di Carmelo Santangelo
(Il contenuto di questo art. è stato sviluppato assieme agli incontri citati prima dell’emanazione delle norme a salvaguardia dei contagi del corona virus emanate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri n.d.r.)
L’economia globalizzata ha i suoi risvolti, tra questi la lotta alla sopravvivenza, una condizione che tende ad indebolire l’immensa varietà culturale, che è patrimonio dell’umanità. Ad Adrano c’è bisogno di “accendere scintille” attraverso la diffusione della consapevolezza, riflessione, condivisione culturale e scambio di esperienze. Eppure il territorio è ricco di personaggi di un certo spessore, opere d’Arte monumenti e reperti che testimoniano le antiche civiltà che furono proprietari e regnanti di questi luoghi. Questo è il valore che intende perseguire l’associazione “Sicilia Antica” che nei giorni scorsi ha aperto un pubblico dibattito molto partecipato per ricordare un illustre concittadino, Saro Franco, ex direttore del Museo Regionale al castello Normanno di Adrano, sul tema “l’uomo, il personaggio, la sua opera”, che ha esaltato la nostra cultura, la nostra storia, le nostre radici dimenticati, da riproporre ai cittadini adraniti per testimoniare e custodire.
Dopo i saluti del sindaco Angelo D’Agate, dell’assessore Anna Rita Marcellino e del presidente di Sicilia Antica, Vincenzo Neri, gli ospiti relatori a turno hanno preso la parola: l’archeologo Massimo Cultraro, don Giuseppe Calambrogio, la Direttrice del Museo Regionale all’interno del Castello Normanno, Anna Branchina, il Dr. La Mela, hanno illustrato la figura di Saro Franco in tutte le sue sfaccettature, un uomo saggio e giusto al posto giusto, morto nel 2005 all’età di 81 anni, a cui è stato riconosciuto il merito dell’intitolazione del museo regionale di Adrano il 17 maggio del 2014, all’interno del Castello Normanno, un sito divenuto simbolo e punto di riferimento di Adrano.
Si tratta della ricerca storica delle nostre radici, che tocca da vicino i giovani, come più volte ha ricordato in vare Omelie Papa Francesco, “quando si tende a dissolvere le differenze proprie del loro luogo di origine trasformandoli in soggetti manipolati. Per evitare questa dinamica di impoverimento umano, occorre amare e custodire le radici, perché esse sono un punto di radicamento che ci consente di crescere e di rispondere alle nuove sfide”.
Potrebbe avere ragione Papa Francesco, ma se pensassimo ai giovani con i loro problemi, cresce anche l’indifferenza dei grandi, allora faremmo un girotondo intorno al mondo, c’è l’interrogativo del tema della disoccupazione e le prospettive di un futuro negato alle future generazioni dalle politiche sordi e ciechi verso chi si affaccia alla nuova vita. Ecco le sfide della moderna società, ribadito in più battute dal presidente Neri e da qualcun altro, fermiamo i giovani che scappano, aiutiamoli!!!
In conferenza i relatori hanno spaziato molto intorno alla figura del Prof. Saro Franco, e molto poco del reverendissimo Salvatore Petronio Russo, che fu l’ideatore del museo archeologico nel 1902 nella propria residenza, ma ben presto quest’ultima diventò inadeguata ed il materiale correva in vari luoghi istituzionali (La casa del custode della Villa comunale, il monastero Santa Lucia, e infine nel 1958 l’Amministrazione comunale destinò a sede del Museo il monumentale Castello Normanno).
La millenaria storia di Adrano, l’allora Adernò, fu oggetto di affannosa ricerca, anima della nuova istituzione Saro Franco, giovane professore di latino e greco, appassionato cultore della storia e dell’archeologia adranita che, nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione ispettore onorario per i monumenti, fu incaricato di curare e promuovere il Museo al castello Normanno di Adrano. Grazie a questo profuso impegno del prof. Franco, portò alla creazione di nuove sezioni espositive. Nacquero così un archivio storico, una pinacoteca, una sezione dedicata all’artigianato locale, storia di personaggi illustri, grandi opere e tutto ciò che era oggetto museale da collezionare, già seppelliti dagli eventi bellici e dal logorio del tempo, ora hanno visto la luce, (libri, articoli, appunti ben custoditi tra gli scaffali del Museo, vasellame, statue ecc.) materiale che ha arricchito la ricerca dei vari direttori, il penultimo, l’Architetto Nello Caruso, il Museo Regionale di Adrano, oggi consultabile e disponibile al grande pubblico, ribadito in conferenza dal nuovo Direttore del Museo Regionale, Dr.ssa Anna Branchina.
In finale, il Presidente Dr. Vincenzo Neri, ha ringraziato il numeroso pubblico e gli intervenuti al dibattito l’l’Ach, Nello Caruso, Filippo Marotta Rizzo, l’Assessore alla Cultura Anna Rita Marcellino ed il sindaco Angelo D’Agate.
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