In scena da venerdì 29 a domenica 31 marzo, ispirata a Il bell’Antonio di Brancati. Protagonista Miko Magistro, affiancato da Carmela Buffa Calleo e Massimo Leggio che ne cura la regia. Una produzione Brigata d’Arte Sicilia Teatro
Un contesto sociale segnato dall’ipocrisia e dall’ottusità del fanatismo politico e una comunità pettegola, primitiva, maligna e totalmente incurante della sensibilità altrui. È questa l’ambientazione della vicenda narrata in Il figlio maschio, la commedia in due atti ispirata al romanzo Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati, prodotta da Brigata d’Arte Sicilia Teatro e diretta dall’attore ragusano Massimo Leggio.
La pièce, che debutta al Teatro Nino Martoglio di Belpasso venerdì 29 marzo alle 21 (repliche sabato ore 17.30 e 21 e domenica ore 17.30) vede protagonista un intenso Miko Magistro che, con umanità e compostezza, veste i panni del tormentato e irrequieto padre in lotta con se stesso e con la società in cui vive. Al suo fianco, la bravissima Carmela Buffa Calleo nel ruolo della moglie, lo stesso Massimo Leggio (nel ruolo del narratore della storia) e un’eccellente compagnia composta da Luciano Fioretto, Alessandro Sparacino, Rita Fuoco Salonia, Giulia Acquasana, Antonio Castro, Irene Cascone, Angelo Abela, Matilde Masaracchio. Le scene sono di Martina Ciresi e Stefano Privitera, i costumi delle Sorelle Rinalidi, luci e fonica Baglieri. Assistente alla regia è Ennio Ferlito.
Nella commedia – che dopo il debutto di Belpasso, sarà in scena venerdì 5 aprile al Teatro Garibaldi di Modica e sabato 6 aprile al Teatro Perracchio di Ragusa – si rinnova il sempiterno dramma della virilità e della natura, in un esilarante ordito di equivoci e fraintendimenti. Un padre che rivive, attraverso le gesta erotiche dell’unico figlio maschio, gli anni ruggenti della giovinezza, e un figlio amato, vezzeggiato e desiderato che cela, però, un intimo dramma d’esclusione e d’abbandono.
«Ambientata negli anni difficili della guerra – spiega Leggio – in una Catania fascista, omologata e dominata dal giudizio degli “altri”, dalla paura del disonore, dal “gallismo” e quindi dal potere del sesso, Il figlio maschio è la vicenda di un giovane di belle speranze, che il padre manda a studiare al “nord” e che considera un grande amante. Una condizione che presto viene messa in crisi, quando tutta Catania verrà a sapere che il bel giovane è tutt’altro che l’ardente uomo che tutti si figurano».
Rispetto al romanzo brancatiano, la commedia sposta l’attenzione verso la tragedia emotiva vissuta dal padre, unicamente interessato a lavare quell’onta di disonore piuttosto che a comprendere il problema del figlio.
«Dopo aver appurato – spiega Miko Magistro – che il figlio non è come lui, Rosario, il protagonista, comincia a meditare disegni di vendetta. Ovviamente, il tutto si sviluppa nell’ambito di una visione del mondo tradizionale in cui questo padre le tenta davvero tutte per salvare la sua famiglia e la sua reputazione. Si tratta di un personaggio complesso, i cui tormenti interiori danno vita a una vicenda da osservare e comprendere e che, in qualche modo, riesce persino a suscitare la simpatia del pubblico. Ovviamente, la commedia non nasce di certo per far ridere e divertire ma è innegabile che qualche risata possa anche scaturire dalle amare riflessioni sul modo di affrontare la vicenda».
Lascia un commento
You must be logged in to post a comment.