Elisa Franco è una siciliana DOC! Sia per l’aspetto fisico che per la determinazione del suo carattere. Occhi e lunghi capelli neri, viso sottile, fisico asciutto, addolcito da armoniche curve femminili. Una leonessa sulla scena, garbo e riservatezza rari fuori da essa. La sua aria composta, il suo soffermarsi sempre un passo indietro rispetto alla compagnia, non sono sufficienti a metterla in ombra perché Elisa Franco è una di quelle attrici nate con lo spirito giusto per calcare il palcoscenico, una di quelle che attira comunque l’attenzione, al centro di un campo magnetico che in pochi posseggono. Ciò che trovo più interessante in lei è proprio questa umiltà che sopraggiunge quieta alla conclusione di uno spettacolo; per lei quelli dell’attrice, della regista, dell’autrice sono lavori, non un compiacimento, un riflesso narcisistico del proprio ego. I personaggi vengono da lei studiati, osservati e restituiti con obiettività e rispetto. Esempio per tutti, Mia Martini.
Autrice, regista ed attrice dello spettacolo intitolato “Chiamatemi Mimì” (canzoni interpretate da Letizia Contadino), ha ricostruito la vita della cantante, studiando da innumerevoli fonti per circa otto mesi, con occhio sensibile ha saputo evincere gli aspetti trascurati della cantante, componendo una dimensione di malinconia ma anche di gioia, costanza, determinazione, grande professionalità e competenza. Ci ha narrato Mia Martini (somiglianza straordinaria per trucco e gestualità) facendoci percepire la verità delle parole, non come una favoletta in cui l’eroina deve necessariamente apparire diva. Ha saputo creare uno spettacolo “a continua definizione”, nel senso che l’impianto può essere collocato in qualsiasi ambiente ed arricchito via via (di un’orchestra ad esempio che esegue le canzoni dal vivo) di dettagli ed espressioni, pur conservando il medesimo sviluppo solo attorno al personaggio di Mimì
Così come era accaduto ne “La Rosa Tatuata”, è riuscita ad essere se stessa “interpretando fedelmente” il ruolo.
Elisa Franco si cimenta nella sfida di personaggi importanti, e/o che siano stati interpretatati da attrici importanti: “Filumena Marturano” (Titina De Filippo, Regina Bianca, Sofia Loren); “La Rosa Tatuata” (Anna Magnani); “Chiamatemi Mimì” (Mia Martini); “Cor Jesus mecum est”, film di Roberto Garay (Madre Carmela Aprile, fondatrice del santuario del Sacro Cuore di Gesù di Rosolini, scomparsa il 10 Agosto del 1968).
Lontana da pose e scimmiottamenti, è una attrice/operaia, nel senso che completato un lavoro, non concede tempo al riposo e rimboccandosi le maniche, si rimette a lavorare. Da tre anni è il direttore artistico de “La Carrozza degli Artisti” (dedicata al suo Maestro Costantino Carrozza) ed organizza le stagioni teatrali alla “Sala Chaplin”, in via Raffineria, nel cuore della zona delle Ciminiere che interventi di “archeologia industriale” hanno reso fruibili spazi altrimenti decadenti, destinandoli a numerose attività artistico-culturali. Sceglie i lavori con attenzione, senza operare tagli nelle parti e ospita compagnie in trasferta per favorire l’interscambio.
Insomma, nel giorno del suo compleanno, parlare di una persona così ha la doppia valenza di commentare un’attrice ed esprimere stima alla donna. Ho chiesto, per definirla più da vicino, la complicità di chi la conosce bene e ne può parlare anche sotto l’aspetto umano; mi sono rivolta a Viviana Toscano, attrice anch’ella e sebbene giovanissima, brava e preparata. Lavora nella compagnia di Elisa Franco, ma è anche una sua stretta collaboratrice in ordine a valutazioni e scelte di alcune proposte; si è, dunque, venuto a creare un rapporto quotidiano che ha preso spunto dal lavoro e si è concretizzato in un’amicizia importante.
Viviana, così si è espressa: ” Elisa conosce la mia famiglia da quando ero bambina perché amica di mio fratello con cui aveva fatto un corso di cinematografia; ho potuto approfondire la sua conoscenza un anno e mezzo fà, quando ho iniziato a lavorare con lei. Ed è merito suo se sono ancora qua a calcare le scene, perché quando prese atto della mia situazione di salute, mi fu accanto quasi più di un parente per certi versi, preoccupandosi per me e spronandomi ad andare avanti nonostante “tutto”, soprattutto subito dopo il ricovero in ospedale. Quindi non posso dire altro che è una grande donna, con un amore spropositato per quello che fa, una vera amica e collega come poche. Siamo legate dall’amore per questo lavoro e ci vogliamo bene veramente; non c’è antagonismo o rivalità come accade spesso”.
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