I cuori sono fatti per essere spezzati

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Guarire i malesseri del cuore

 

Edward Hopper, Summer Interior, 1909. Olio su tela, Whitney Museum of American Art, New York.

 

A parte i cardiologi e i loro pazienti, pochi sanno che esiste una malattia del cuore chiamata  Sindrome di Tako-Tsubo, dal nome dello scopritore giapponese che la classificò.  Si tratta di una cardiomiopatia da stress altrimenti conosciuta come Sindrome del cuore infranto. Sì, amiche ed amici lettori, i soggetti colpiti da un prolungato stress emotivo per essere stati abbandonati dal proprio partner, il cosiddetto mal d’amore possono essere affetti da una disfunzione del ventricolo sinistro che si manifesta con sintomi che possono portare ad una crisi coronarica acuta: dolore toracico, dispnea, alterazioni elettrocardiografiche, alterazioni degli enzimi di necrosi e quindi necrosi del tessuto cardiaco, infarto. Insomma non è del tutto vero quel che si dice : “d’amore non si muore”.

Ora, il 96 per cento dei sofferenti, per fortuna, non sviluppa la sindrome del cuore infranto ma resta soggetto a sofferenze morali, afflizioni, angosce  e struggimento fino allo strazio che turbano significativamente il loro equilibrio psicofisico.

È mia opinione che qualsiasi sofferenza, anche lo shock più terribile possa essere utile per chi lo subisce. Spesso il mal d’amore è un eccellente insegnante perché può mostrarci non soltanto il modo per evitare le conseguenze mediche davvero gravi della perdita di un amore, ma può anche costringerci a riconoscere l’aspetto più profondo  e oscuro dell’amore umano, una lezione estremamente importante se si vuole rimanere una persona capace d’amare. A volte ciò che porta oscurità offre anche la possibilità di acquisire saggezza, se si elabora nel modo giusto.  La sofferenza psichica del lutto e del mal d’amore è davvero insopportabile. Tutte le prove neurobiologiche dimostrano che esso comporta uno stress simile a quello dell’essere torturati.

Pare che il modo migliore per limitare i danni sia quello che i neuroscienziati chiamano “salto evolutivo” e gli psicologi “aumento di consapevolezza”. Occorre cioè  diventare consapevoli della paura irrazionale di continuare a vivere la propria vita senza il partner e non lasciare che questa paura ci paralizzi. Evitare di fare come quel paziente colpito da una freccia e che ha paura di lasciare che il medico gliela estragga. Occorre realizzare che la vita è impossibile con una freccia piantata nel cuore. Salto evolutivo significa che in seguito ad un radicale e minaccioso cambiamento del nostro ambiente o facciamo un salto, come ci dicono i neuroscienziati, oppure regrediamo e ci ammaliamo. Il mal d’amore è un grande sconvolgimento per l’ambiente psichico e se ci si ferma, invece di evolversi, si subiranno le ripetute aggressioni biologiche che logorano la connessione corpo-mente.

La guarigione non è, come molti sono tentati di credere, “un passare oltre” – cosa che troppo spesso porta ad un blocco emotivo, al chiudersi del cuore – ma una continua dolorosa espansione del cuore che restando aperto, ha la possibilità di imparare qualcosa di cruciale sull’amore e sulle sue dinamiche.

È un terribile spreco non raccogliere i frutti di un devastante mal d’amore. Sappiamo che la fecondità del cervello sta nella sua capacità di creare nuovi percorsi neuronali; ma il cervello si impegna solo in risposta a situazioni che lo minacciano: se il cervello non sente la minaccia non si evolve! L’abbandono o la morte del partner è una delle minacce più insopportabili per il cuore umano che induce il cervello a  chiamare a raccolta tutte le sinapsi neuronali possibili per un riallineamento.

È il dolore stesso che ci obbligherà a uscire dal nostro pericoloso inferno psichico.

È questa la buona notizia: quando il cuore è in prigione, la mente può aprire una finestra!

Per quanto cognitivamente deboli, depressi, in preda al panico, con idee suicide e attacchi di rabbia incontrollabili, le neuroscienze e la scienza psicologica ci dimostrano che c’è un come e un perché della necessità di un salto evolutivo e un percorso che ciascuno può trovare che ci impedisca di rimanere bloccati nella triste canzone dell’amore, come in un CD, in modalità repeat; con la prospettiva di trovarsi con un cuore chiuso che ci ruba il desiderio di vivere.

Ma attraverso quali mappe trovare questa finestra che apra il cuore alla Speranza?

La  mappe sono quelle possibili della psicologia del profondo, quella che indaga gli aspetti inconsci della nostra mente che mette l’amore al centro di ogni terapia perché l’amore è fondamentalmente liberante; sicché la sua assenza, l’assenza dell’amante che ci ha tenuto tra le sue fauci, triturato, divorato, digerito e poi sputato come un nocciolo di albicocca è un’eccellente prima lezione sulla differenza fra la dolcezza dell’amore e la tragedia del rimanere innocenti davanti al suo potere, derivato dal nostro desiderio che crea inevitabilmente l’aspettativa di una condizione edenica il cui unico obiettivo è quello di godere dei frutti dell’amore in uno stato infantile di mera recettività.

E tuttavia lo shock traumatico della perdita dell’innocenza è anche la straordinaria occasione di una iniziazione ad un livello più profondo della realtà dell’amore. Prima o poi i cuori si spezzano, non hanno altro modo per diventare adulti. Se così non fosse, probabilmente, il nostro amore rimarrebbe l’amore infantile e idealizzato (Il cosiddetto Principe Azzurro, per semplificare) di un bambino/a. Un consiglio; là fuori c’è un gran numero di  persone che si vantano di non avere mai provato il mal d’amore: diffidate di costoro; con ogni probabilità non hanno un cuore … da spezzare.

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