putiferio in famiglia ed in paese non tarderà ad esplodere anche a causa dei modi fin troppo libertini in cui Milla Milord indugia. La sorella “Marastella Duscio in Faro!”, assai poco persuasa, riuscirà, dando mandato al Delegato di P.S., a smontare tutto questo castello di bugie in cui è evidentemente rimasto intrappolato il povero fratello.
Allestimento scenico colorato e variato nel corso dei tre atti; eleganti gli abiti di scena arricchiti da accessori e dettagli pertinenti all’epoca; ci fanno respirare la tradizionale ambientazione delle ricche case e famiglie coloniche di un tempo, quando la Sicilia era veramente il granaio d’Italia, produceva ed esportava olio e vino e la vita economica dell’Isola era basata prevalentemente sull’agricoltura.
Pippo Pattavina nei panni di Don Cola Duscio – è superfluo affermare – ci sta proprio bene e come in tutte le occasioni in cui si deve commentare un lavoro interpretato dai “grandi”, il vocabolario personale si riempie di sinonimi di bravissimo, magnifico, eccellente…cos’altro dire? Ciò non comporta affermare che per un grande attore poi sia facile interpretare qualsiasi ruolo, comunque. Nino Martoglio scrisse la commedia per Angelo Musco, disponendo di un attore dalla mimica variegata ed infallibile: è cristallizzato nella memoria di tutti il racconto dell’operazione (nel film del 1935), reso a gesti prima e con la parola dopo. Dunque, un personaggio complesso, pieno di sfumature e soprattutto fisicamente impegnativo. Pippo Pattavina è rimasto vicino alla versione tradizionale e seppur inserendo alcune personalizzazioni, lui, che se le può permettere, ha portato il personaggio ad una quota così alta che lo stesso Martoglio si sarebbe spellato le mani ad applaudirlo, proprio come hanno fatto gli spettatori del Metropolitan.
I contesti narrativi dai quali fuoriescono le frasi più note come “Ricordati la ballerina di Catania, all’uso continentale, qualcuno sfugge, speriamo che sfuggo io, sono un uomo di spirito, praticamente un spiritera, carapipana co’ giummu” sono rimasti inalterati e piacevolmente riconosciuti e sovente anticipati dal pubblico.
Pippo Pattavina, non solo è un grande attore, ma in questo allestimento ha dimostrato di essere anche un grande coordinatore: ogni attore in questa commedia è stato scelto con attenzione e lungimiranza per rendere al meglio ogni singolo ruolo. E per farlo, si è circondato di bravissimi e convincenti artisti.
Claudia Bazzano, una sorella in opposizione e solidale, moglie gelosa (“ricordati la ballerina di Catania”) e madre conservatrice; Santo Pennisi alla cui “maschera” espressiva siamo da tempo abituati; Aldo Toscano, elegante ed inappuntabile nel ruolo del rappresentante della legge; Cosimo Coltraro, presente nel secondo atto nel ruolo di un socio del circolo (Sasà), che il pubblico catanese ha il bene di vedere all’altezza di ogni ruolo in ogni tipo di lavoro, che sia esso cinema, teatro, fiction e che potrebbe essere a mio modesto parere un prossimo Don Cola Duscio D’Angelo.
Claudia Sangani che riveste il ruolo che fu nel film di Leda Gloria (che forse in tanti riconoscono maggiormente nel ruolo della moglie di Peppone, nei film con Don Camillo), bella e brava; Antonio Marino (lo abbiamo apprezzato nel ruolo della guardia penitenziaria in “Sogno di una notte a Bicocca” di Francesca Ferro), Luciano Fioretto, Anna Nicolosi, Luca Micci, Federica Amore, magnifiche presenze giovanili di questa “brigata” così ben congegnata dal grande Pippo Pattavina; infine, il simpatico e bravo Giovannino Vasta (“signa”), intuizione brillante per il ruolo del cameriere del circolo.
A veder recitare Pippo Pattavina con ritmi incessanti, senza esitazioni, senza intervalli, mantenendo costantemente collegati comicità e creatività, non ci si può trattenere dall’augurarsi che egli sappia lavorare con i giovani per trasferire ogni suo talento, ogni suo stile.
L’Aria del Continente di Nino Martoglio, con la regia di e con Pippo Pattavina, terzo lavoro della Rassegna “Una stagione a quattro stelle” dedicata a Gilberto Idonea: tre repliche col tutto esaurito; lunghissimi applausi e scarsa voglia di lasciare le poltrone.
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