COSTRUZIONI, BENE I 358 MILIONI PER LA METRO MA LA CRISI NON SI INVERTE

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COSTRUZIONI, BENE I 358 MILIONI PER LA METRO MA LA CRISI NON SI INVERTE

Che fine ha fatto il Patto per Catania e i suoi 700 milioni vincolati? Perdura il silenzio dell’amministrazione comunale sulla cabina di regia. Attanasio (Cisl) e Turrisi (Filca): Perplessità anche sugli ipotetici investitori stranieri interessati alla metropolitana.

A Catania il settore delle costruzioni non ha ancora invertito la tendenza della crisi e ben vengano i 358 milioni dall’Europa per cofinanziare il grande progetto della metropolitana. Ma che fine ha fatto la cabina di regia e il Patto per Catania che prevede altri 700 milioni da spendere in cantieri, lavoro e infrastrutture?»Si leva alto, dal consiglio generale della Filca Cisl di Catania svoltosi stasera, l’appello a non perdere le occasioni per far ripartire un settore sempre trainante per l’economia del territorio. Ad analizzare la situazione in cui versa il settore delle costruzioni, alla luce delle ultime notizie e alla presenza del segretario generale della Filca Cisl siciliana Paolo D’Anca, gli interventi dei segretari generali Maurizio Attanasio (Cisl Catania) e Nunzio Turrisi (Filca Cisl Catania). Presente anche Giuseppe Famiano, segretario generale Filca Cisl Messina.

«Il cofinanziamento approvato dalla Commissione europea per il completamento della metropolitana – sottolinea in particolare Turrisi – può rappresentare una svolta per le costruzioni a Catania. Ma i fondi vanno saputi spendere. Si tratta di somme ingenti e la nostra preoccupazione, che abbiamo già espresso per la crisi delle imprese che stanno realizzando la metro come la Tecnis e la CMC già in concordato, è che si sblocchino al più presto i lavori e si possa partire immediatamente con l’appalto delle opere».

«Questi, assieme al cantiere per il raddoppio ferroviario Catania-Catenanuova – prosegue Turrisi –rappresentano i lavori più importanti su Catania e si collegano al grande tema dell’infrastrutturazione del territorio etneo, perché dopo questo si potrà passare all’interramento della stazione e alla fermata per l’aeroporto».La notizia dell’interessamento di investitori stranieri per la tratta di metropolitana suscita qualche perplessità. «Abbiamo appreso che su questo tema – dice Attanasio – l’Ance di Catania ha incontrato i vertici della FCE. Noi apprezziamo lo sforzo dei vertici di Ance ma, senza alcuna polemica, riteniamo che per la strategica azione di sviluppo che riveste la metropolitana e, in particolar modo il collegamento tra l’aeroporto e la città di Catania, sarebbe interessante che l’associazione dei costruttori condividesse con tutti gli attori dello sviluppo e della coesione sociale , e non solo con FCE, tali eventuali opportunità. Sopratutto per conoscere l’identità degli eventuali investitori e che cosa e a quali condizioni investirebbero sulla Metropolitana di Catania».

Aggiunge quindi Attanasio: «Sul tale tema, riteniamo invece utile un dibattito pubblico. Ma soprattutto, riteniamo utile sentire cosa l’Ance pensa della crisi della CMC che ha interessato, oltre ai lavoratori catanesi dell’azienda, le numerose aziende subappaltatrici e/o fornitrici di materia prima. Ricordiamo che stiamo ancora curando le “ferite” lasciate da altri investitori stranieri».Ma non si può parlare di infrastrutture a Catania senza parlare del Patto per Catania e dei fondi vincolati a esso. «Finora l’unico ente che sta consentendo lavori, che progetta e che paga è la FCE perché è governativa», rimarcano Attanasio e Turrisi. «Ma sentiamo forte l’esigenza di ripartire con la cabina di regia per il Patto – ribadiscono – sulla quale registriamo il perdurante silenzio dell’amministrazione comunale. Si tratta di circa 700 milioni di euro di lavori i cui finanziamenti, se non impegnati, potranno perdersi.«Con auspicio guardiamo anche alle prossime elezioni nella Città metropolitana di Catania: dare un definitivo governo all’ente di area vasta, che come Provincia è stata in passato uno dei maggiori enti appaltanti, permetterà non solo di gestire i servizi essenziali di storica competenza, ma anche di investire nelle necessarie opere di manutenzione di edifici e sistemi di infrastrutture e viario».Infine una considerazione fatta all’unisono da D’Anca, Attanasio e Turrisi sul “decreto sblocca cantieri”: «Siamo delusi e preoccupati dall’intenzione del governo di portare al 50% i lavori da subappaltare: non solo non avrà nessun effetto sulla riapertura dei tanti cantieri bloccati, ma è una misura che pone un rischio serio di illegalità nel settore edile. Il sindacato ha chiesto con forza che il Governo faccia ripartire i tanti cantieri bloccati, consentendo cosi occupazione e realizzazione di tante opere pubbliche e infrastrutturali da tempo finanziate e utili a rendere moderno e più sicuro il nostro Paese. Non vanno, però, messe in discussione le norme sulla legalità, sulla trasparenza degli appalti e sulla sicurezza del lavoro. Speriamo che il Governo tenga conto delle nostre osservazioni, più volte segnalate dalla Cisl e dalla Filca Cisl nel corso dei momenti di confronto sul decreto».

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