Il Centro di Produzione Teatrale del Teatro della Città festeggia i trent’anni di attività; dal 1989, un’onorata carriera fatta di duro lavoro e di coerenza, di prospettive e conservazione dei principi culturali fondanti la nostra tradizione drammaturgica. Innumerevoli spettacoli ci aspettano sia al Teatro Brancati (in via Sabotino) che al Piccolo Teatro (in via Ciccaglione). Oltre quaranta in abbonamento e fuori abbonamento; un’offerta studiata per accontentare ed invogliare tutti, prestando attenzione anche alle esigenze degli universitari che potranno frequentare il teatro nel pomeriggio nel corso di appuntamenti pensati per l’esigenza di chi studia. Una collaborazione con l’Università per promuovere gli incontri fra studenti, autori e attori al fine di sollecitare l’ascolto e verificare il gradimento e le tendenze, favorendo al contempo l’orientamento.
La XII Stagione del Teatro Vitaliano Brancati, con la direzione artistica del magnifico Tuccio Musumeci, si apre giovedì 24 ottobre con il lavoro di Massimo Simili intitolato “Gli Industriali del Ficodindia” che vedrà protagonista nei panni del ragioniere Scillichenti il nostro amato concittadino. Ispirato ad un fatto vero che nella realtà supera ogni più fervida immaginazione, narra di un imbroglio organizzato finemente negli anni ’60, in piena epoca di crescita economica.
«La commedia di Massimo Simili – dice Tuccio Musumeci – fu scritta in pieno boom economico ma, per molti versi, rimane attualissima, perché purtroppo quell’imbroglio tessuto ai danni della Regione Siciliana potrebbe avvenire oggi, proprio nello stesso modo. La prima volta che tentammo di portarla in scena in Sicilia, negli anni ’60, non fu possibile perché risultava oltremodo oltraggioso. Oggi invece, purtroppo o per fortuna, degli imbrogli si ride». La storia alla base della commedia si sviluppa da quella che il catanese Massimo Simili raccontò, all’inizio, nell’articolo “Il miracolo economico del cavaliere Nuscarà”. Era la vicenda vera, ma inverosimile, di un abile truffatore, un tizio che riusciva a farsi finanziare il progetto di spremere la buccia del pistacchio fresco per ottenere la “pistacchiola”, potente collante siciliano. Un’industria che, naturalmente, rimaneva sulla carta ma arricchiva l’industriale. L’articolo prospettava un caso limite talmente paradossale che in tanti proposero all’estensore di sviluppare l’argomento in un libro. «Con l’aggiunta di altri episodi – diceva Simili – , e cambiando il pistacchio con qualcosa di più tipicamente isolano, scrissi Gli industriali del ficodindia… Nel fenomeno degli industriali del ficodindia, c’è un particolare importante: un imbroglio del genere presuppone degli approfittatori d’altissima classe che – chiamateli filibustieri, chiamateli figli di cane, chiamateli come volete – sono anche degli artisti, se è vero che l’arte è una cosa a sé, al di là del lecito e dell’illecito. Gente dalla quale bisogna tenersi alla larga, d’accordo, rifacendole tanto di cappello: la ricchezza d’immaginazione è un grandioso spettacolo».
Sebastiano Tringali sarà Don Ferdinando Nuscarà, Margherita Mignemi la governante Antonia; inoltre, Luca Fiorino (Ferdinando II), Lorenza Denaro (Sisina), Claudio Musumeci (Shannon, l’americano), Enrico Manna (Il turco), Santo Santonocito (L’avvocato). La regia è affidata a Giuseppe Romani, scene e costumi di Giuseppe Andolfo, musiche di Matteo Musumeci. Addetto Stampa, MariaEnza Giannetto.
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